Il Buddha visse 29 anni in un palazzo
dove tutti i suoi desideri venivano immediatamente esauditi. Ma, quando mise la
testa fuori dalle mura, ebbe uno shock.
Si accorse per la prima volta che, al
di fuori del palazzo, cioè nel mondo normale, c’erano vecchiaia, malattie e
morte. Ebbe insomma una rivelazione: che tutto è impermanente.
Questa storia è l’allegoria di una
scoperta che tutti facciamo quando usciamo dal mondo protetto dell’infanzia e
della giovinezza, quando dobbiamo aprire gli occhi sulla realtà, quando
diventiamo consapevoli della durezza della vita.
Intorno a noi, tutti invecchiano, si
ammalano e muoiono. Intorno a noi e in noi, tutto cambia continuamente ed è diretto
verso la distruzione. È un flash di terrore che ci illumina la mente. È come una bastonata.
Il nostro destino non è l’indistruttibilità,
ma la trasformazione continua… fino ad un esito che tutti conosciamo.
Trasformarsi è crescere, trasformarsi
è doloroso, trasformarsi è inevitabile.
La meditazione fondamentale è
rendersi conto di questo processo, che nessuno può fermare. Inutile cercare di
non pensarci o di darci all’evasione.
Se non meditiamo adesso, dovremo
meditare dopo – e sarà più difficile.
Il terrore si supera meditando sul
fatto che, proprio perché questo processo è inarrestabile, non si fermerà
nemmeno dopo la morte.
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