La denatalità sarebbe un’ottima cosa, perché è la
risposta dei popoli più maturi alle ineliminabili sofferenze umane. Si è capito, cioè, che vivere significa star male
e che non è il caso di aumentare la popolazione mondiale, già troppo numerosa.
Ma, apprendendo i dati sulla denatalità italiana, tutte le autorità italiane hanno protestato e hanno invocato politiche per
favorire nuove nascite, come se non ci fossero già troppi disoccupati e giovani
senza futuro. Questa è la prova che le nostre autorità politiche e religiose
(perfino il Papa si è unito al coro)) non sono che individui mediocri; non
hanno una visione del futuro della Terra e soprattutto non hanno una visione
universale. Ragionano per compartimenti stagni, pensando solo ai propri
interessi di bottega e di consenso politico-religioso. Ma non sono capaci di
ragionare in termini obiettivi, nell’interesse dell’umanità.
La soluzione alla denatalità sarebbe accettare e
riconoscere i tanti emigranti che già abbiamo nel paese, e non invitare gli
italiani a fare più figli. Ma quasi tutti hanno una visione miope,
nazionalistica ed egoistica, e trattano gli immigrati come cani.
Se già vivere con i mezzi è una pena, vivere senza mezzi
è una sofferenza cui condanniamo altri individui. Ma, per capire queste cose,
ci vorrebbero sensibilità, cultura e una consapevolezza che ancora non esiste.
Siamo ancora alla cultura del "crescete e moltiplicatevi". Ma lo direste a un cancro?
Fare sempre meno figli è il manifesto del futuro, sia
per trattare meglio quelli che abbiamo, sia per far rientrare a poco a poco l’umanità
da quella Origine da cui proveniamo e da cui malauguratamente siamo usciti per
dar vita a un mondo inconsistente e doloroso.
Questo universo nato da un’esplosione catastrofica non
è la nostra patria.
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