mercoledì 7 dicembre 2016

La consapevolezza senza forma

Quando ci sediamo in meditazione, la prima cosa che immobilizziamo è il corpo. Naturalmente rimangono attive le funzioni cardiache, il respiro, i processi metabolici e i sensi.
Comunque, rimanendo fermi, ci sembra di non avere più il corpo, che si fa silenzioso. E possiamo anche sospendere per brevi periodi il respiro.
A questo punto, abbiamo a che fare con le attività mentali (pensieri, ricordi, dialoghi interiori, ecc.) che sembrano diventare ancora più vivide. Ma, a poco a poco, rimanendo fermi e concentrandosi sul respiro, su mantra o sulla vacuità stessa, queste attività incominceranno a rallentare.
Con ciò, noi non spariamo. Rimane il senso dell’io, la nostra coscienza.
Ma è possibile procedere oltre. Si può abbandonare anche il senso dell’io e avviarsi verso la consapevolezza senza forma - ciò che soggiace a tutto, il fondo dell’essere.

Questo è il processo della meditazione. Che è anche il processo del morire. Sì, perché alla fine – alla fine della meditazione e alla fine della vita - ci troveremo ad essere solo questa pura consapevolezza.

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