domenica 31 agosto 2014

L'effetto nocebo

L’effetto nocebo ("nuocerò") è l’esatto contrario dell’effetto placebo. Quando infatti siamo profondamente convinti che una cosa ci faccia bene, questa ci farà bene. Ma è vero anche il contrario: quando siamo dominati da aspettative negative e pessimismo, le cose ci andranno male.
E adesso facciamo un esame di coscienza: sono più le cose che siamo convinti ci faranno male o quelle che ci faranno bene? Abbiamo più aspettative di cose benefiche e positive o di cose malefiche e negative? Non però a livello razionale, ma a livello inconscio, profondo.

Talvolta i mantra non hanno effetto perché vengono ripetuti a livello razionale, mentre le convinzioni inconsce negative lavorano a minarli. C’è insomma un retro-pensiero, più profondo del pensiero, che svolge un effetto nocebo.

4 commenti:

  1. Proprio così. E può essere disperante cercare di cambiare quelle convinzioni inconsce che sappiamo esserci anche se tentiamo in tutti i modi di occultare. Inutilmente. Da dove ci arrivano? Perchè proprio a noi? Perchè ci perseguitano? Perchè vogliono la nostra distruzione? E' terribile capirlo razionalmente, e non riuscir a far nulla per incidere veramente nell'inconscio. Dunque la domanda è: c'è un modo, e semmai qual è, per vincere il nemico dentro noi stessi?

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    1. Nella puntata di "Ai confini della realtà" di stasera, quanto mai geniale, Rod Serling imbastisce un piccolo, magistrale saggio di sociologia filmica. Che cos'è, alla fin fine, l'uomo? Al di là di tutte le convenzioni, le sovrastrutture sociali e culturali, un povero animale disposto a tutto pur di sopravvivere. Con tutte le conseguenze del caso.
      Ora, questo "eccesso di civiltà", che si è reso visibile soprattutto nell'ultimo secolo, ha avuto, dal mio punto di vista, un effetto paradosso: nel senso che in alcuni (certo non in tutti: non sono pochi quelli che ancora oggi sarebbero disposti a passare sopra il cadevere della propria madre per ottenere il loro scopo) si è prodotto una sorta di istinto contrario alla sopravvivenza, un impulso a ricercare, più o meno inconsciamente, la propria autodistruzione. Probabilmente entrano in causa anche altri fattori, che non sono qui in grado di esplicitare, e il tutto non può che essere una mera ipotesi, sempre vacillante quando si parla dei misteri dell'uomo. Ma è un tentativo di risposta che cerco di darmi al perchè la mente (razionale) lotti così duramente per respingere gli assalti di tendenze profonde che vanno in direzione contaria al bene del povero diretto interessato. E', questa, una lotta selvaggia e continua, dove la mente comprende quanto sia difficile padroneggiare un territorio soggetto a forze potenti e sconosciute.

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  2. Già Freud era rimasto sconvolto quando aveva scoperto che esiste non solo l'istinto di sopravvivenza, ma anche l'istinto di autodistruzione.
    E, allora, come fare?
    Insistere a conoscere e a riconoscere questi stati d'animo. E a contrastarli.
    E ricordarsi che ciò che oggi è inconscio un tempo è stato conscio.

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    1. Debbo però rettificare quanto sopra esposto. A mio parere e a ben pensarci, il vero problema è la mente. Se vivessimo molto più col cuore e molto meno con la mente, certi problemi non ci sfiorerebbero neanche. Non possiamo sconfiggere la paura con la mente; anzi, quella nasce da questa. Solo la forza del cuore e il sorriso interiore possono farla dileguare.

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