Ekagrata è parola chiave
delle tecniche di meditazione. Indica una forma speciale di concentrazione o di
attenzione in “un punto solo”, ed è il metodo con cui chi medita cerca di
superare la dispersione della mente, di bloccare il flusso mentale e di
arrestare l’attività inconscia.
La mente infatti non sta mai
ferma a lungo su un oggetto; è come una scimmia che saltella continuamente di
qua e di là. Se provate a concentrarvi su qualcosa, vi accorgerete che
l’attenzione non supera i tre o quattro secondi: subito subentrano altri
pensieri.
L’ekagrata è lo strumento
con cui si domina l’attività mentale e si ottengono i vari assorbimenti che a loro
volta sfociano nel samadhi, ossia una condizione di coscienza non-duale in cui
il conoscente e il conosciuto si fondono in un’unità.
Esercitarsi nell’ekagrata è
importantissimo ed è alla base di tecniche fondamentali, come l’esercizio dei
mantra. Senza ekagrata non c’è meditazione.
Lo stato di ekagrata è
associato a sensazioni di piacere. Quando per esempio facciamo l’amore o siamo
concentrati su un lavoro gradito, si tratta di una forma di ekagrata naturale.
Tutte le idee innovative, le
scoperte, le intuizioni, le invenzioni, le creazioni e le illuminazioni nascono
da uno stato del genere.
L’ekagrata non è semplice
“concentrazione su”, ma un “fondersi con”, un eliminare il dualismo – per
questo è un atto creativo.
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