venerdì 13 gennaio 2017

Al fondo di noi stessi

Il problema del credersi individui separati, ben definiti entro confini precisi, è che non solo ci separiamo dagli altri, ma anche da noi stessi. Vedendoci come tante monadi isolate, effettivamente lo diventiamo. Si tratta di un problema di dimenticanza e di alienazione.
Ma nella vita niente è così separato, isolato e definito. Apparteniamo, che ci piaccia o meno, ad un unico flusso, ad un unico campo.
Ecco perché è necessaria un’attività di riunificazione che sappia almeno vedere l’unità del tutto.
Dunque, per prima cosa, in meditazione, dobbiamo recuperare il senso dell’unione. La “nostra”consapevolezza, per esempio, non è soltanto nostra; ma è un campo comune. Noi non ce ne rendiamo conto. Comunichiamo non solo con i sensi, ma anche con un “sesto senso” che ci è dato dall’origine comune. Come quello di due fratelli o meglio di due gemelli.
Quando meditiamo, non lo facciamo solo per noi stessi e in noi stessi, ma entriamo in questo campo comune.
Poiché siamo abituati a vederci in termini di separatezza e di individualità, abbiamo perso il senso della natura origine e ci siamo dunque alienati, isolati, dagli altri – perdendo la nostra stessa interezza.
Nel fondo di noi stessi, rimane comunque questo campo comune, che ci permette di comunicare ad un livello superiore. Ma, per approdarci, è necessario scendere sotto la superficie, andare a fondo e ritrovare l’interezza.
Riuniamoci in noi stessi e andiamo a fondo. Là troveremo un altro mondo, un mondo di unità e di poteri nuovi.



                                                                                                   

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