mercoledì 13 giugno 2018

La meditazione aperta


Quando parliamo di meditazione, in realtà ci riferiamo ad un’ampia gamma di tecniche diverse. Per esempio, la meditazione sul respiro non è la gentilezza amorevole, la vipassana non è la meditazione col mantra, lo zen non è la meditazione tibetana, la meditazione sul vuoto non è l’advaita vedanta, la meditazione sulla trascendenza non è la meditazione sui suoni, e così via. Questo non esclude che i metodi possano essere alternati o usati contemporaneamente.
Una distinzione fondamentale riguarda il tipo di concentrazione e quindi il tipo di sforzo. Una meditazione aperta lascia che il soggetto sia consapevole  di tutto ciò che si affaccia alla mente, senza focalizzarsi su niente e senza escludere niente. Significa in altri termini accogliere tutto, essere consapevole di tutto.
Invece una concentrazione chiusa significa scegliere un determinato oggetto, lasciando perdere ogni altra cosa. Ma anche una stessa meditazione può essere svolta in modo aperto o chiuso. Per esempio, posso concentrarmi sul respiro così com’è o posso scegliere un determinato ritmo rigido.
Ognuno deve scegliere il tipo di meditazione che più gli è congegnale e magari provarne o alternandone più di uno. Bisogna seguire le proprie predisposizioni e i propri ritmi circadiani.
Teniamo però presente che la meta è sempre una forma di liberazione e che da un’operazione mentale forzata è difficile passare ad una liberazione molto ampia. In tal senso, il risultato ottenuto è già contenuto nel metodo utilizzato.
Esistono quindi meditazioni che possono essere considerate preliminari o preparatorie, e meditazioni di livello avanzato.

Nessun commento:

Posta un commento