Le
religioni nascono da un fallimento dello spirito. Che non è in grado di mantenere
le promesse fatte: il potere diretto della mente sulla materia. Allora nascono le
chiese, i mediatori sacerdotali, le sacre scritture e i rituali – tutte espressioni
di tale impotenza.
I
miracoli, le siddhi, i carismi cessano di operare. E la religione si riduce a
rievocazione o azione sociale.
Ma
la promessa e la premessa era un’altra: che lo spirito avesse la meglio sull’inerzia
della materia.
L’apertura
di un istante alimenta la speranza. La chiusura successiva fa nascere la
religione come culto di quell’attimo fuggito.
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