La consapevolezza – la facoltà base
di una mente meditativa – è un’arma a doppio taglio: da una parte mette in luce
le brutture di questo mondo, l’ineliminabilità delle sofferenza e della
violenza, e la natura effimera e transitoria di ogni essere e di ogni cosa, e,
dall’altra parte, proprio per queste scoperte, ci dà il senso della rarità,
della preziosità della nascita umana.
Sono due facce della stessa medaglia:
è proprio la scoperta dell’impermanenza che ci spinge a darci da fare per
comprendere che la vita e la nostra coscienza sono beni preziosi, da mettere a
frutto, da utilizzare al meglio.
La consapevolezza ci permette di
vedere la vera natura delle cose e di non illuderci di poter durare a lungo, di
essere individui consistenti e duraturi. Siamo tutti beni effimeri, vuoti a
rendere.
Dunque la meditazione, la
consapevolezza, mentre si focalizza su questi “difetti della vita”, non è una
pratica distruttiva o nichilista che ci toglie ogni speranza, ma è una pratica
che ci porta a vivere appieno ogni momento dell’esistenza.
Anche per quanto riguarda l’individualità,
la meditazione di consapevolezza ci dice che, da una parte, siamo tutti unici,
ma, dall’altra parte, ci dice che siamo tutti interconnessi, che siamo tutti la
stessa cosa, come le onde del mare – di un unico
mare.
Il nostro compito, la nostra
missione, il nostro significato consiste nel diventare sempre più consapevoli,
non per essere pessimisti, ma per vivere felicemente nel presente.
Invece, l’inconsapevolezza, l’gnoranza
e la non-attenzione, è sicuro che ci porteranno all’infelicità.
Nessun commento:
Posta un commento