giovedì 15 dicembre 2016

Contemplare la non-nascita

Contemplare la non-nascita significa accorgersi che le cose non nascono mai. Infatti quella che noi chiamiamo nascita è solo un momento specifico di un processo che non ha avuto inizio qui e che non finirà qui. Siamo noi che separiamo e isoliamo astrattamente i vari momenti.
Quando dal latte si estrae il burro, non possiamo dire che il burro è nato in quel momento e che prima non ci fosse. C’era già prima, anche se in un’altra forma. Quando dall’acqua si forma il ghiaccio, non possiamo dire che il ghiaccio sia nato in quel momento: c’era già prima, e, quando ci sono state le condizioni adatte, si è palesato.
Lo stesso per noi. Ognuno di noi sembra apparire all’improvviso, ma c’era già prima e, quando ci sono state le condizioni propizie, si è manifestato. Quello che c’era prima in parte lo conosciamo: i nostri genitori e i loro genitori e i loro genitori, ecc. Quello che ci sarà dopo non lo sappiamo, ma sarà qualcosa di simile. Il processo infatti non si interrompe, non può essere interrotto.
La nostra vita, la nostra nascita, non può essere un’eccezione.
Per quanto si vada indietro, non c’è nessuna vera nascita: tutto è già nato e si limita a trasformarsi, ad assumere – quando ci sono le condizioni – forme diverse.

Contemplare questo flusso che coinvolge tutto e tutti è contemplare la non-nascita e, in realtà, anche la non-morte.

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