Primo esempio
Prendiamo il fatto che le
donne non possano diventare preti. Perché? Perché Gesù aveva scelto solo
maschi. Punto e basta.
Non c’è un ragionamento
logico, una qualche giustificazione. È una semplice imposizione. Così aveva
fatto Lui. E Lui ha sempre ragione.
Non si tiene conto del fatto
che Gesù non aveva scelto una donna tra i suoi discepoli perché, tra gli ebrei
del suo tempo, rigidamente maschilisti, le donne non contavano niente e non
sarebbero mai state accettate come maestri.
In tal modo si insegna ai
giovani a non ragionare, a non contestualizzare, a non contestare e a prendere
per comandamento ciò che dipende dalle abitudini (spesso arcaiche,spesso sbagliate)
di un tempo. L’ha detto Lui. Ipse dixit.
Anzi, ipse fecit.
Allora qualunque
corbelleria, qualunque sopruso, viene accettato. Non ci si abitua al discorso
critico, ma all’accoglienza fideistica.
Secondo esempio
Un cattolico che commette
una cattiva azione va da un prete, si confessa, dice qualche “ave maria” e non
ci pensa più. Un protestante, invece, non ha nessuno che lo assolva ed è
costretto a fare i conti con la propria coscienza.
Ecco il punto: nella cultura
cattolica non si ha mai a che fare con la propria coscienza e tutto è oggetto
di scambio tra persone, di patteggiamento. Forse saremo più leggeri, ma
certamente siamo più irresponsabili.
Così nascono i tanti
farabutti che, quando vengono presi con le mani nel sacco, non mostrano mai un
segno di pentimento o di vergogna, né segni di un lavorio della coscienza. E
così nasce il tipico carattere italiano: frivolo, superficiale, tutto dedito
all’esteriorità.
Ecco due esempi dell’inferiorità
della cultura cattolica, della sua grande corruzione. Non c’è mai un rovello
interiore, né una crescita della consapevolezza. Da noi non avrebbe mai potuto
nascere la psicoanalisi, che invece è stata a lungo osteggiata; e, ancora oggi,
non si capisce come gli italiani possano eleggere tanti mascalzoni.
Evidentemente non sono capaci di leggere negli animi degli uomini.
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