venerdì 8 giugno 2018

Contemplare il mare


Quando l’anima attira a sé Dio, allora la goccia diventa mare.
                      Meister Eckhart

Il mare ti parla di terre lontane, di profondità misteriose, di ciò che non ha confine, dell’instabile, dell’inquietante, di ciò che unisce ma nello stesso tempo divide, del mistero che si cela sotto la superficie, delle bonacce e delle burrasche che scoppiano all’improvviso; ti parla di esplorazioni e di navigazioni; ti parla di fughe e di ritorni, di ribellioni, di nostalgia e di avventure.

       È dunque uno specchio dei tuoi stati d’animo, delle tue contraddizioni, ed è un simbolo dell’ambiguo, della tua realtà protesa tra l’essere e il nulla, tra amore e odio, tra pace e violenza.

La goccia d’acqua è nel mare,
il mare è nella goccia d’acqua.
                      Guru Nanak

       Dalla costa, allarga lo sguardo, senza fissare nulla di preciso. Osserva la vastità e la curvatura terrestre. Guarda l’orizzonte – il confine che ti trovi davanti e dentro e che vorresti superare.
       Non sei un semplice sguardo che osserva, non sei esterno a ciò che contempli: il vento ti accarezza la pelle, la salsedine ti entra nei polmoni, il suono delle onde ti penetra nelle orecchie...sei tu stesso una creatura del mare da cui sei emerso milioni di anni fa. Il mare è dentro di te, è nella tua stessa acqua, nelle tue stesse vene.
       Anche tu sei un’onda – un’onda che per un attimo si solleva, si gonfia, avanza e poi ritorna nel grande e comune alveo di tutte le forme di vita.
        Abbandonati per un po’ lasciando cadere la mente e il corpo. Resta immobile riempiendoti gli occhi e i sensi di questa immensità. In pochi istanti si concentrano emozioni che non potrai mai dire né scrivere.
Tutti i problemi, tutti i confini, sono dentro di te. Ma per ora tu riesci a esserne al di sopra, perché li contempli.
       Per qualche istante vivi un’esperienza di superamento e di liberazione. Mentre sprofondi nella meditazione, diventa il profondo e vasto oceano della pace.

Chi conosce il Sé varca il mare della sofferenza.
                      Chandogya Upanisad

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