Tutti cerchiamo
di evitare la sofferenza e di ottenere la felicità: è naturale. Ma in tal modo
ci troviamo sempre in lotta contro qualcosa e in favore di qualcos'altro.
Perché non sostituire questo atteggiamento con uno di più o meno serena
contemplazione di tutto ciò che ci capita, indipendentemente dal fatto che sia
piacevole o spiacevole? In questo modo supereremmo l'atteggiamento di
evitazione, di avversione, e diminuirebbe anche la nostra infelicità.
Assumiamo un atteggiamento di curiosità,
di interesse, di esplorazione. Un po' come quello di uno scienziato che osserva
con interesse anche il bubbone, lo scarafaggio o lo sterco. Non sono cose
belle, ma sono comunque degne di considerazione. Anzi, il fatto di osservarle
con interesse ci può portare dei vantaggi in termini conoscitivi e quindi in
termini di intervento.
Il problema dunque non è quello di
sbarazzarci con ribrezzo di qualcosa, ma di essere consapevoli di tutto.
Anziché adottare uno spirito di combattimento e di chiusura (c'è un famoso
libro “religioso” che s'intitola Il combattimento spirituale), adottiamo
uno spirito di ricerca e di inclusione (non di semplice accettazione, si badi
bene).
In fondo non è possibile eliminare il
male, l'infelicità e la sofferenza. Dovremo sempre averci a che fare. Non
possiamo cambiare questo stato di cose. Non possiamo tenerci sempre il lato
positivo delle cose. La vita sarà sempre un miscuglio e un alternarsi di
felicità e di infelicità, di luci e di ombre, di chiarezza e di oscuramento, di
saggezza e di ignoranza. In noi, come in tutti... anche nei santi.
Diventiamo dei testimoni, degli
esploratori... dello spirito. E lasciamo perdere per ora i giudizi e i
preconcetti. Siamo scienziati che esaminano con il massimo interesse non solo
il metabolismo e la buona salute, ma anche le loro disfunzioni.
Nessun commento:
Posta un commento