Quando ascoltiamo i seguaci di una religione,
di una setta, di un gruppo o di un movimento religioso, ci accorgiamo che usano
tutti uno stesso linguaggio, con teorie, parole, concetti, metafore e
spiegazioni comuni. Sono all’interno di un campo culturale, mentale, sono
infervorati e ripetono tutti le frasi di chi li ha indottrinati. Hanno imparato
a memoria la lezione. Esprimono una dottrina, non una verità.
Credono di aver afferrato qualcosa, di essere
dalla parte migliore.
Ma la parte migliore non può essere espressa
da una dottrina. La parte migliore sta nell’esperienza diretta della realtà.
Solo quando ci si libera di tutte le
interpretazioni religiose mentali, di
tutte le opinioni su ciò che è vero e sacro, di tutti i rituali e anche di
tutti i maestri - e si sperimenta
direttamente, in prima persona - si coglie la realtà.
Quel che non si sperimenta direttamente resta
un’idea, una fantasia mentale, sempre diversa dalla verità-realtà.
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