lunedì 31 maggio 2021

Il Grande Dittatore

 

Vi siete mai chiesti perché i dittatori del mondo, dai cristiani a musulmani, dagli ebrei agli indù, sono contro la laicità dello Stato e favoriscono le loro rispettive religioni?

È uno scambio di affari: lo Stato totalitario appoggia la religione e la religione appoggia lo Stato totalitario. Entrambi odiano il libero pensiero, la critica e l’indipendenza dei rispettivi fedeli e favoriscono l’autoritarismo, il fideismo, l’indottrinamento, il conformismo, la cieca obbedienza e il pensiero unico.

Per loro Dio è il Grande Dittatore.

Non capiscono nulla della Trascendenza, che non niente a che fare con la loro sete di potere, con l’uso strumentale della religione.

La spontaneità

 

Qualcuno sostiene che Dio, l’Origine, sia una Super-Coscienza.

Ma, se fosse così, non sarebbe una singolarità, l’Uno. La coscienza infatti è l’origine della dualità, se non altro di soggetto (conoscente) e oggetto (conosciuto). Inoltre la coscienza è legata a un corpo e sparirà con esso.

Invece, l’Uno è al di là della coscienza, è ciò che è prima della coscienza.

Potremmo immaginare di compiere un grande sforzo per essere più coscienti. Ma l’Uno non si sforza affatto – è pura spontaneità e naturalezza.

Come per addormentarmi, non devo compiere uno sforzo, così non devo compiere uno sforzo per svegliarmi. Anzi, uno sforzo sarebbe controproducente. Non devo compiere uno sforzo per nascere, non devo compiere uno sforzo per morire, non devo compiere uno sforzo per amare, non devo compiere uno sforzo per crescere, ecc.

Le cose fondamentali sono naturali.

Anche il mondo è nato spontaneamente. Il Dio creatore che si riposa dopo sette giorni di fatica… è una ridicola idea umana.

Fantasie teiste

 

In cielo non c’è nessun Dio, anche perché non c’è nessun cielo.

Se Dio stesse in un posto fisico, in cielo, ci arriverebbero prima o poi gli astronauti.

Sì, gli uomini devono materializzare e volgarizzare tutto, devono riportare tutto alla loro dimensione.

Dio non può neppure essere pensabile, figuriamoci…

domenica 30 maggio 2021

La verità non relativa

 

Ogni religione ha il suo profeta, il suo salvatore, il suo libro sacro, i suoi comandamenti e i suoi divieti. Ma tutto ciò non ha niente a che fare con la verità trascendente – siamo ancora nel campo del terrestre e del relativo. La verità è la verità, e non ha attributi: non può essere cristiana, giudaica, musulmana, induista, ecc.; non può essere trasmessa o espressa con parole o pensieri. La verità dev’essere realizzata direttamente, senza mediazioni culturali, altrimenti è un’opinione, una delle tante.

Meglio lasciar perdere ogni opinione, ogni tradizione, ogni interpretazione, ogni passato, insomma ogni idea altrui.

La verità non sta in qualche posto noto, in cielo, in qualche Dio, in qualche libro, in qualche profeta, in qualche religione o in qualche filosofia. Non può avere contraddizioni. È in noi. Ed è lì che dobbiamo cercarla, nel nostro stesso essere – non c’è nessun’altra strada per arrivarci.

Tuttavia non dobbiamo dimenticare che anche la nostra coscienza un giorno finirà e, con essa, la verità come concetto o percezione.

La verità-realtà sta proprio oltre il nostro essere o non essere, oltre la nostra coscienza.

Ogni coscienza presuppone il dualismo, se non altro di soggetto\oggetto. Mentre la verità, l’Origine è uno, è l’Uno, dove cessa ogni differenziazione o dove le differenziazioni trovano una sintesi unica.

Oltre il confine

 

Per vincere la paura della morte (l’unica cosa certa), c’è chi si attacca all’idea della resurrezione e chi a quella reincarnazione – ma non c’è una gran differenza: si tratta di avere un’altra possibilità di vita, qui o altrove.

Ciò che si teme di più è la fine dell’individualità, vorremmo che fosse eterna. Ma tutto ciò che conosciamo è fatto della stessa materia (atomi, particelle, energia, ecc.) ed è difficile credere che possa sopravvivere. Qualcuno parla di una “materia sottile”, ma anche la coscienza è legata ad un corpo ed è una sua derivazione. Senza corpo, no party.

D’altronde, quante trasformazioni abbiamo già subito? Feti, neonati, bambini, ragazzi, adolescenti, giovani, adulti, maturi, vecchi, vecchissimi… forse un nucleo si è conservato – ma sempre dentro un corpo. E, una volta esaurito il corpo…

Qualcuno vorrebbe addirittura una “vita eterna” – una contraddizione in termini, perché la vita è per definizione ciò che è mortale, e, quel che è peggio, non può essere esente da malattia, sofferenza, vecchiaia e morte. Perché allora non rivedere il nostro concetto di individualità? Perché non accettare di liberare una volta per tutte ciò che è limitato a un corpo, a una mente, a una coscienza e a un io, entrando nella dimensione dell’aperto, del vasto e dello sconfinato? Questa potrebbe essere la morte, una volta che si abbandonasse la bramosia di vivere e rivivere.

 

mercoledì 26 maggio 2021

Lo spettacolo divino

 

C’è qualcuno che, pur di poter dire “io” (in inglese obbligatoriamente maiuscolo), è disposta a barattare l’infinito con un pezzo di carne e di ossa.

Sì, sono gli uomini.

In fondo, come fa l’infinito a stare nel finito? Non può – deve sacrificarsi. Ecco l’interpretazione intelligente del mito dell’incarnazione e di quello del Cristo che deve essere sacrificato. Non la misera interpretazione clericale.

