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4 Gennaio 2025
Mindfulness, l’allenamento mentale che ti fa essere più veloce e più felice
Paolo Gozzi
“Per vincere non bastano il talento e dare gas, ci vuole la testa” è uno dei mantra del motociclismo e ci mette tutti d’accordo. Ma se la testa è così decisiva, come si allena e quali potrebbero essere i vantaggi della mindfulness e del mental coaching in uno sport come il nostro dove il pilota è costretto a gestire, in un attimo, centinaia di input sopportando a stress continui? Per avere un’idea, ci siamo rivolti a Stefano Tavoletti, allenatore della mente che da anni segue professioni di primissimo livello di sport diversi. Ha cominciato con il calcio e oggi segue top player di serie A e Premier League. Assistente anche campioni olimpici dell’altetica leggera. Uno dei suoi gioielli è il pesista Leonardo Fabbri, fiorentino, campione europeo e vice campione del Mondo. Proprio quest’anno ha lanciato a 22,98 metri, primato italiano e quinta misura della storia. Ho incontrato Stefano Tavoletti all’Istituto Lama Tzong Khapa di Pomaia (Pisa), il più importante centro studi di Buddhismo in Italia.
Cosa significa Mindfulness?
“La Mindfulness, o consapevolezza, è una pratica millenaria che trova le sue radici nelle tradizioni spirituali e filosofiche orientali, in particolare nel Buddhismo. Si basa sull’attenzione focalizzata e non giudicante al momento presente. In pratica si tratta di imparare a essere pienamente presenti e consapevoli delle proprie sensazioni, emozioni e pensieri, senza lasciarsi distrarre dalle preoccupazioni o dalle aspettative future. E’ una pratica che si sta diffondendo anche nello sport, dove gli atleti cercano di migliorare le loro prestazioni attraverso un approccio olistico che tiene conto non solo degli aspetti fisici e tecnici ma anche di quelli mentali ed emotivi. La mente di natura ha la tendenza a divagare, ad allontanarsi dal momento presente per proiettarsi altrove. Questo può risultare un elemento disturbante della prestazione andando a incidere negativamente sulla prestazione dell’atleta. Con la Mindfulness l’atleta impara a entrare in contatto con il suo corpo attraverso i sensi, ciò gli permette di performare in presenza mentale limitando le interferenze interne“
Che differenza passa fra “Mindfulness”, “meditazione” “Mental Coaching” e “psicologia”?
“Sono tutte attività che hanno in comune lo stesso denominatore, la mente. Mente e corpo sono un’unica cosa, imparare a captare ciò che i muscoli e la mente è la via per allenarti a essere più lucido e consapevole. Sia la Mindfulness che la meditazione ci aiutano a capire e a gestire quello che succede nella nostra mente“.
“Meditare significa innanzitutto prendersi del tempo per svolgere la pratica, con costanza e disciplina. Anche se esistono tantissimi tipi di meditazione: meditazioni statiche, meditazioni dinamiche, meditazioni con visualizzazione, meditazioni contemplative. Un elemento comune a tutte è quello di mantenere una costante attenzione al respiro, orientando così tutti i sensi dentro di noi. La Mindfulness è una pratica che “contiene” la meditazione. E’ una disciplina che si fonda su un obiettivo bene definito: imparare a vivere e quindi a performare nel presente, nel qui e ora. La vera potenzialità della Mindfulness risiede nel fatto che l’atleta può portare la pratica nella quotidianità durante gli allenamenti, le gare e le molteplici attività della giornata. Cosa sta facendo la mia mente? Com’è la postura del mio corpo? Quali sono le mie emozioni? Queste sono le domande che l’atleta può porsi nel qui e ora, per imparare ad osservarsi e a risvegliarsi all’energia della presenza“.
“Il mental training e la psicologia dello sport non sono sinonimi, si tratta di due cose differenti, anche se possono coesistere e integrarsi benissimo“.
Il Coaching è un processo di sviluppo personale e professionale durante il quale il Coach aiuta la persona/atleta o un gruppo di persone/atleti a raggiungere obiettivi specifici, migliorare le proprie prestazioni e realizzare il proprio potenziale. Il Coach lavora principalmente sul momento presente e sul futuro, concentrandosi sull’ottenimento di obiettivi concreti e misurabili con feedback e piani d’azione concreti. La terapia si occupa più di indagare, esplorare e analizzare il vissuto della persona per capire come vivere meglio il presente e affrontare il futuro. E’ un processo condotto da uno/una psicoterapeuta professionista, con lo scopo di trattare problematiche emotive, psicologiche e comportamentali.
