Almeno, nell’Antico Testamento
(Giobbe, i Salmi, Qoelet, ecc.), ci sono tentativi di discutere con Dio, di contestargli
preferenze, ingiustizie e cose che non vanno – atteso che sia lui il creatore
di tutto. Ma tutto questo si perde nel Nuovo Testamento, nei Vangeli e nelle
Lettere di san Paolo.
Qui non si discute più nulla, si
accetta tutto. Cade il senso critico. Si esalta solo la sottomissione e la
fede.
Proprio come succede anche nel
cattolicesimo, una religione dove la ragione viene messa a tacere. È così e basta. Chi sei tu per
discutere?
L’esempio primo viene da Gesù stesso,
che accetta una sorte orribile, non osando dissentire.
Dio dovrebbe essere come quei padroni
egocentrici che vogliono essere circondati da servi sciocchi e da cortigiani
ipocriti, che non gli dicono mai la verità, ma lo adulano soltanto?
Eppure la gloria e la funzione dell’uomo
è proprio questa: sviluppare una coscienza, criticare, discutere… se stesso e
Dio. Essere di aiuto anche a Dio.
Quando non c’è più nessuno che
contesti Dio, vuol dire che Dio è definitivamente morto.
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