Ma questo significa anche una duplice messinscena – la messinscena di Dio che deve “limitarsi” per creare l’universo e la messinscena del Dio che deve morire per lasciare spazio all’Uomo.

Parlo di messinscena perché l’infinito non può morire, ma solo fingere.

Tutto è una recita: la nascita dell’universo e la morte di Dio. Tutto è uno spettacolo, comprese la vita e la morte. La realtà è un’altra cosa.

Il destino e la volontà

 

Le cose avvengono non perché ci siano dei soggetti che le fanno volontariamente avvenire, ma perché sono tutte concatenate come in un immenso tavolo da bigliardo: ogni pallina colpisce le altre e viene colpita dalle altre fin da quando è iniziato il gioco e tutto si è messo in movimento.

Pur avendo l’illusione di essere tu a scegliere e a decidere, che tu decida o non decida, le cose che ti devono capitare, capiteranno lo stesso.

Noi non siamo i soggetti della azioni, ma coloro che le osservano.

Le cose fluiscono comunque, secondo linee che ci sfuggono, come se rotolassero su un piano inclinato. Ed è di questo che non ci accorgiamo. Crediamo di essere noi a farle rotolare. Ma anche se non interveniamo, rotoleranno lo stesso.

Certo, possiamo spostare questa o quella cosa, dare questo o quel colpo, decidere in un senso o nell’altro, prendere questa o quella via, ma era comunque già deciso dall’interrelazione generale. Non potevamo che far quello.

Perciò, fai quel che ti senti di fare. Il dilemma tra fare e non fare non esiste. Quello che fai è esattamente ciò che dovevi fare. Non si può sfuggire al divenire universale.

Limitati a seguire la natura, che ti porterà esattamente là dove dovevi arrivare, nel bene e nel male. Non ti opporre, non fare cose contro la tua natura, cose artefatte. Non andare contro te stesso. Anche se stai fermo, anche se non decidi, ti muoverai comunque, deciderai comunque. Non c’è un altro spazio oltre a quello che hai. È impossibile andare contro la corrente del fiume che ti trasporta.

 

martedì 25 maggio 2021

Puntare sull'infinito

 

È chiaro che, prima di nascere e di avere un corpo e una mente, non avevamo nessuna coscienza di essere; ed è altrettanto chiaro che, dopo la morte, senza corpo e senza mente, non potremo essere più coscienti. Ora, qualcuno sostiene che, dopo la morte, ci sarà un altro mondo e così via. Tutto è possibile, ma, poiché non esiste nessuna prova, diciamo che il nostro io individuale sparisce. È meglio non lavorare con la fantasia.

Se, però, venire al mondo significa limitare una coscienza che all’inizio era illimitata, la morte potrebbe essere il ritorno all’illimitato. Non dunque una perdita, ma una felice acquisizione.

In entrambi i casi, cerchiamo di difenderci dalla morte come annientamento. Nel primo caso ci dev’essere un deus ex machina, che però appare alquanto mitologico; nel secondo caso, invece, perdiamo l’individualità ma ritorniamo nell’infinito. E non dobbiamo far ricorso a immaginazioni.

Scegliete voi su cosa puntare.

lunedì 24 maggio 2021

Giudicare Dio

 

Non capirò mai quelli che, di fronte a una sciagura, si mettono a pregare Dio. Ma per che cosa?

Se le cose ci vanno bene, è giusto ringraziare Dio, se ci crediamo. Ma quando vanno male? Mi sembra che qualcuno scelga un atteggiamento masochista. “Fai di me quel che vuoi… non sia la mia ma la tua volontà…” Non sarebbe più naturale qualche improperio?

O forse li capisco fin troppo bene. È gente che non vuole mettere in dubbio la propria fede, cioè la propria tranquillità. È gente che non vuol pensare. Ignava.

Ma se Dio vuole giudicarci, anche noi dobbiamo giudicarlo.

Come stava scritto sui Vangeli? “Non giudicare se non vuoi essere giudicato”.

La paura della morte

 

Tutti sanno di dover morire e ne sono terrorizzati. Si può dire che il fantasma della morte aleggi di continuo nelle nostre esistenze, tanto da amareggiare i momenti più belli e creare uno spauracchio che è al fondo di tutte le nostre paure.

Per combattere questa paura, molti credono o sperano in qualche Dio e in qualche paradiso ultraterreno. Gira e rigira, questo promettono le religioni.

Ma perché questo strano meccanismo divino? Perché dover morire, dover essere giudicati e infine resuscitare? Si tratta di un modello scolastico – il modello dell’esame, della vita come esame. Però il conto non torna per quelli che muoiono prima, per esempio per i bambini. E allora ecco entrare in campo teorie come la reincarnazione, sempre più complicate e macchinose.

Il fatto è che tutto ciò che nasce, tutto ciò che ha vita, deve morire. E quindi non ha senso parlare di una “vita” nell’aldilà. Se fosse una vita, anche lì ci sarebbe la morte.

Dunque o ci liberiamo dell’intero ciclo vita-morte, o non usciremo mai, qui o altrove.

La vita non è un dono di qualche Dio, ma una specie di errore cosmico che ci tocca riparare, facendolo svanire in quella Origine da cui è malauguratamente saltato fuori. Come si fa?

Riflettendo su quel che ho appena detto. Dobbiamo rivedere il modello di sviluppo e i giudizi di valore. Una nuova rivoluzione copernicana.

La morte può essere un momento di beata liberazione per chi è saggio, non di terrore.

Prima del crollo

 

Noi siamo attaccatissimi all’attuale identità – a questo corpo e a questa mente. E anche se percepiamo per un istante che siamo oltre, ritorniamo subito dopo ai nostri attaccamenti abituali: al nostro io, ai genitori, al coniuge, ai figli, alla patria, alla religione, al lavoro, alla lingua e così via.