In cosa consiste l’attività con gli atleti che segui?
“Partiamo dal presupposto che per vincere in ambito sportivo è fondamentale allenarsi con costanza, sia fisicamente che mentalmente. Oggi più che mai per ottenere risultati nello sport è necessario affiancare all’allenamento del corpo anche quello della mente. E’ quello che faccio con gli atleti che seguo attraverso delle routine di allenamento mentale giornaliere finalizzate a superare limiti, paure e difficoltà. Con il giusto piano di esercizi mentali che strutturiamo insieme è possibile allenare le loro abilità mentali, attraverso le quali sarà possibile migliorare anche le loro capacità fisiche. Motivazione, gestione delle emozioni, identificazione degli obiettivi, visualizzazione, Mindfulness, respirazioni sono alcune delle abilità mentali fondamentali per un atleta e sulle quali lavoriamo quotidianamente“.
Quali sono i principali obiettivi della Mindfulness?
“Portare gli atleti a performare in uno stato di presenza mentale, perché è nel presente che si svolgono le loro performance, non nel passato nè nel futuro. La presenza mentale può portare numerosi benefici a livello psicologico, emotivo e fisico, tra cui una maggiore capacità di gestire lo stress, un miglioramento dell’umore durante la prestazione, un aumento della concentrazione, una maggiore consapevolezza del proprio corpo e delle sensazioni corporee e una migliore gestione in generale del dolore e della fatica. Inoltre con una respirazione consapevole e focalizzata che è strettamente correlata alla Mindfulness è possibile entrare nel “flow” o stato di flusso, quella condizione mentale in cui l’atleta riesce a performare senza distrazioni attingendo pienamente al suo reale potenziale“.
Quanto può pesare l’allenamento mentale sulla prestazione?
“Secondo alcuni studi da un 70% a un 80%. Un congruo allenamento mentale consente agli atleti di massimizzare le proprie prestazioni. L’utilizzo nello specifico della Mindfulness permette loro di sintonizzarsi sulle loro azioni, percepire i segnali del corpo e mantenere la concentrazione in situazioni di alta pressione. Invece di lasciarsi distrarre da pensieri sul passato o sul futuro, gli atleti imparano a mantenere la loro attenzione sulle azioni e le sensazioni del momento attuale, migliorando così la qualità delle loro prestazioni“.
Ci sono particolari aneddoti che puoi raccontare?
“Io parto dal presupposto che la mente è come un computer e pertanto si può “programmare” con i giusti software mentali. Potrei raccontarti di atleti che hanno segnato gol, vinto gare, raggiunto obiettivi esattamente come avevano visualizzato vividamente. Ogni anno a fine dicembre con i ragazzi facciamo un lavoro particolare sugli obiettivi dell’anno che verrà con i relativi piani d’azione per raggiungerli. Una volta definiti nero su bianco li mettiamo in una busta che apriremo alla fine dell’anno. Dovresti vedere le loro facce quando aprono la busta e si rendono conto di aver centrato quegli obiettivi nel modo e nei tempi che avevano programmato. Potrei raccontarti di un calciatore che mi scrisse che voleva giocare in nazionale e in Champions League, di un ragazzo che voleva giocare nella squadra della sua città, la Fiorentina, oppure del pesista Leonardo Fabbri che voleva battere il record italiano che durava da 37 anni, vincere una medaglia ai mondiali e diventare campione d’europa. Tutti obiettivi che sono stati realizzati con una “programmazione mentale” specifica e con piani d’azione ben definiti. La mente è come un gps, se la programmi bene ti porta a destinazione.“
La Mindfulness è adattabile a qualsiasi sport e personalizzabile sui bisogni dell’atleta?
“La Mindfulness è una disciplina mentale che possiamo adattare a qualsiasi sport, nessuno escluso. Uno dei maggiori bisogni dell’atleta consiste nel saper respirare correttamente. La respirazione oltre a essere la principale fonte di energia permette all’atleta di performare più consapevole, più concentrato, quindi di godere al massimo della sua esperienza. L’atleta spesso invece affida la sua respirazione al caso, così come altri suoi comportamenti in gara, permette che sia il suo pilota automatico a guidarlo, il che non sarebbe sbagliato ma a condizione che lo stesso sia stato programmato correttamente. Purtroppo molti atleti sono abilissimi a programmarsi negativamente finendo così per dirigere al loro attenzione proprio a ciò che vorrebbero evitare. Energy flows where attention goes“.
