Poiché lo scopo della vita è
apprendere e crescere, e poiché siamo esseri in evoluzione, qualsiasi
avvenimento può essere utile allo scopo, positivo o negativo che sia. Vivendo
in un mondo duale, non possiamo sfuggire all’alternanza di eventi positivi e negativi;
nessuno può vivere solo esperienze piacevoli. È dunque necessario trarre
lezioni sia dalle gioie sia dai dolori.
Naturalmente, più stiamo
attenti a ciò che ci succede, e più riflettiamo, più impariamo dalle lezioni
della vita. L’importante è non cascare sempre negli stessi errori e non fare
sempre le stesse cose. Bisogna progredire, altrimenti l’esistenza non è servita
a niente.
Purtroppo, la vita non può
dare più di tanto: nascite, morti, amori, malattie, successi, sconfitte… Per
fortuna, poiché siamo immersi nel tempo, passiamo da un’età all’altra, e questo
ci permette di vedere le cose da una prospettiva che cambia sempre.
Esistono due livelli di
esperienza: quello orizzontale in cui conosciamo il senso degli avvenimenti e
il lato psicologico di noi stessi e degli altri; e quello verticale in cui sperimentiamo
il nostro sé – che non è più l’io condizionato, ma la nostra stessa anima.
Il sé, a differenza dell’io,
non è immerso nel tempo e nello spazio. Se riusciamo a concentrarci su questa
nostra anima, scopriremo che non è legata al tempo, nel senso che rimane se stessa
anche con il trascorrere degli anni e delle età (pur modificandosi) e che
rimane se stesa anche se ci spostiamo da un luogo all’altro.
Se ripetiamo i più possibile
questa esperienza di “rammemorazione”, di “immedesimazione” o di “meditazione”,
consolideremo la nostra anima – la parte di noi che potrà restare dopo la
morte, ossia dopo la fine del tempo e dello spazio che ci sono familiari.
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