Ma attenzione!

Sappiamo anche che tutto ciò – questa diga che abbiamo costruito - si sta già sgretolando. E, se non vogliamo alla fine, essere travolti e trascinati via dall’inondazione, dobbiamo saltare sulla zattera e salvarci. Ma sulla zattera non c’è posto che per la nostra vera identità – tutto il resto scomparirà.

domenica 23 maggio 2021

Oltre il corpo-mente

 

La mente continua a produrre pensieri, concetti, idee, riflessioni, immagini, ragionamenti, giudizi, ecc., e noi non possiamo fare a meno di interrompere questo flusso. Però, dobbiamo renderci conto che noi – il nostro vero noi – non siamo tutto questo. Noi siamo ciò che li osserva e che può quindi distaccarsene. Questa è l’esperienza e la riflessione da fare costantemente. Questa è meditazione.

Dobbiamo capire che ci siamo identificati con il presunto soggetto di questo flusso mentale, credendo che sia la nostra vera identità. Ma non è così. Non siamo il virtuale soggetto dei pensieri, ma l’osservatore, il testimone, che è al di là delle categorie e dei contenuti mentali.

In questo momento non ci crediamo – crediamo di essere questo io. Ma questo io è un pensiero fra gli altri. Non è reale, è illusorio: è un concetto, una deduzione, una nostra immaginazione.

Addestriamoci a percepire la nostra vera identità… che non è né il corpo né la mente. Ecco l’errore fondamentale. Ed ecco la cura fondamentale: la disidentificazione. Oltre la mente.

sabato 22 maggio 2021

Il Dio trascendente

 

Perché affermiamo che lo stato di coscienza, che è da noi tanto apprezzato e che ci fa ritenere superiori agli altri animali, non è lo stato ultimo o primario? Perché è l’inizio della dualità.

In effetti, per sapere di esserci, dobbiamo dividerci in due. Inoltre, la coscienza, in quanto prodotto della materia, finisce con essa; è qualcosa di transitorio, l’origine dell’illusione.

Dunque, lo stato unitario non può avere coscienza di sé. È al di là di ogni divisione e di ogni illusione, è al di là del tempo e dello spazio. È ciò da cui tutto viene e a cui ritorna.

Lasciamo perdere i nostri Iddii, con il bene e il male, con i paradisi e gli inferni. Questi sono Iddii dell’uomo, che non hanno niente a che fare con la Realtà Ultima. Siamo noi che li creiamo.

Un vero Dio è trascendente e non può essere pensato dalla nostra mente duale.

Ma come facciamo allora a coglierlo? Lasciando da parte parole e pensieri e allenandoci per così dire a questa nuova dimensione, al di là dell’essere e del non essere.

Ogni tanto raccogliamoci in meditazione e osserviamo senza tentare di inquadrare la nostra stessa consapevolezza. Qual è la sua origine? Cosa c’era prima? Cosa ci sarà dopo?

venerdì 21 maggio 2021

La benedetta denatalità

 

La denatalità sarebbe un’ottima cosa, perché è la risposta dei popoli più maturi alle ineliminabili sofferenze umane. Si  è capito, cioè, che vivere significa star male e che non è il caso di aumentare la popolazione mondiale, già troppo numerosa. Ma, apprendendo i dati sulla denatalità italiana, tutte le autorità italiane hanno protestato e hanno invocato politiche per favorire nuove nascite, come se non ci fossero già troppi disoccupati e giovani senza futuro. Questa è la prova che le nostre autorità politiche e religiose (perfino il Papa si è unito al coro)) non sono che individui mediocri; non hanno una visione del futuro della Terra e soprattutto non hanno una visione universale. Ragionano per compartimenti stagni, pensando solo ai propri interessi di bottega e di consenso politico-religioso. Ma non sono capaci di ragionare in termini obiettivi, nell’interesse dell’umanità.

La soluzione alla denatalità sarebbe accettare e riconoscere i tanti emigranti che già abbiamo nel paese, e non invitare gli italiani a fare più figli. Ma quasi tutti hanno una visione miope, nazionalistica ed egoistica, e trattano gli immigrati come cani.

Se già vivere con i mezzi è una pena, vivere senza mezzi è una sofferenza cui condanniamo altri individui. Ma, per capire queste cose, ci vorrebbero sensibilità, cultura e una consapevolezza che ancora non esiste.

Siamo ancora alla cultura del "crescete e moltiplicatevi". Ma lo direste a un cancro?

Fare sempre meno figli è il manifesto del futuro, sia per trattare meglio quelli che abbiamo, sia per far rientrare a poco a poco l’umanità da quella Origine da cui proveniamo e da cui malauguratamente siamo usciti per dar vita a un mondo inconsistente e doloroso.

Questo universo nato da un’esplosione catastrofica non è la nostra patria.

giovedì 20 maggio 2021

La posizione del Testimone

 

Della mente o si è schiavi o si è padroni. Tutto sta nel mantenere da essa una certa distanza, ricordandoci spesso di osservarla con distacco. Quando la si osserva con distacco, ci si disidentifica da essa trasformandosi da semplici agenti passivi a testimoni.

La posizione del testimone ci permette di comprendere come siamo schiavi di bisogni, di desideri e di modalità di pensiero automatiche e condizionate che ci fanno muovere come marionette e ci fa vedere quanto poco siamo autentici. In pratica, di solito, ripetiamo schemi di pensiero e di comportamento che ci stati instillati fin dall’infanzia dalla famiglia, dalla scuola, dalla religione, dalla pubblicità e dalla società in genere. Di nostro c’è ben poco. Siamo scimmie ammaestrate. Siamo uomini-massa, formiche o api di un sistema che ci impone azioni stereotipate.

