mercoledì 2 maggio 2018

La dimensione del Sè superiore


Di solito noi siamo così completamente identificati con il nostro io (“io sono questa persona”) che, quando ci arrivano dei guai o quando soffriamo, non siamo in grado di uscirne. Niente dentro di noi può aiutarci: dobbiamo aspettare che cambi la situazione o che qualcuno ci aiuti dall’esterno.
Ma c’è un'altra via per uscirne. Scoprire che la persona che crediamo di essere è frutto di condizionamento e non è esattamente ciò che noi siamo. C’è un’altra identità che può salvarci.
Dobbiamo renderci conto che ci siamo identificati con una specie di attore, con una maschera o con un ruolo e che, al di là, o più in fondo, c’è un’identità più grande – il Sé – che ne è testimone. Se infatti ci si affaccia questo pensiero, dobbiamo ammettere che “qualcuno” ne è consapevole. E chi può essere? Non l’io che soffre, non la persona che subisce, ma colui che è in grado di esserne testimone.
Ecco il punto. Dis-identifichiamoci dalla persona (parola che in latino significa “maschera”) che crediamo di essere e immedesimiamoci nel Sé che ne è testimone.
Non è facile, e non è sempre possibile farlo o farlo a lungo, perché siamo continuamente immersi nelle azioni, nei pensieri, nelle sensazioni e nel frastuono dell’io e del mondo. Ma, una volta compiuta questa operazione di spostamento di identità (dall’ego al Sé), entriamo in un’altra dimensione di pace e di calma.
Facciamolo spesso, stabilizziamoci nell’essere, trascendiamo il piccolo ego, scopriamo quest’altro mondo di cui ci parlano la mistica e la spiritualità. Impersonare il Sé è impersonare la Forza universale da cui tutto deriva.

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