sabato 16 giugno 2018

Religioni della vita e religioni della morte


Che comodità essere conservatori! Dev’essere bello il piacere della banalità, l’ancorarsi ai valori tradizionali (Dio, patria, famiglia, ecc.), non doversi sforzare di pensare a nulla di nuovo, mandare in pensione il cervello e...la coscienza… Tutto è stato detto, tutto è stato rivelato…
       Vediamo in azione religioni della tradizione, religioni della conservazione, religioni dogmatiche, religioni rivolte alla salvaguardia del passato, religioni reazionarie, religioni chiuse a ogni innovazione – religioni immobili, non evolutive. Religioni della paura del cambiamento.
       Ma all’inizio non erano così: all’inizio erano creative, inventavano forme nuove. Poi, a poco a poco, sono decadute, si sono isterilite, si sono mummificate e sono diventate lettera morta.
Certo, potremmo consolare l’uomo angosciato perché teme di avere un cancro dicendogli che ha un semplice foruncolo. Ma la consolazione, l’alleviamento della sua pena, sarà solo momentanea e la malattia farà il suo corso.
       Consolare con bugie o favole non solo è un rimedio, ma alla fine è l’ostacolo maggiore alla presa di coscienza che può portare alla mobilitazione delle energie e all’impegno della cura.
       Le religioni parlano di vita eterna, di anima, di immortalità, ma poi si attaccano disperatamente a corpi morti che vengono tenuti in funzione soltanto da macchinari. Oppure alle mummie. Evidentemente non credono in ciò che dicono. Chi crede in un aldilà dovrebbe accogliere la morte come la grande liberazione.
Hanno proprio perso il senso della trascendenza e credono che questo mondo sia l’unico scenario possibile. Sono proprio morte. Non sono più alimentate dallo spirito, quello che è sempre vivo e mutevole ed è presente in ogni essere vivente.

2 commenti:

  1. E se questo si insegnasse nelle scuole?

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  2. Purtroppo nelle scuole (e nelle chiese) si insegna soprattutto lo spirito di sottomissione e di ubbidienza. E' per questo che è così difficile andare avanti e innovare.

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