Quando ci sediamo in meditazione, la
prima cosa che immobilizziamo è il corpo. Naturalmente rimangono attive le funzioni
cardiache, il respiro, i processi metabolici e i sensi.
Comunque, rimanendo fermi, ci sembra di
non avere più il corpo, che si fa silenzioso. E possiamo anche sospendere per
brevi periodi il respiro.
A questo punto, abbiamo a che fare
con le attività mentali (pensieri, ricordi, dialoghi interiori, ecc.) che
sembrano diventare ancora più vivide. Ma, a poco a poco, rimanendo fermi e
concentrandosi sul respiro, su mantra o sulla vacuità stessa, queste attività incominceranno
a rallentare.
Con ciò, noi non spariamo. Rimane il
senso dell’io, la nostra coscienza.
Ma è possibile procedere oltre. Si
può abbandonare anche il senso dell’io e avviarsi verso la consapevolezza senza
forma - ciò che soggiace a tutto, il fondo dell’essere.
Questo è il processo della
meditazione. Che è anche il processo del morire. Sì, perché alla fine – alla fine
della meditazione e alla fine della vita - ci troveremo ad essere solo questa
pura consapevolezza.
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