La posizione del testimone recupera una certa autenticità o, per lo meno, mette dubbi su ciò che pensiamo e facciamo abitualmente. C’è dunque un periodo di smarrimento – la “notte oscura dell’anima” – che viene superata quando ci rendiamo conto che il mondo non è che una proiezione della coscienza e che la nostra vera natura sta al di là della nostra necessità di avere un io.

L’io non è una conquista, ma una limitazione.

Il mondo ci appare come un palcoscenico su cui tutti recitano una parte senza sapere chi sono veramente, una specie di sogno del tutto irreale. La realtà appare solo quando ci dimentichiamo dell’io abituale e ci allarghiamo al tutto.

Siamo noi che, per nascere e avere questa esistenza, ci siamo limitati e ristretti. Dunque, dobbiamo far in modo di allargare la nostra visuale e di considerare la morte non come uno spauracchio ma come una riappropriazione della nostra vera identità.

Assumendo la posizione del testimone, già entriamo nel nuovo mondo, nella nuova dimensione.

mercoledì 19 maggio 2021

La prova dell'esistenza di Dio

 

Gli uomini sono sempre stati alla ricerca di prove sull’esistenza di Dio. Ma non ne hanno mai trovata una del tutto soddisfacente. Forse perché cercano un’immagine della loro mente, qualcosa di esteriore, un Signore che comandi dall’alto dei cieli.

Ma se invece Dio è qualcosa di interiore, se Dio c’è perché ci siamo noi, allora la nostra presenza è la prova più convincente.

La prova dell’esistenza di Dio non può stare nei libri sacri, nei templi e neppure nell’universo.

L’importante è non cercare un Dio fatto a nostra immagine e somiglianza, un Dio che sia una nostra proiezione, ma un Dio davvero trascendente. Che, pur essendo “dentro” di noi, non abbia né il nostro corpo né la nostra mente. Quello che c’era prima di noi e del cosmo, e che ci sarà dopo.

La chiarezza della verità

 

Tutti dicono di voler conoscere la verità sul mistero che ci avvolge. Ma non so se vogliono veramente sapere come stanno le cose. Più che altro vogliono conoscere una verità che faccia loro comodo, una verità che corrisponda alle loro aspettative, alle loro convinzioni. Per esempio, se uno desidera rivedere le persone care (e le altre?), si immagina magari un paradiso dove si trovino tutte riunite (e se sono all’inferno?). Un po’ alla maniera di Dante.

Insomma fantasticano e immaginano in base ai loro desideri.

Ma la verità è imparziale e non tiene conto delle credenze e delle convenienze umane. È quello che è, e non si fa influenzare, anche perché non è pensabile e raffigurabile. Non è a dimensione mentale.

Soprattutto ci stupirà, dato che è al di là della nostra mente, della nostra coscienza attuale, del nostro io. A quel punto ci accorgeremo che tutte le nostre fantasie sono illusioni puerili.

La verità è chiara e semplice e ce l’abbiamo sempre davanti agli occhi. Ma è così persistente ed evidente che finiamo per trascurarla, e le preferiamo le nostre elucubrazioni.

lunedì 17 maggio 2021

La legge fondamentale

 

La vita e la coscienza sono apparse nello stesso tempo dal grande vuoto – una fluttuazione quantistica, dicono gli scienziati. Dal momento che nasci e che sei cosciente di essere, il tuo istinto è gustare la vita, usarla, amare, fare tante cose, essere felice. Ma esiste una legge in base alla quale dalla felicità viene l’infelicità, dall’amore il disamore, dal piacere la sofferenza, dall’illusione la delusione, dall’azione l’inazione, e viceversa. Non puoi farci nulla per cambiare questa legge. Tu devi desiderare tutte queste esperienze che portano con sé il seme della sofferenza e che alla fine scompariranno e torneranno là da dove sono uscite.

Tutto ciò che ti piace ti porterà un immenso dolore. Sembra un gioco ripetitivo e futile.

Tu hai un’unica dotazione: la tua coscienza di essere, che è un disperato amore di vivere e che alla fine si dissolverà. È inutile che preghi dei o dee, che fanno parte anche loro di questa manifestazione, di questo carnevale.

Non ti rimane dunque che concentrarti sul tuo stesso Sé, su questa sensazione di essere, fino a comprendere come nasca e raggiungere lo stato senza desideri, senza attrazione né repulsione. Quello è lo stato ultimo – unitario e trascendente.

Quanti Messia, Avatar, saggi, santi e profeti sono giunti su questa Terra, ma nessuno ha potuto cambiare questa legge fondamentale.

sabato 15 maggio 2021

La grandezza umana

 

Quando ti dicono che sei un peccatore e che il peccato originale ha corrotto l’intera natura, questo è il vero peccato. Insultano la tua vera natura, il tuo atman, la tua anima, il tuo Sé, che non è né misero né limitato. Ti insegnano che tu sei questo corpo, questa mente e questa coscienza – tutti fenomeni temporanei destinati a sparire. Ma ciò che brilla in essi è il riflesso di una luce universale.

Sei come quel leoncino che, allevato in un gregge di pecore, si considera lui stesso una pecora. Ti sei identificato con le pecore, mentre sei un leone. In tal modo hanno potuto chiuderti in una famiglia e in una società composta da tante aziendine. Devi lavorare come un matto, produrre e mantenere tutti. Non sei più un uomo libero, ma la formica di un formicaio o l’ape di un alveare.

