mercoledì 9 aprile 2025

Il potere della mente. Zen, vuoto e nulla

 Il potere della mente è enorme. In Oriente si racconta dell' uomo che una sera, credendo di vedere tra l' erba su cui cammina un serpente velenoso, sbianca in volto, sente una stretta al cuore, smette di respirare, si mette a sudare e viene preso da un gelido terrore che lo paralizza. Si sente vicino alla morte. Poi, vedendo che non succede niente, si china e guarda meglio. E vede che è un pezzo di corda.

Quante volte succede anche a noi. Basta un attimo per sentirsi vicini alla morte - e talvolta per morire sul serio. Un mio amico mi raccontava di un pauroso incidente in moto, dove è stato sbalzato in aria e si ricorda esattamente che, mentre volava, ha pensato che era la fine. Poi si è solo rotto qualcosa, ma è sopravvissuto per raccontarlo. In guerra, quanti soldati si sono sentiti vicini alla morte vedendo arrivare una bomba o un drone?

Ma, senza prendere questi esempi drammatici, in cui si è davvero vicini alla morte, facciamo l' esempio dei sogni, in cui si provano sensazioni spaventose e ci si sveglia con il cuore martellante e una paura a mille.

Ebbene, qui non c' è nulla di reale. Ma non per questo il terrore è meno reale. Basta un' ombra, una fantasia, un' immaginazione per essere presi dalla paura, dal panico e dall' angoscia. Spesso sono i nostri pensieri a travolgerci.

Questo è il potere terrificante della mente. Questo è anche il meccanismo dello stress, che a forza di tenerci in allarme ci getta in una crisi mentale.

Dovremmo chiederci perché questo potere si rivela per lo più in senso negativo. Ma talvolta accade anche il contrario: un innamoramento ci fa sentire al settimo cielo, salvo poi accorgerci che era un fuoco fatuo e che quello che immaginavamo non era reale, ma solo una fantasia, un abbaglio, un' illusione, o che non era corrisposto. Però la mente ci ha fatto sognare e stare bene. 

Ecco, la saggezza vorrebbe che non cedessimo né alle paure immaginarie né ai sogni altrettanto immaginari. E che ci ma tenessimo sempre aderenti alla realtà. Ma è facile dirlo e difficile farlo. La nostra mente non rispecchia né registra  fedelmente quel che succede, ma lo interpreta eccedendo in un senso o nell' altro.

È questo il problema: il controllo o, meglio, il contenimento della mente. La sua aderenza con la realtà. Ma qui c'è una difficoltà. La realtà non è solo un oggetto in cui rispecchiarsi, bensì una costruzione o interpretazione mentale.

Quindi, lavorare con la mente alla mente risulta un' impresa disperata. La interpretazione ci sfuggirà sempre, perché è più veloce del suo controllore. Il problema era ben noto allo Zen. Che lo risolse o, meglio, non lo risolse... se non invitando alla meditazione.

Qui la meditazione non è pensare a qualcosa, immaginarsi qualcosa (magari di positivo), ma fare il vuoto mentale. 

Più facile a dirsi che a farsi. 

Comunque, cercare di fare il vuoto mentale, raggiungendo il non-pensiero, non è una via innaturale, ma è seguire il percorso inverso della creazione che dal vuoto ha prodotto tutto. 

Tu dovresti fare il contrario: dal pieno che sei farti vuoto. Una specie di "teologia negativa" : cercare non quel Dio è, ma quello che non è... essendo nulla.

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