sabato 19 aprile 2014

Tasse religiose

Tempo di pagamento di tasse – e la Chiesa cattolica non perde tempo per riscuotere le sue. “Che cosa farebbero molte persone senza l’8 per mille dato alla Chiesa?” ci ripete incessantemente uno spot.
Risposta: incasserebbero direttamente il miliardo elargito alla Chiesa e non avrebbero bisogno di un esercito di preti, suore e insegnanti di religione che incassano i soldi ridistribuendone ai bisognosi solo una piccola parte.
In tempi di crisi come questi, il Papa, l’uomo più ricco del mondo, pretende soldi dai cittadini. E predica la povertà evangelica, senza vergognarsi.
Ma, in realtà, la “tassa del tempio” è sempre esistita: ai tempi di Gesù, tutti gli israeliti adulti erano obbligati a pagare ogni anno mezzo siclo d’argento per la manutenzione del tempio, e in genere la colletta si faceva (guarda caso) prima di Pasqua. Il che dimostra che il cristianesimo è solo la continuazione di vecchie usanze.
Gesù però non pagava. Leggiamo questo brano dei Vangeli: «“Venuti a Cafarnao, si avvicinarono a Pietro gli esattori della
tassa per il tempio e gli dissero: “Il vostro maestro non paga la tassa per il tempio?” Rispose: “Sì”. Mentre entrava in casa, Gesù lo
prevenne dicendo: “Che cosa ti pare, Simone? I re di questa terra da chi riscuotono le tasse e i tributi? Dai propri figli o dagli altri?”
Rispose: “Dagli estranei”. E Gesù: “Quindi i figli sono esenti. Ma perché non si scandalizzino, va’ al mare, getta l'amo e il primo
pesce che viene prendilo, aprigli la bocca e vi troverai una moneta d'argento. Prendila e consegnala a loro per me e per te" »
(Matteo 17, 24-27). 

Quello che Gesù vuol dire è che i “figli” di Dio non devono pagare la tassa del tempio. Quindi, non la pagate. Oppure andate a pescare e date alla Chiesa la prima moneta che troverete in bocca ad un pesce. Ve lo insegna Gesù.

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