Nelle
Upanisad si parla di due “begli uccelli” che vivono sullo stesso albero: mentre
l’uno si ciba dei dolci frutti dell’albero, l’altro, senza mangiare, abbraccia
tutto con lo sguardo. Così l’ego e il Sé dimorano nello stesso corpo. Il primo
si nutre dei frutti, dolci e amari, della vita in cui è coinvolto; il secondo
contempla distaccato.
Anche
Gesù nell’episodio delle due sorelle, Marta e Maria, dice che “la parte
migliore” è il distacco silenzioso e contemplativo, la consapevolezza, la pura
testimonianza, il non-coinvolgimento.
Ma
si tratta di due condizioni di cui non possiamo fare a meno. Quello che si
consiglia è ritornare periodicamente alla contemplazione dell’essere in sé,
anziché vivere sempre dispersi nelle mille attività della vita.
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