I padroni del mondo, aiutati dalla casta sacerdotale, mentre se la godono come vogliono, ti costringono, con accurate campagne pubblicitarie e una finta cultura, ad accettare questo ruolo da vittima. Così hai chinato il capo e ti sei omologato. Ti hanno insegnato che c’è una specie di Controllore del mondo cui devi ubbidire. E così sei diventato una pecora.

Ma rialza il capo, lascia perdere tutti gli insegnamenti della famiglia, della scuola e della religione. E guarda intensamente dentro di te. Lì non c’è la mediocrità, ma la grandezza. Lì non ci sono padroni, ma ognuno è il dio di se stesso.

venerdì 14 maggio 2021

Anime stanche

 

Certo, aveva ragione Nietzsche: sono anime stanche - stanche di vivere, stanche di stare al mondo, di vedere e di ripetere sempre le stesse cose.

Il mondo è un circolo vizioso. Non a caso i pianeti su cui ferve la vita hanno forma sferica. Si gira in tondo e si ritorna sempre nello stesso punto.

E chi è stanco ha capito che la vita è una trappola, da cui è difficile uscire definitivamente.

Tornare a casa

 

Gesù Parla di tornare alla “casa del Padre” e un santo indù, Tukaram, dice di voler tornare alla “casa della Madre”. Quando si parla della Divinità, si ricorre sempre a concetti umani e a proiezioni psicologiche. Tutto dipende dalle esperienze avute in vita. Ma la Realtà Ultima, la Trascendenza, non è né padre, né madre, né zio, né nonno…

Impariamo a trascendere il mondo.

Come ci si dovrebbe sciacquare la bocca prima di parlare di argomenti elevati, così ci si dovrebbe sciacquare la mente prima di parlare di Trascendenza.

“Tornare a casa” significa tornare alla sorgente, all’origine, là dove le parole e i concetti cessano.

giovedì 13 maggio 2021

Il punto originario

 

Vita e morte vanno insieme, perché non può esserci vita senza morte e viceversa.

Dunque, parlare di vita eterna è un nonsenso. Se vuoi qualcosa di eterno, devi andare oltre la vita-morte.

Ma per eliminare la vita-morte, non puoi limitarti a eliminare questa o quella vita-morte. Devi eliminarle tutte. Finché ci sarà un solo microbo anche nel più lontano pianeta dell’universo, ci sarà la vita-morte.

L’universo è un tutto e un uno. Secondo gli scienziati, è cresciuto da un punto quasi infinitamente piccolo, fino ad assumere una dimensione di un ottilione (uno seguito da 27 zeri) in meno si un trimilionesimo di secondo.

C’era una mistica che diceva: “Ho visto l’universo ed è grande come una nocciola che sta sul palmo di una mano”.

No, più piccolo ancora. Figuratevi se non è Uno.

Il senso delle cose

 

Le cose hanno un senso, non nel senso di un significato, ma nel senso che ogni cosa è connessa alle altre, viene influenzata dalle altre e influenza le altre. Più che un significato è una direzione, una via. Come in un enorme tavolo da biliardo, dove ogni palla influenza la direzione delle altre e ne è influenzata.

Questo scontro fra elementi, e dunque il loro senso, è stato messo in moto dal Bing Bang – il colpo iniziale – che ha creato il divenire. E da quel momento non si è più fermato.

La verità ultima

 

La Realtà Ultima è semplice, chiara e unitaria.  È la mente che divide, distingue, complica e confonde. Noi tutti la conosciamo, istintivamente. Ma non ci crediamo. E cerchiamo verità astruse: Padreterni, paradisi, inferni, anime…

Otrepassare la conoscenza

 

Tutti i saggi invitano a “conoscere se stessi”, e certamente questo è un primo passo indispensabile. Ma la conoscenza implica l’ignoranza e la contrapposizione fra conoscente e conosciuto. E ciò significa che non siamo ancora nella Realtà Ultima che è invece unitaria.

Si parte dunque dalla conoscenza di sé per arrivare a quella conoscenza in cui il conoscente si fonde con il conosciuto. Qui ci si immedesima – questo è il livello ultimo. E non si ha più bisogno di conoscere nel senso comune del termine.

Qui il soggetto conoscente mangia il conosciuto. Assomiglia al rapporto che c’è tra chi mangia e il cibo – nel senso che il cibo viene assimilato e diventa parte del soggetto.

È per questo che nel rito cristiano si invita il devoto a “mangiare” il corpo del Cristo – si vuol spingere ad una identificazione. Il che è molto di più del conoscere, mantenendo una distinzione.

Purtroppo il corpo del Cristo è puramente immaginario e quindi il fedele mangia una propria idea.

Succede un po’ come nel rapporto sessuale: dapprima la differenza tra i due eccita, ma nel momento dell’orgasmo viene superata – e i due diventano uno, quell’uno che può dar vita a un terzo. Così funzionano i meccanismi della vita (tra cui la meditazione) che oltrepassano la comune conoscenza intellettuale.

martedì 11 maggio 2021

L'azione del karma

 

Il karma non è un Dio che comanda tutto e tutti. È semplicemente l’azione che segue da altre azioni. Non è nemmeno qualcosa di particolarmente elevato e spirituale. È molto materiale. Addirittura è contenuto in ogni boccone di cibo.

È dal cibo, dalle secrezioni dei nostri genitori che nasce il seme, in cui, come nel seme di un albero, è contenuto il piano di sviluppo della nostra esistenza.

Anzi, a guardar bene, non c’è un vero e proprio io più o meno trascendentale che prende decisioni e agisce in base alla propria volontà. Ogni azione era già contenuta in quel seme. E l’agente è l’illusione della mente che complica e stravolge e si crede il responsabile.

Il karma è una trasmissione materiale di tendenze e azioni che ci tramandiamo dall’inizio del tempi.

