Quando le cose ci vanno male è meglio
ascoltare l’invito del Buddha a rifugiarsi in sé, a farsi isola. Non si tratta
di un semplice togliersi dalla circolazione e di chiudersi in casa. Ma di un
rientrare in sé per calmarsi, isolarsi dalle influenze estranee ed indagare se
stessi e la situazione. Questa è già meditazione.
Se ci stacchiamo dalla confusione
esteriore e ci concentriamo – per esempio sul respiro -, siamo in grado di
vedere con più chiarezza che cosa succede.
Rimanere calmi e concentrati ci
permette di armonizzare corpo e mente e di esaminare i cinque skandha: corpo, sensazioni, percezioni,
mente e coscienza, per vedere in che stato sono e come reagiscono.
La respirazione consapevole, unita a
questo lavoro di osservazione, ci permette di calmarci (qualunque sia la
situazione) e di recuperare chiarezza ed energie.
Se ci sono problemi nella vita
quotidiana, è certo che si rifletteranno sui cinque skandha, dal corpo in poi. Portare la consapevolezza su tutto il
complesso psicofisico ci permette di avere un rifugio e di eliminare a poco a
poco la tensione.
Inspiriamo ed ispiriamo nel qui e
ora, ritrovando il nostro equilibrio e una visione chiara di noi stessi e degli
altri. Dall’isola si vede bene, in un unico sguardo, l’ampio panorama del
continente. Laggiù c’è la confusione e il marasma abituale. Qua c’è la calma, la
concentrazione, la consapevolezza e la tranquillità.
Contiamo i respiri o seguiamoli semplicemente. Svuotiamo la mente.
Contiamo i respiri o seguiamoli semplicemente. Svuotiamo la mente.
Non è difficile meditare, non è
complicato.
La pratica è semplice, ma i benefici
sono enormi. Non c’è bisogno di aspettare i momenti di crisi. Anticipiamoli e
fortifichiamoci ogni giorno attraverso la pratica del respiro consapevole. Portiamo
l’attenzione al corpo e alla mente, calmiamoli e superiamoli entrambi.
Al di là c’è la pace.
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