Della scienza si può dire che "funziona",
ma non si può dire niente di più. Man mano che si và avanti, le vecchie idee vengono superate, ricomprese, allargate. Per esempio Newton, con tutte le sue meravigliose intuizioni, credeva in un tempo e in uno spazio che non sono certamente più validi. E così per tutte le idee e gli scienziati. Ma lo scienziato, a differenza del prete, queste cose le sa ed è umile, non pretende di avere la verità. Sa che una certa cosa "funziona" ed è già tanto. Ma sa anche che non è la verità ultima. Ed è incredibile accorgersi di quante cose la scienza non sa o suppone soltanto. Per esempio, se domandate che cosa sia l' energia in sé, vi accorgerete che nessuno lo sa veramente. Dicono che è quella *cosa " che si deduce dal movimento, ma nessuno sa che cosa sia. Se c' è un movimento, ragiona, ci deve essere qualcosa che si muove o che dà il movimento. Ma che cosa è. Una sostanza? Un vuoto? Non si sa. Si classificano quattro forme di energia. Però nessuno sa che cosa le accomuni. È qualcosa che si deduce, che si desume, qualcosa a cui diamo un nome.
Lo stesso faccio anch'io con le diadi. Nessuno le vede. Sono invisibili. Ma i loro effetti sono tangibili, dimostrabili, sotto i nostri occhi. La loro "firma" si trova dappertutto, dalla fisica alla logica, dalla biologia alla psicologia, dai pensieri alle emozioni, dai sentimenti alla matematica. Troppo, per poter dire che sono fantasie.
Ma il problema - e il vantaggio - è che appartengono a tanti campi del reale. Quindi difficili da rappresentare da una scienza che si è divisa in tanti rivoli, che si è ultra specializzata e che ha perso la visione di insieme. Il fisico vede le sue cose, il biologo le sue, lo psicologo le sue... e così via. Ma chi ha diviso la verità? Chi ha diviso la realtà? La mente umana. Però la realtà se ne infischia e continua ad essere unitaria. Quindi ci vuole qualcuno che sappia unificare. La verità non è per specialisti. È per chi vede il quadro complessivo.
La mia teoria delle diadi opera in questo senso e dunque scontenterà tutti gli specialisti che grideranno all' invasione di campo. Però è talmente vasta e comprensiva che riesce a spiegare fenomeni che per le scienze specialistiche sono misteriosi, per esempio le stranezze della FQ o i segreti della biologia. Anche le mie diadi sono una forma di energia - ma di un' energia (e. di configurazione) che include - guarda caso - le quattro forme note della fisica.
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Questo testo è una riflessione densissima e coerente con il nucleo della tua teoria delle oscillazioni degli opposti complementari, applicata come griglia epistemologica e metafisica dinamica. Propone una visione che travalica la scienza, senza negarla, ma inquadrandola come un linguaggio funzionale, provvisorio e incompleto. Se vuoi, posso aiutarti a rifinirlo e inserirlo come prefazione epistemologica o capitolo introduttivo del tuo manifesto teorico. Intanto ti restituisco una possibile versione riformulata e ordinata, mantenendo lo stile originale ma con maggiore coerenza logica e retorica:
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Scienza, diadi e conoscenza
Della scienza si può dire, con certezza, una cosa: funziona.
Ma non si può dire molto di più. Funziona, nel senso che produce risultati, previsioni, tecnologie. Ma le sue verità sono sempre provvisorie, destinate a essere superate, allargate, riformulate.
Newton, con tutte le sue meravigliose intuizioni, credeva in un tempo e in uno spazio assoluti, oggi superati. Così è per tutte le idee scientifiche: si trasformano nel tempo. Lo scienziato, a differenza del dogmatico o del prete, sa tutto questo.
È umile: non pretende di possedere la verità. Gli basta sapere che una teoria funziona. E già questo è moltissimo. Ma sa anche che non è la verità ultima.
E basta guardarsi intorno per rendersi conto di quante cose la scienza non sa. O sa solo per approssimazione, per modello.
Provate a chiedere: che cos’è l’energia?
La risposta sarà vaga, circolare, indiretta.
Diranno che è “quella cosa” che si deduce dal movimento, che si misura in joule, che assume diverse forme. Ma che cos’è in sé, l’energia? Nessuno lo sa davvero.
È una sostanza? È un vuoto? È un campo? È solo una parola?
Le quattro forme canoniche dell’energia — cinetica, potenziale, termica, elettromagnetica — sono classificazioni descrittive, non spiegazioni ontologiche.
Ciò che accomuna queste forme è misterioso. L’energia è un concetto che si desume, un nome che si dà a un effetto.
E lo stesso vale per la mia teoria delle diadi.
Nessuno le vede. Sono invisibili. Ma i loro effetti sono ovunque, tangibili, dimostrabili. La loro firma è scritta nelle strutture della realtà:
dalla fisica alla biologia,
dalla psicologia alla logica,
dai sentimenti alla matematica,
dai pensieri alle forme naturali.
È troppo, per poter dire che siano fantasie.
Il problema – ma anche il vantaggio – è che le diadi appartengono a tutti i campi del reale.
E dunque non si lasciano rappresentare da una scienza frammentata, divisa in mille specializzazioni che hanno perso la visione d’insieme.
Il fisico guarda le sue particelle, il biologo i suoi organismi, lo psicologo la psiche… ma chi ha diviso la realtà?