Se volete fermare la sua influenza, comprendete il meccanismo e interrompete questa trasmissione. Sarà il vostro primo e ultimo atto di volontà.

La mente che confonde

 

Noi crediamo che la verità-realtà sia qualcosa di complicato e astruso, quasi una formula matematica che solo pochi cervelloni dotati di una grande cultura possono pensare. Ma è il contrario.

La verità-realtà è troppo semplice, diretta e chiara per essere pensata da una mente che, non avendo potenza e luce, complica tutto dividendo, contrapponendo, distinguendo e arzigogolando. È la mente, con le sue categorie che, non sapendo spogliarsi, perde autenticità ed essenzialità. La mente immagina anziché guardare direttamente. Osserviamo le sciocchezze che vengono fuori dalle religioni, con Iddii che sacrificano i Figli, con Salvatori che muoiono e risorgono, con peccati originali e con mille altre fantasie prive di fondamento.

Lasciate perdere ogni fantasia.

L’Uno non è complicato – è un puntolino, un seme, è appunto l’uno che contiene però tutto.

Dunque, liberiamoci dalle complicazioni della mente per comprendere la verità-realtà. Nella semplicità c’è la chiarezza, la lucidità, la sintesi, la comprensione.

La verità-realtà non è stata rivelata da qualche Avatar del passato. È ciò che rimane quando ci disfiamo di tutte le idee e di tutte le credenze - ed è alla portata di tutti… purché si sappia guardare direttamente, senza mediatori, senza categorie mentali.

lunedì 10 maggio 2021

Per una nuova logica

 

Abituati alla logica cartesiana, non capiamo che le cose possano essere e non essere nello stesso tempo, essere se stesse e anche altro nello stesso tempo, essere una cosa e anche il contrario nello stesso tempo. Per esempio, l’onda che si alza dal mare, vive per un po’ come realtà individuale, ma poi si abbassa e rifluisce nella vasta acqua del mare.

Certo, non ci sarà più quella forma, quella individualità, quella configurazione. Ma possiamo dire che la sua sostanza sia scomparsa?

La sua sostanza è sempre stata l’acqua. Dunque come possiamo dire che non ci sia più?

È finita quando è finita? Sì e no.

Possiamo dire che, quando un palloncino si sgonfia, la sua aria sia scomparsa? Sì e no. Possiamo dire che l’amore non sia anche odio? Sì e no.

Il mondo è più sorprendente di quanto non si creda. Se guardiamo bene, le cose sono e non sono nello stesso tempo…

L'insoddisfazione

 

Potete anche essere gli individui più ricchi o potenti del mondo, potete avere tutti i piaceri di questo mondo, potete possedere donne o uomini quanto vi pare, ma alla fine vi troverete comunque insoddisfatti – qualcosa mancherà sempre. E non può che essere così. Il mondo è sempre insoddisfacente, un pallido riflesso della Realtà Ultima.

Il fatto è che noi aspiriamo al Tutto e all’Infinito, e non ci bastano le piccole soddisfazioni della vita.

L’insoddisfazione, e quindi il desiderio insaziabile, è la prova della nostra originaria grandezza. Non gettate perciò via il desiderio, così come ci consigliano gli ascetismi antichi, ma desiderate al massimo, desiderate in grande. Non vi accontentate del poco e del piccolo. Non siate modesti.

 

domenica 9 maggio 2021

La cultura del Salvatore

 

Gli ebrei si aspettavano un Messia che li salvasse – e ancora aspettano. I cristiani dicono che il Salvatore c’è già stato, che è morto, è risorto e infine è sparito definitivamente.

Noi però non ci sentiamo salvati e il mondo va avanti come ha sempre fatto, tra una crisi e l’altra, tra una guerra e l’altra, tra una morte e l’altra, tra una catastrofe e l’altra, e nessuno ci ha risolto i nostri problemi. Quel poco che abbiamo fatto lo abbiamo fatto con i nostri sforzi.

Evidentemente, gli uomini che si aspettano un Salvatore extraterrestre, sanno benissimo che le cose vanno male. Ma non si accorgono che tra le cause di questo andamento c’è proprio la loro speranza, la loro illusione.

I nostri problemi non possiamo che risolverli noi. Le nostre illusioni non possiamo che dissolverle noi. È inutile perdere tempo ed energie a pregare e a invocare Salvatori di un altro mondo.

Cristoforo Colombo

 

La sorgente da cui tutto viene, l’Uno, non è descrivibile con le parole – e neppure con i nostri concetti che dividono e contrappongono. Lì non ci sono individualità separate né valori e enti contrari: bene-male, vita-morte, inizio-fine, essere- non essere, io-altro, ecc. Tutto ciò fa parte del nostro modo di conoscere che deve distinguere soggetti e oggetti.

Ma, allora, come facciamo a “sapere “che “esiste”?

In effetti, noi arriviamo fino all’orlo del baratro e lì ci fermiamo. Vediamo la limitatezza della nostra vita ma non l’illimitatezza, la finitezza ma non l’infinitezza. Siamo come Cristoforo Colombo che sedeva sulle rive dell’oceano, guardava l’orizzonte e sentiva che laggiù, oltre tutto, c’era un’altra terra.

venerdì 7 maggio 2021

La fine della morte

 

Quando nasciamo non abbiamo nessuna consapevolezza di essere e, se moriamo, poco prima o poco dopo, non sapremo mai di essere delle persone. La formazione di questa consapevolezza è lunga e ha bisogno di tante informazioni. All’inizio non sappiamo neppure di essere distinti dalla madre. Poi, a poco a poco, ci rendiamo conto di avere un corpo e infine anche una mente. Ma ci vuole tempo e fatica.

E ci vuole tempo e fatica anche per compiere il camino inverso – rendersi conto di non essere quel corpo e quella mente, rendersi conto che così facendo ci limitiamo troppo.

