Lo slancio a meditare nasce dalla volontà di
liberarsi dai condizionamenti – ecco perché si parla di liberazione.
Non tutti però hanno questa spinta. Molti
preferiscono rimanere nel recinto (apparentemente protettivo) delle
convenzioni, del gruppo sociale, delle idee e dei comportamenti della
maggioranza. In tal senso le religioni sono vie di massa. “Se credi in questo, se
ti adegui a queste regole, a questi comandamenti, sarai salvato…” ci vuole
poco, non ci vuole uno sforzo, segui la corrente, fai ciò che fanno gli altri.
Ma, se si segue una via comune, una strada già
aperta, un percorso già tracciato, non è detto che si giunga là dove vorremmo
andare, non è detto che si scopra qualcosa di nuovo e di interessante. È un po’
come il turismo di massa. Se si segue un’autostrada, forse si finirà in un
posto che non ci piace, che non fa per noi, e certamente si perderà il resto
del panorama e delle strade.
Con l’aggravante che, in campo religioso,
nessuno può assicurarci nulla e potremmo finire in un baratro, proprio come
succede ai ratti del pifferaio magico.
Il meditante è colui che non si accontenta del
già noto e vorrebbe aprirsi una sua
strada, o comunque verificare di persona, almeno fin dove può arrivare.
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