Ogni
tanto nella vita capita di addormentarsi. Anzi, sono più i momenti in cui
dormiamo che quelli in cui siamo svegli. Allora arriva la batosta.
Probabilmente
la batosta arriverebbe anche se non dormissimo, perché la vita non offre tanti
periodi di tregua. Ma, sicuramente, possiamo utilizzare tale sofferenza come
campanello d’allarme, come sveglia, come un mezzo per farci capire che stiamo
dormendo, che ci culliamo nell’illusione che le cose andranno sempre bene, che
a noi non capiteranno i colpi che vediamo abbattersi sugli altri più
sventurati.
Ora
tocca a noi e non possiamo più dormire.
La
prima cosa dunque è svegliarsi e capire che, in questo mondo, non possiamo
trovarci in un’oasi felice. Può essere un intervallo, niente di più. Ma non
dobbiamo dormire. Dobbiamo utilizzare i periodi di tregua per rafforzarci, per
preparare le difese, per imparare ad essere lucidi e a capire come va il mondo.
Questa è la nostra unica integrità.
Dobbiamo
capire che la vita va avanti con o senza la nostra collaborazione, che non si
ferma mai veramente, che il cambiamento, il rinnovamento e lo sgretolamento
generale e individuale non cessano mai. Siamo esseri insignificanti, come le
mosche o le formiche, ma siamo dotati di consapevolezza.
Purtroppo
non c’è un lieto fine e bisogna costruire una speranza, non sempre facile.
Perché, come dicono alcuni versi,
“La
vita è cadere e risorgere,
cadere
e risorgere,
cadere
e risorgere,
cadere
e risorgere…
fino
all’ultima caduta
nella
polvere”.
Se
siamo solo materia, tutto finisce qui. Ma se siamo anche spirito, se la materia
è a sua volta spirito solidificato, potremo accedere ad altre dimensioni.
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