mercoledì 20 giugno 2018

Lo yogin divino


L’intera ricerca della felicità, con tutte le sue sofferenze,  non è che ricerca di stati d’animo positivi. Ma lo yogin che, ritiratosi in una caverna, ha imparato a raggiungere tali stati d’animo, non ha più bisogno né del mondo né delle sue esperienze.
Le fatiche, le pene, le sofferenze e tutti gli stati mentali negativi possono dunque in gran parte essere evitati. L’esperienza stessa diventa inutile se è possibile raggiungere uno stato di appagamento duraturo.
Ma basta una goccia che cade dal soffitto della caverna, un serpente o un mal di pancia per rovinare tutto. A meno che non si trovi il modo di influire direttamente sulla realtà.
A questo punto lo yogin diventa una specie di Dio che può vivere anche mille anni.
Ma ha vissuto?
Se non sperimenta l’errore e la sofferenza, ha vissuto?
Purtroppo vivere è accettare anche gli stati d’animo negativi. Anche perché, se non fosse così, non avremmo più un’idea di cosa sia la felicità – che è sempre liberazione da uno stato di costrizione.

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