Quando nasciamo non abbiamo nessuna consapevolezza di
essere e, se moriamo, poco prima o poco dopo, non sapremo mai di essere delle
persone. La formazione di questa consapevolezza è lunga e ha bisogno di tante
informazioni. All’inizio non sappiamo neppure di essere distinti dalla madre.
Poi, a poco a poco, ci rendiamo conto di avere un corpo e infine anche una
mente. Ma ci vuole tempo e fatica.
E ci vuole tempo e fatica anche per compiere il camino
inverso – rendersi conto di non essere quel corpo e quella mente, rendersi
conto che così facendo ci limitiamo troppo.
La realtà che noi viviamo è simile a un sogno. Anche
in un sogno, infatti, soffriamo e gioiamo, proviamo piacere e dolore. Negli
incubi, in particolare, soffriamo spaventi terribili che ci fanno battere il
cuore all’impazzata. Sembra tutto reale, e lo è in un certo senso. Ma, quando
ci svegliamo, scopriamo che non era che un sogno.
Durante questo sogno da svegli, è possibile
convincersi che anche questa realtà è un sogno e che, quando moriremo, se ce ne
saremo distaccati, usciremo definitivamente dal ciclo della vita e della morte.
In tal caso, la morte ci porterà alla morte della morte.
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