In
meditazione esistono vari passi o livelli, che corrispondono a varie funzioni.
Di solito s’inizia dalla ricerca della calma e della quiete,
ottenuta spesso seguendo il respiro, ripetendo un mantra (anche in italiano,
per esempio “calma”), interiorizzandosi e approfittando della dialettica
naturale tra stati più calmi e stati più agitati. Senza calma, senza calmare il
respiro, i pensieri e le sensazioni, è difficile entrare nello stato meditativo
che all’inizio ha bisogno di un ambiente rilassato. È chiaro che questa prima
fase risponde ad un’esigenza di tranquillità di serenità e di ordine. È dunque
adatta a chi vuole uscire dall’atmosfera nevrotica e sempre indaffarata in cui
siamo costretti a vivere nelle nostre società. Qui ci vuole un salutare
distacco, un prendere le distanze da uno stile di vita che ci vuole tutti
uguali e tutti condizionati a pensare e a fare le stesse cose.
Sentire un bisogno di liberazione è il punto di partenza di
chi si dedica a questo tipo o a questa fase della meditazione. Non a caso,
anche nei testi classici, si parla di “liberazione” come meta della
meditazione. Ma la liberazione va intesa in vari sensi: da quello più pratico
di sfuggire alle ansie e ai doveri sociali prestabiliti, che sono come tante
catene, a quello più spirituale di sfuggire ai condizionamenti mentali,
psicologici e religiosi, mettendo sotto esame critico tutto ciò che ci è stato
insegnato.
Qui entriamo nel secondo passo o nella seconda fase della
meditazione. Sottoporre ad esame i pensieri, le sensazioni, i valori e gli
schemi mentali che stiamo spesso inconsapevolmente utilizzando e poi anche le
nostre reazioni automatiche. Per esempio, esaminiamo il sentimento della
rabbia: perché mi sento arrabbiato? Che cosa mi irrita? Posso evitare la mia
reazione? Anche questa è una forma di liberazione – dai solchi delle abitudini
e delle riposte condizionate. Molti sono gli stati d’animo da riesaminare e
cambiare, fra cui l’egoismo, l’avidità, l’aggressività, l’invidia, ecc.
Qui ci vuole una forma di autoindagine, che ha come scopo il
superamento e il miglioramento della nostra personalità che si è costruita a
casaccio, ripetendo vecchi schemi comuni.
Però lo scopo qual è? Lo scopo è crescere, evolversi,
puntare ad un miglioramento dell’essere umano, e non solo per il tempo della
meditazione, ma anche in modo duraturo.
Cambiare il nostro essere, liberandolo da tanti fardelli, significa
approdare a nuove dimensioni di consapevolezza, significa arrivare ad un un’uscita
dall’asfittico mondo della nostra coscienza, significa aprire uno spiraglio nel
mondo della trascendenza. E qui ci sono molti altri passi e livelli.
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