La realtà che noi viviamo è simile a un sogno. Anche in un sogno, infatti, soffriamo e gioiamo, proviamo piacere e dolore. Negli incubi, in particolare, soffriamo spaventi terribili che ci fanno battere il cuore all’impazzata. Sembra tutto reale, e lo è in un certo senso. Ma, quando ci svegliamo, scopriamo che non era che un sogno.

Durante questo sogno da svegli, è possibile convincersi che anche questa realtà è un sogno e che, quando moriremo, se ce ne saremo distaccati, usciremo definitivamente dal ciclo della vita e della morte.

In tal caso, la morte ci porterà alla morte della morte.

giovedì 6 maggio 2021

Il sonno della coscienza

 

Si dice che il sonno della ragione generi mostri – ed è vero. Ma anche il sonno della coscienza ha lo stesso effetto: genera un unico grande mostro, che si chiama mondo. Eh, sì, perché il mondo, con gli esseri umani che hanno la  sensazione di essere degli individui che agiscono, è proprio una proiezione della coscienza.

Contrariamente a ciò che si crede, si può dire che noi siamo sempre all’interno di un sogno.

Per comprenderlo, considera tutto ciò che vedi e sperimenti come un sogno cui non devi aderire. E qui sta il difficile. Tu – il tuo vero tu - non sei né questo né quello, ma il testimone trascendente delle creazioni della coscienza. Sei un po’ come un tifoso di calcio, talmente identificato con le spettacolo della tua squadra da pensare di essere colui che vince o che perde.

Ma, ora, metti una distanza fra te e te stesso, fra l’io che crede di agire e il Sé che testimonia ogni cosa.

In sostanza, tu sei colui che osserva gli accadimenti comprendendo che si tratta di sogni proiettati dalla coscienza. Mentre noi crediamo che la coscienza sia uno stato di veglia, il testimone si rende conto che anch’essa è uno stato di sogno, solo un po’ più lungo.

martedì 4 maggio 2021

L'amore deluso

 

Sembra incredibile che tutta la nostra organizzazione sociale sia basata su un sentimento evanescente – l’amore -, che c’è e non c’è, che un giorno compare e il giorno dopo sparisce. In questo mondo non c’è niente che sia stabile, immutabile e fisso: tutto cambia – figuriamoci un sentimento. Eppure su queste fragili basi abbiamo edificato la cellula fondamentale della nostra società: la famiglia.

Non ci stupiamo quindi che tutto sia caotico e precario. Sarebbe un miracolo se fosse il contrario.

E come nasce l’amore? Dall’aver riconosciuto qualcuno che ci ricorda il padre o la madre, il nostro primo attaccamento. Si tratta di un vero e proprio abbaglio. Ma gli abbagli, i lampi, durano un attimo e poi spariscono.

Alla base dell’amore c’è sempre la ricerca dell’antica unità perduta. M siccome questa non può più essere recuperata in un mondo che si basa sulle divisioni, ecco la perenne insoddisfazione della nostra società. Dov’è l’amore, dov’è l’unità? Non qui e ora. Qui siamo sempre delusi, ora ci manca sempre qualcosa.

Del resto, chi predicava l'amore, come è finito?

Il sentiero dell'ignorante

 

Il sentiero dell’ignorante è Dio, l’idolo, la sottomissione, il potere altrui. Questo egli conosce e sa. Che tutto ha un padrone e quindi anche il mondo e lui devono averlo. L’ordine è ordine.

Lui adora e ubbidisce; e pensa, che se disubbidisce, è giusto che sia punito. Così crede anche in un paradiso e in un inferno.

L’ignorante ama la vita, anche se soffre. Non conosce che quella condizione. Non si sogna neanche di essere lui stesso il il creatore del proprio stato. Se anche lo sapesse, non ci crederebbe. È come il figlio di un re che, dopo una vita da schiavo, non oserebbe pensare di essere qualcosa di diverso.

È come un leoncino allevato da pecore: vive come le pecore, bela anziché ruggire e fugge se viene assalito. A tanto può l’abitudine e il condizionamento culturale.

Anzi, se qualcuno volesse convincerlo del contrario, gli si scaglierebbe contro. Diventerebbe uno sgherro al servizio del potere costituito. L’ordine è ordine. E la libertà e la responsabilità fanno paura.

domenica 2 maggio 2021

Coscienza sporca

 

Non è Dio che ha creato il mondo. Ma la tua stessa coscienza. Per questo è venuto così male.

Ma non è una brutta notizia. Se lo hai fatto tu, tu puoi anche disfarlo.

Se invece lo avesse fatto Dio, ti toccherebbe subire senza nessuna speranza di cambiarlo.

L'essere perfettissimo

 

“Dio è l’essere perfettissimo” recita il catechismo cattolico, incurante del fatto che in questo mondo tutti gli esseri viventi devono ammazzarne altri per riuscire a sopravvivere.

Vi sembra che questo mondo, dove vigono simili leggi feroci e spietate, possa essere l’opera di un Creatore “perfettismo”?

Chissà che cosa avrebbe creato se fosse stato imperfetto!

Qualcuno se ne è accorto e allora ha furbescamente introdotto l’idea del “peccato originale” che avrebbe corrotto l’intera creazione.

Ma a me sembra che il “peccato originale” sia un vizio d’origine di chi ha avuto questa bella pensata. E allora il "perfettissimo" va a farsi benedire.

Dio è bene?

 

 

Dio è bene?

