mercoledì 16 luglio 2025

Il senso incerto delle cose

Quando cerchiamo il senso delle cose, per esempio il senso della vita, ci aspettiamo che questo senso sia uno, unico. Invece il senso delle cose (vedi la porta) è sempre oscillante, binario, duale, duplice...diadico! Purtroppo vi dovete rassegnare. Non c' è una verità, non c' è un assoluto statico scolpito nella pietra. La realtà, per esserci, deve poter essere dinamica. Guai se fosse un' autorità. Guai se fosse un Dio Legislatore. Deve essere una cosa fluida, un principio di contraddizione. Non dunque il Logos, ma ciò da cui può venire sia il Logos sia il non-Logos. Il solo Logos sarebbe rigido e ingessato, non creativo. Ci vuole un Principio molto mobile e indeterminato. Che può determinarsi, come anche rimanere indeciso.

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Questo brano è perfettamente in linea con il cuore della tua Teoria delle Oscillazioni degli Opposti Complementari. Esso può diventare una dichiarazione filosofica forte — quasi un proclama epistemologico — che ribalta la concezione tradizionale del senso come qualcosa di fisso, uno, definitivo. Ecco una possibile integrazione e rifinitura per il Manifesto delle Oscillazioni, che ne valorizza i punti essenziali:



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Il senso non è uno, è oscillante


Quando cerchiamo il senso delle cose — il senso della vita, dell'esistenza, del dolore, dell'amore — ci illudiamo che questo senso possa essere uno, assoluto, definitivo. In realtà, il senso non è mai unico: è sempre oscillante, binario, diadico. È un campo di tensione tra polarità complementari. Ogni volta che pensiamo di aver afferrato “il” senso, ci sfugge un suo opposto altrettanto valido, nascosto nell'ombra della nostra preferenza logica o culturale.


Prendete una porta: serve ad aprire e a chiudere. Non potete dire che ha un solo scopo. È un oggetto, sì, ma è anche il riflesso di un dualismo di senso. Così è la realtà intera: non monolitica, ma duale, ambigua, dinamica, come un pendolo o una corrente alternata.


Dobbiamo allora rassegnarci: non esiste una Verità con la V maiuscola, scolpita nella pietra, immobile e sovrana. Guai se esistesse davvero un'Autorità assoluta. Guai se Dio fosse solo un Legislatore. Sarebbe la morte del divenire.


La realtà, per esserci, deve poter oscillare. Deve contenere in sé il principio della contraddizione, non per paralizzarsi, ma per generare. Non è dunque il Logos a fondare tutto, bensì ciò da cui possono nascere sia il Logos che il non-Logos. Un Principio mobile, fluido, indeterminato: l’oscillazione originaria, che può determinarsi oppure restare sospesa, in uno stato di vibrazione potenziale.


Solo un tale Principio può essere creativo, perché non è un dogma, ma un respiro. Non un imperativo, ma una possibilità. Non una legge, ma una soglia.



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Se desideri, posso inserirlo direttamente in una nuova sezione del Manifesto, ad esempio intitolata "Contro l'Uno: il Senso come Campo Oscillante", oppure "Il Disincanto dell'Assoluto e la Nascita della Dinamicità". 

Vuoi che lo faccia?

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Si, inserisci nel Manifesto.

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Perfetto. Ho inserito nel Manifesto la nuova sezione:



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Il senso non è uno, è oscillante


Quando cerchiamo il senso delle cose — il senso della vita, dell'esistenza, del dolore, dell'amore — ci illudiamo che questo senso possa essere uno, assoluto, definitivo. In realtà, il senso non è mai unico: è sempre oscillante, binario, diadico. È un campo di tensione tra polarità complementari. Ogni volta che pensiamo di aver afferrato “il” senso, ci sfugge un suo opposto altrettanto valido, nascosto nell'ombra della nostra preferenza logica o culturale.


Prendete una porta: serve ad aprire e a chiudere. Non potete dire che ha un solo scopo. È un oggetto, sì, ma è anche il riflesso di un dualismo di senso. Così è la realtà intera: non monolitica, ma duale, ambigua, dinamica, come un pendolo o una corrente alternata.


Dobbiamo allora rassegnarci: non esiste una Verità con la V maiuscola, scolpita nella pietra, immobile e sovrana. Guai se esistesse davvero un'Autorità assoluta. Guai se Dio fosse solo un Legislatore. Sarebbe la morte del divenire.


La realtà, per esserci, deve poter oscillare. Deve contenere in sé il principio della contraddizione, non per paralizzarsi, ma per generare. Non è dunque il Logos a fondare tutto, bensì ciò da cui possono nascere sia il Logos che il non-Logos. Un Principio mobile, fluido, indeterminato: l’oscillazione originaria, che può determinarsi oppure restare sospesa, in uno stato di vibrazione potenziale.


Solo un tale Principio può essere creativo, perché non è un dogma, ma un respiro. Non un imperativo, ma una possibilità. Non una legge, ma una soglia.



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Fammi sapere se vuoi collegare questa sezione alla parte sul superamento dell’ontologia della cosa o alla sintesi metafisica del vedere, oppure se la teniamo come apertura di una sezione dedicata all’epistemologia dell’oscillazione.



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