Hai mai avuto esperienze con piloti di moto?
“Non ho avuto questo piacere. Ho lavorato prevalentemente nel mondo del calcio con calciatori, allenatori e squadre. Nel 2022 per la prima volta ho iniziato a lavorare con un atleta di un’altra disciplina sportiva. Fu un calciatore della Fiorentina a presentarmi Leonardo Fabbri, attuale campione d’Europa e vice campione del mondo del getto del peso. Con lui abbiamo fatto un percorso importante che mi ha portato successivamente a lavorare con altri atleti di altri sports. Chissà che un giorno possa lavorare anche con piloti di moto…“
Il motociclismo è uno sport che richiede grandissimo sforzo fisico ma anche lucidità e capacità di tenere sotto controllo i parametri del veicolo (specie in questa epoca) e impone tempi di reazione di millesimi: qui allenare la mente è fondamentale. Che opinione hai?
“La mindfulness può essere applicata a qualsiasi sport, e il motociclismo non fa eccezione. Credo che praticare la mindfulness anche nel motorsport possa portare al pilota notevoli benefici, una maggiore consapevolezza di sé, una migliore gestione dello stress e della fatica consentendogli di mantenere livelli di energia più elevati durante le gare. Senza dimenticare che la Mindfulness può contribuire a migliorare anche la qualità del sonno, che ritengo un elemento essenziale per il recupero fisico e mentale del pilota“.
La Mindfullness e le pratiche di meditazione possono essere gestite in autonomia, magari seguendo lezioni o manuali, oppure è fondamentale la figura del mental coach?
“Sono il primo a incoraggiare i miei atleti a provare a meditare da soli, alcuni lo fanno prima della gare associandoci cicli di respirazione consapevole, in questo caso si parla di meditazioni concentrative. Poi ci sono le meditazioni analitiche o guidate, in questo caso sono io a guidarli attraverso dei file audio che gli preparo settimanalmente e che contengono anche quello che ci siamo detti nelle nostre coaching settimanali. In ogni caso ritengo importante l’affiancamento di un professionista in un percorso meditativo che non è così facile come potrebbe sembrare“.
Tutti gli sportivi temono gli infortuni, ma il fattore di rischio nelle moto è esponenziale: la Mindfullness potrebbe essere di particolare utilità per il bilanciamento della sfera razionale/irrazionale del pilota, o per esempio “guarire” la mente dopo gravi incidenti? Spesso le conseguenze derivanti dal “brutto ricordo” pesano come le ferite fisiche.
“Di questo sono pienamente convinto, a tal proposito è stato condotto uno studio dalla School of Sport and Exercise Sciences dell’Università del Kent, nel quale sono stati presi in esame 20 atleti, 14 maschi e 6 donne, di età compresa tra i 21 e i 36 anni, i quali avevano subito un serio infortunio. Sono stati suddivisi in due gruppi: il primo gruppo si è sottoposto unicamente alle sedute di fisioterapia, mentre il secondo gruppo, oltre alla fisioterapia, si è sottoposto a sedute di Mindfulness, secondo il protocollo MSBR, in sessioni di un’ora e mezza alla settimana per otto settimane. I dati rilevati hanno mostrato un sensibile aumento della tolleranza al dolore e un incremento del livello di consapevolezza per il gruppo sottoposto alle sedute di mindfulness, mentre entrambi i gruppi hanno mostrato un cambiamento di umore positivo“.
Nel motociclismo l’età media degli atleti si sta progressivamente abbassando e ci sono 15-16enni che già corrono nel Mondiale e sono sottoposti e stress fortissimi: ansia della prestazione, obbligo di non fallire, gli avversari, gli sponsor, i genitori, le case costruttrici, i media, i tifosi. Il mental coaching è un’attività da sportivi “adulti” o a maggior ragione è importante anche per chi ha meno anni e meno esperienza?
“I giovani di oggi sono sottoposti a notevoli pressioni psicoemotive tra cui un ruolo rilevante lo hanno le distrazioni digitali che possono interferire con la qualità delle loro prestazioni. Ritengo perciò fondamentale il supporto psicologico di una figura professionale che sappia tenerli focalizzati sui propri obiettivi aiutandoli a capire e convivere con i loro meccanismi mentali. Poi bisogna capire il loro livello di maturità e se sono portati per un congruo percorso di Mental Coaching“.
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