Noi
diciamo che vogliamo cercare la felicità. Ma non è vero. Che cosa intendiamo
con questa parola? Se intendessimo la pace, la serenità e la tranquillità, avremmo
già tutte queste cose. Già in partenza. Basterebbe ritirarsi dal mondo caotico
in un luogo isolato, così come fanno certi eremiti, e saremmo in pace.
Ma
non è questo che vogliamo. C’è subito qualcosa che ci spinge verso l’altro e
nel mondo, una specie di istinto frenetico, ragion per cui dobbiamo lottare,
spingerci lontano o provarle tutte. Non è l’istinto della pace che ci guida, ma
l’istinto della ricerca, dell’esperienza, della passione e del desiderio. È il
desiderio di ottenimento e di soddisfacimento che ci guida.
E,
spinti da questo, non possiamo essere felici. Pensiamo che prima dobbiamo ottenere determinate cose e fare determinate esperienze,
e qui cadiamo nell’inquietudine, nell’ansia, insomma nella vita. Prima di essere felici o per essere felici, dobbiamo cercare,
sperimentare, provare, con la convinzione che solo dopo aver fatto tutte queste
cose, saremo felici.
Ma
i più restano invischiati in una vita di lotta e di sofferenza, e si
dimenticano che la pace ce l’avevano già in partenza.
Chissà
che la vecchiaia non porti un po’ di saggezza. Diminuire gli impegni e l’inutile
attivismo e trovare davvero un po’ di riposo e di calma. Sarebbe già molto.
Che
sollievo guardare i mondiali di calcio senza che ci sia l’Italia. Ci si può
rilassare, si possono guardare obiettivamente le altre squadre, non si esulta e
non ci si deprime. Soprattutto si è fuori dal mondo dell’ansia e della
delusione.
Non
dovrebbe essere un insegnamento per la vita?
È
vero che ogni tanto si vince. Ma, fate un po’ i conti tra sofferenze e gioie. E
vedrete se è conveniente.
Proprio cosi grazie
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