Di
solito noi siamo così completamente identificati con il nostro io (“io sono
questa persona”) che, quando ci arrivano dei guai o quando soffriamo, non siamo
in grado di uscirne. Niente dentro di noi può aiutarci: dobbiamo aspettare che
cambi la situazione o che qualcuno ci aiuti dall’esterno.
Ma
c’è un'altra via per uscirne. Scoprire che la persona che crediamo di essere è
frutto di condizionamento e non è esattamente ciò che noi siamo. C’è un’altra
identità che può salvarci.
Dobbiamo
renderci conto che ci siamo identificati con una specie di attore, con una
maschera o con un ruolo e che, al di là, o più in fondo, c’è un’identità più
grande – il Sé – che ne è testimone. Se infatti ci si affaccia questo pensiero,
dobbiamo ammettere che “qualcuno” ne è consapevole. E chi può essere? Non l’io
che soffre, non la persona che subisce, ma colui che è in grado di esserne
testimone.
Ecco
il punto. Dis-identifichiamoci dalla persona (parola che in latino significa “maschera”)
che crediamo di essere e immedesimiamoci nel Sé che ne è testimone.
Non
è facile, e non è sempre possibile farlo o farlo a lungo, perché siamo continuamente
immersi nelle azioni, nei pensieri, nelle sensazioni e nel frastuono dell’io e
del mondo. Ma, una volta compiuta questa operazione di spostamento di identità
(dall’ego al Sé), entriamo in un’altra dimensione di pace e di calma.
Facciamolo
spesso, stabilizziamoci nell’essere, trascendiamo il piccolo ego, scopriamo
quest’altro mondo di cui ci parlano la mistica e la spiritualità. Impersonare
il Sé è impersonare la Forza universale da cui tutto deriva.
Nessun commento:
Posta un commento