Quando
ci identifichiamo (e lo facciamo abitualmente) con ciò che sentiamo e pensiamo,
siamo come banderuole al vento. Che ci fa girare come e dove vuole lui.
Ma
quando prestiamo attenzione a ciò che sentiamo o pensiamo, quando siamo
consapevoli dei nostri stati d’animo, ce ne distacchiamo, ci disidentifichiamo.
Siamo il testimone di ciò che proviamo.
Questo
semplice disallineamento ci porta per un attimo a non essere più il solito io.
Per esempio, se sono consapevole di aver paura, per quell’istante non ho più
paura, non sono più l’io che ha paura: sono il sé che osserva tutto ciò. Lo
stesso accade se sono consapevole di essere triste: se ne sono consapevole, per
quell’attimo non sono più triste. Osservo il mio io che è triste. Ma io mi
disloco altrove. Esco da me stesso.
Moltiplichiamo
questi attimi, addestriamoci ad essere semplici testimoni.
Impareremo
a distaccarci dagli stati d’animo negativi.
Alleniamoci
ad essere testimoni neutrali, distaccati, non solo del mondo, ma anche di noi
stessi. Al di fuori della sofferenza dell’identificazione con l’ego.
Se
guardiamo un film in un cinema, proviamo le emozioni che un regista vuole che
proviamo. Ma, se ci rendiamo conto di trovarci in un cinema e di guardare
semplici immagini e suoni su uno schermo, siamo fuori dall’identificazione,
siamo liberi.
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