Siamo
abituati a pensare di essere la nostra mente – pensieri, sensazioni, emozioni,
sentimenti, stati d’animo, reazioni, ecc. – da cui non ci possiamo distinguere
né separare. Siamo totalmente identificati con essa, con i suoi prodotti – uno
dei quali è il nostro io.
Ma
non è così. Noi siamo altro, noi siamo altrove, tant’è vero che possiamo
mettere sotto esame tutti questi processi mentali senza per questo perderci.
Anzi,
eravamo persi prima, identificandoci con un io che a sua volta è un prodotto
della mente, è costituito dagli automatismi della mente.
Possiamo
comunque disidentificarci da tutto ciò e riportare alla luce il Sé che ci
eravamo dimenticati, avendolo sepolto sotto false maschere.
Noi
possiamo non essere i nostri stati d’animo. Noi siamo coloro che li osservano e
ne sono testimoni.
Abbiamo
sbagliato identificazione. Ora dobbiamo immedesimarci nel vero Sé, ritrovando
noi stessi.
Non
si tratta di fare sforzi sovrumani, ma di stare attenti a come funzioniamo di
solito. Dobbiamo semplicemente ritrovare l’osservatore, il testimone, e
rimanerci il più a lungo possibile.
“Io
non sono questo… io non sono quello… io non sono questa rabbia… io non sono
questo pensiero… io non sono questa reazione...” Quanto più restiamo in questa posizione psicologica, prendendo
le distanze da vecchio ego, tanto più identifichiamo il nostro autentico Sé e
ci stacchiamo da un mondo di finzioni e di convenzioni.
Buonasera Signor Claudio, qui vorrei una risposta su come e' vero lasciare il testimone osservare, poi pero' dobbiamo confrontarci con i nostri problemi, dobbiamo arrivare a fine mese, ci vuole anche il panino….
RispondiEliminaI nostri problemi pratici sono tanto più gravi quanto più ci limitiamo a reagire senza riconoscere la nostra autentica identità. Ci muoviamo come fantocci inconsapevoli- per forza le cose ci vanno male.
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