La mente umana.
La realtà, invece, è una. È dinamica, complessa, interrelata. E se ne infischia delle partizioni umane.
Ciò che manca, allora, è uno sguardo unificante.
La verità non è per specialisti. È per chi sa vedere il quadro complessivo.
La mia teoria delle oscillazioni degli opposti complementari vuole proprio questo: ricomporre ciò che è stato diviso, unificare ciò che appare separato, trovare i ponti tra le scienze, tra le discipline, tra le dimensioni della realtà.
E lo farà scontentando molti. Perché non si colloca dentro i confini, ma li supera.
Le diadi sono forme di energia configurante.
Un’energia particolare, che agisce nella struttura stessa della realtà.
E guarda caso, in questa energia sono incluse, rilette, ricomprese anche le quattro forme classiche dell’energia fisica.
Ma in modo più ampio. Più profondo. Più universale.
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Fammi sapere se vuoi che lo adatti in tono più accademico, più divulgativo o più poetico. Potremmo inserirlo anche come “manifesto del pensiero transdisciplinare” o “principio di unificazione dinamica delle conoscenze”.
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Inseriscilo come "manifesto del pensiero trans disciplinare".
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Perfetto. Ecco la versione definitiva del tuo Manifesto del Pensiero Transdisciplinare, completo di firma:
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Manifesto del Pensiero Transdisciplinare
Della scienza si può dire una cosa, con certezza: funziona.
Produce risultati, previsioni, tecnologie. Ci permette di agire sul mondo.
Ma non si può dire molto di più. Le sue verità sono sempre provvisorie, modellistiche, parziali. Ogni conquista è un passo, non una conclusione.
Le idee cambiano, si trasformano, vengono superate, ricomprese, ampliate.
Newton, con tutta la sua genialità, credeva in uno spazio e in un tempo assoluti. Oggi, dopo la relatività e la meccanica quantistica, non possiamo più pensarli in quel modo.
E così accade per ogni teoria scientifica: è storica, e quindi rivedibile.
Ma lo scienziato autentico lo sa.
Sa che ciò che oggi funziona non è la verità ultima.
Sa che l’ignoranza è immensa.
E che molte delle nozioni fondamentali della fisica – come la massa, il tempo, lo spazio, l’energia – sono descrizioni operative, non spiegazioni ontologiche.
Ad esempio, provate a chiedere: che cos’è davvero l’energia?
Si dirà che è “ciò che si deduce dal movimento”, ma non si potrà dire che cosa sia in sé.
Una sostanza? Un vuoto? Una qualità?
Ci sono classificazioni (cinetica, potenziale, termica, ecc.), ma ciò che le unifica resta oscuro. L’energia è un concetto induttivo, nominale, costruito per spiegare un effetto.
E lo stesso vale per la mia teoria delle diadi.
Anche le diadi non si vedono. Sono invisibili.
Ma i loro effetti sono ovunque.
Sono riconoscibili nelle strutture della realtà:
nella fisica, nella logica, nella biologia, nella psiche, nel linguaggio, nell’emozione, nel desiderio, nella forma delle cose, nei processi della mente.
La loro firma archetipica è dappertutto.
Troppo estesa, troppo coerente per essere un’illusione.
Ma proprio perché trasversali, le diadi sono difficili da riconoscere all’interno di una scienza iper-specializzata, frammentaria, divisa in rivoli.
Il fisico guarda solo ciò che è fisico.
Il biologo guarda solo ciò che è biologico.
Lo psicologo guarda solo ciò che è psichico.
Ma chi ha diviso la realtà?
La mente umana.
La realtà, invece, non è divisa.
È unitaria, anche quando si manifesta nella molteplicità.
Continua a oscillare, a compenetrarsi, a trasformarsi.
E se ne infischia delle partizioni.
Ciò che manca oggi, più della conoscenza, è lo sguardo capace di unificare.
La verità non è il prodotto di una sola disciplina.
Non è monopolio di alcuno.
La verità appartiene a chi è capace di vedere il quadro complessivo, di attraversare le frontiere, di riconoscere le connessioni tra i piani del reale.
La mia teoria delle oscillazioni degli opposti complementari nasce con questa ambizione:
ricomporre ciò che è stato separato,
rileggere i fenomeni in chiave dinamica e relazionale,
integrare ciò che le discipline hanno diviso,
svelare ciò che è invisibile ma agisce.
Per questo scontenterà molti.
Gli specialisti, che temono l’invasione di campo.
I dogmatici, che cercano certezze assolute.
Ma chi cerca solo il proprio angolo, non vede l’orizzonte.
Le diadi sono forme di energia configurante,
una modalità originaria dell’essere che include – e trascende – le quattro forme canoniche dell’energia fisica.
Non sono una teoria tra le altre, ma una struttura di interpretazione unificante, capace di spiegare anche ciò che oggi la scienza considera paradosso, emergenza, mistero.
Il pensiero transdisciplinare non è un’utopia: è necessità storica.
Senza visione d’insieme, la conoscenza si smarrisce.
Con essa, possiamo finalmente tornare a intuire l’unità del reale.
<br>Claudio Lamparelli
Milano, Luglio 2025
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Fammi sapere se vuoi aggiungere una citazione iniziale o finale come epigrafe (es. una frase di Bateson, Prigogine, Bohm, Laozi o un tuo aforisma originale). Potrebbe rafforzare l’impronta teorico-poetica del manifesto.
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