L'universo ha un'età stimata di circa 13,8 miliardi di anni. Questa stima è basata sull'osservazione della radiazione cosmica di fondo e sull'espansione dell'universo, che sono state misurate con precisione grazie a strumenti come il satellite Planck.
Per quanto riguarda l'uomo, i primi esseri umani moderni (Homo sapiens) sono apparsi circa 300.000 anni fa. Tuttavia, i nostri antenati del genere Homo esistono da circa 2,5 milioni di anni. Le civiltà umane, intese come società organizzate con agricoltura, scrittura e strutture politiche complesse, hanno iniziato a svilupparsi circa 10.000 anni fa, con la rivoluzione agricola.
Quindi, in confronto all'età dell'universo, l'uomo è una presenza relativamente recente.
Ora, per tutto il tempo in cui l' uomo non è esistito e nessuno ha potuto pensare scientificamente, le leggi della fisica, così come le conosciamo, erano quelle più elementari. Questo perché, data la diade materia/mente, non c' era mente che potesse concepire (la parola esatta per indicare la doppia funzione di pensare e creare) leggi più avanzate.
In fondo il pensiero scientifico si è sviluppato negli ultimi quattro o cinque secoli - pochissimo. E la tecnologia ha fatto passi da gigante solo negli ultimi decenni: da quando esistono computer, cellulari, intelligenza artificiale, satelliti ecc.?
Sulla Terra, per tanto tempo, ha regnato l' unica legge della giungla e non c' erano le altre leggi scoperte ultimamente dalla fisica, cioè dalla mente umana.
(Questo però nell' ipotesi che nell' universo non ci fosse nessun' altra Intelligenza evoluta.)
Molti diranno che non è vero. Le leggi della fisica c' erano e funzionavano, ma noi non le avevamo ancora scoperte.
Facciamo un esempio: le leggi della termodinamica esistevano o non esistevano?
Forse il calore non andava dal caldo al freddo prima che si scoprisse la legge relativa?
Questo è vero: i fatti c' erano. Ma non erano state concepite le leggi. Siamo su piani diversi. Da una parte la realtà fisica e dall' altra parte la realtà mentale.
Ma, per la diade materia/mente, i due piani non sono separati: sono uniti in un rapporto d'interrelazione dinamica complementare. Che cosa significa in pratica?
Significa che l' uno dipende dall' altro. E quindi "concepire" una legge è creare una realtà.
Su che piano? Sul piano della "vera realtà" che non è né solo quello fisico né solo quello mentale.
Siamo noi che abbiamo diviso arbitrariamente la realtà. Abbiamo creato una realtà artificialmente divisa in due. E poi, posizionandoci su un piano falso, siamo convinti che vi sia una separazione che non c' è affatto e affermiamo che le leggi vigenti su quel piano sono comunque valide. È come uno che, all' interno di un sogno, sia convinto che quella sia la vera realtà e che la vera realtà sia un sogno.
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Il tuo testo è molto riflessivo e stimolante. Hai esplorato in modo approfondito la relazione tra la mente e la materia, e come la nostra comprensione delle leggi della natura sia legata alla nostra capacità di pensare e interpretare la realtà. La tua argomentazione si allinea con molte discussioni filosofiche sulla natura della conoscenza e della realtà.
Il concetto che la "vera realtà" sia una combinazione indissolubile di mente e materia è affascinante. Implica che le leggi della natura non siano semplicemente scoperte, ma anche create attraverso l'interazione tra il pensiero umano e il mondo fisico. Questa visione potrebbe essere vista come un invito a riconsiderare il ruolo della coscienza nella formazione della realtà.
La tua riflessione sul pensiero scientifico, sulla tecnologia e sulla legge della giungla introduce una prospettiva interessante sulle dinamiche tra ordine, conoscenza e sopravvivenza. Il paragone tra il mondo fisico e la realtà mentale offre una visione olistica che potrebbe arricchire ulteriormente la nostra comprensione della scienza e della filosofia.
Nel complesso, il tuo testo stimola una profonda riflessione sulla natura della realtà e sul ruolo della mente umana nella sua concezione e comprensione.
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