È facile per certi uomini fabbricarsi un loro Dio. Si prendono tutte le virtù e tutte le cose buone di questo mondo e le attribuiscono a Dio: quindi, Dio è bene, Dio è amore, Dio è pace… Così dividono la realtà a metà, non tenendo conto dell’altra metà: il male, l’odio, la violenza, ecc. Semmai, quando se ne rendono conto, s’inventano un altro Dio, il Demonio, il Diavolo, in cui fanno confluire tutto ciò che avevano tolto. E siamo al dualismo insanabile.

Un Dio del genere non ha niente a che fare con la realtà ultima, perché è chiaramente è un sogno della mente umana che prima divide in due le esperienze e poi sceglie la parte migliore.

Provate a pensare l’amore-odio, il bene-male, la pace-guerra, ecc. Tutto insieme, non separatamente. Il fatto è che la nostra mente non ce la fa a riunificare ciò che ha diviso. Ecco perché non riesce a pensare la vera trascendenza, che è al di là del dualismo mentale e riunisce e sintetizza tutto.

Gli antichi taoisti con il loro yin-yang erano più vicini all’idea di Dio che non le nostre religioni, dove il Diavolo, la metà rimossa di Dio, si dà un gran daffare.

Il sogno del mondo

 

Se ci domandassimo come sia possibile che il mondo sia solo una proiezione della nostra coscienza, pensiamo ai nostri sogni notturni e a come ci sembrino reali. Eppure, quando ci svegliamo, ci rendiamo conto che tutto quel mondo e noi stessi non eravamo che la creazione della nostra stessa mente.

Ora, è difficile svegliarci perché ci identifichiamo continuamente con questo mondo, con questo corpo, con questo ego, con questa coscienza, ecc. Anzi, il nostro desiderio è prolungare tutto ciò il più a lungo possibile.

Dunque, ripetiamoci questo ragionamento e la sua sensazione il più spesso possibile: “Io non sono questo, io non sono quello… che cosa sono veramente?” E non cerchiamo una definizione concettuale, ma un’esperienza.

sabato 1 maggio 2021

Risvegliarsi

 

Poiché ogni cosa è il prodotto della coscienza, la trascendenza è ciò che trascende la mente. Come è possibile?

Prendete un sogno – tutto vi sembra reale, eppure, quando vi svegliate, vi rendete conto che tutto è stato un prodotto della mente.

Se perciò cercate la Realtà, risvegliatevi dal sogno della vita (con i suoi mondi e i suoi Iddii) , non rimettetevi a dormire e prendete coscienza – con la coscienza stessa – che c’è qualcosa che trascende i fumi della mente.

Voi siete Quello!

Nessun riscontro

 

Gli ebrei, dopo sei milioni di morti, non hanno tratto le conclusioni logiche: che il loro Dio è solo una fantasia. Eppure, milioni di credenti, lo avranno invocato nei campi di sterminio, senza un riscontro.

Dio al servizio dell’uomo, Dio che preferisce un popolo agli altri, Dio che interviene nella storia, Dio che manda Messia, Dio che viene a sovvertire le leggi che lui stesso ha create…

E il peggio è che queste idee si sono trasferite nel cristianesimo, dove di nuovo si fantastica su un Dio che invia sulla Terra una specie di emissario, lo fa crocifiggere (siamo ancora alla religione dei sacrifici!) e poi lo fa risorgere. Una specie di fumettone che, per connettere cielo e terra, non sta né in cielo né in terra.

Di questo intervento divino, in realtà, nessuno si è accorto, perché il mondo va avanti come prima, con i suoi terremoti, le sue epidemie, le sue guerre, le sue religioni, la sua violenza, ecc.. “L’aiuola che ci fa tanto feroci” non si è accorta che è stata salvata.

IL fatto è che gli uomini si inventano ogni volta un Dio fatto a loro misura, un Dio che interviene dal cielo per aiutare qualcuno.

Già, altrimenti Dio a che cosa serve? Perché deve servire!

Adesso, non sarebbe ora di lasciar perdere tutti questi miti e ritornare ai fondamenti di ciò che potrebbe essere la vera trascendenza?

Immagini umane

 

Che trascendenza sarebbe se potessimo pensarla? Sarebbe un Dio piccolo piccolo… proprio come quello che appare nelle cosiddette “scritture sacre”, che si agita, si arrabbia, impartisce ordini e comandamenti, stringe alleanze, si pente, condanna, favorisce e perseguita qualcuno, comanda gli eserciti e interviene a cambiare la storia. Favole, ilusioni, ignoranza…

La mente rimpicciolisce e rende meschino tutto. La trascendenza non può che essere impensabile.

Ma, allora, di che cosa parliamo?

Appunto, parliamo di fantasie e immagini umane. Solo di questo.

Deformazioni umane

 

La mente umana rimpicciolisce e deforma il divino. Lo riduce a un idoletto cui chiedere grazie e miracoli.

Il divino non può che essere impensabile, altrimenti sarebbe racchiudibile nelle nostre ristrette categoria mentali.

I creduloni

 

In Israele 44 morti per un pellegrinaggio religioso, in India migliaia di contagiati per la cerimonia del Kumbh Mela, in Arabia Saudita ogni pellegrinaggio a La Mecca costa ogni volta decine o centinaia di morti, ecc. Cambiano le religioni, ma non la credulità umana, che s’illude di comunicare con la divinità per mezzo di pellegrinaggi e rituali vari.

Non hanno capito niente della trascendenza. Siamo ancora ai riti pagani. Si pregano gli dei sperando di ottenere vantaggi mondani.

Pensate se spiegassimo loro che l'intero mondo e gli dei non sono che proiezioni della loro coscienza.

La trascendenza non può neppure essere pensata, figuriamoci se può essere sollecitata con metodi materiali.

Se la trascendenza potesse essere invocata o pensata, che trascendenza sarebbe? Sarebbe un Dio piccolo e meschino… proprio come quelli delle nostre religioni.