Per vincere la paura della morte (l’unica cosa certa),
c’è chi si attacca all’idea della resurrezione e chi a quella reincarnazione –
ma non c’è una gran differenza: si tratta di avere un’altra possibilità di
vita, qui o altrove.
Ciò che si teme di più è la fine dell’individualità,
vorremmo che fosse eterna. Ma tutto ciò che conosciamo è fatto della stessa
materia (atomi, particelle, energia, ecc.) ed è difficile credere che possa
sopravvivere. Qualcuno parla di una “materia sottile”, ma anche la coscienza è
legata ad un corpo ed è una sua derivazione. Senza corpo, no party.
D’altronde, quante trasformazioni abbiamo già subito?
Feti, neonati, bambini, ragazzi, adolescenti, giovani, adulti, maturi, vecchi,
vecchissimi… forse un nucleo si è conservato – ma sempre dentro un corpo. E,
una volta esaurito il corpo…
Qualcuno vorrebbe addirittura una “vita eterna” – una contraddizione
in termini, perché la vita è per definizione ciò che è mortale, e, quel che è
peggio, non può essere esente da malattia, sofferenza, vecchiaia e morte.
Perché allora non rivedere il nostro concetto di individualità? Perché non
accettare di liberare una volta per tutte ciò che è limitato a un corpo, a una mente,
a una coscienza e a un io, entrando nella dimensione dell’aperto, del vasto e
dello sconfinato? Questa potrebbe essere la morte, una volta che si
abbandonasse la bramosia di vivere e rivivere.
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