Una volta si credeva che
esistessero demoni, i quali potevano possedere gli uomini oppure creare malattie,
incidenti o disturbi di ogni genere. Le religioni antiche sono piene di santi
che lottano contro i diavoli. E ancora oggi esistono gli esorcisti.
Ma oggi i demoni prendono
altri nomi: si chiamano nevrosi, psicosi, paranoia, schizofrenia, ansia, angoscia, stress, panico, ecc. Esistono anche demoni più moderni: la pubblicità, le
tecniche di persuasione di massa, la pubblica opinione, il lavaggio del
cervello, il condizionamento, ecc. Ciò che li accomuna è l’idea che ci sia un
agente esterno che si impadronisce dell’anima dell’individuo. Possessioni,
appunto.
Però, noi possiamo essere
posseduti o condizionati da un agente esterno solo se gli lasciamo varchi
aperti. Nessuno è così forte da impadronirsi della nostra anima se noi la presidiamo.
Se invece lasciamo agli
altri il controllo della nostra mente, saremo solo strumenti in mani altrui.
Può sembrare che questo
abbia poco a che fare con la religione, ma può esserci una religione che non
sia scienza dell’anima?
Un tempo si pensava che per
essere religiosi si dovesse adorare Dio, fare sacrifici (sacro = sacrificio),
essere caritatevoli, amare gli altri e lottare contro i desideri del corpo. Ma
tutto ciò non ha prodotto uomini migliori; e oggi si pensa che ci voglia
qualcos’altro.
Che cosa?
La consapevolezza.
A che serve per esempio
l’amore se non si è consapevoli? Si può amare come certi genitori che
impediscono ai figli di crescere, che vorrebbero condizionarli in ogni cosa. E
si può essere molto caritatevoli e rinunciare ai propri averi, ma non per
questo si risolveranno i problemi sociali che stanno alla base della povertà.
Insomma, più importante di
tutto è la consapevolezza. E, per essere consapevoli, è necessario custodire la
propria mente, ossia verificare continuamente che cosa vi entra, quali siano le
nostre convinzioni, quali siano i nostri condizionamenti e che cosa producano i
nostri comportamenti.
Essere consapevoli. Non
procedere come tanti automi.
Nel libro "L'arte della serenità", si riporta un passo del Dhammapada che dice: "Precorsi dalla mente sono gli elementi, originati dalla mente, creati dalla mente: chi parla o agisce con mente serena, la felicità lo accompagnerà aderente come un'ombra". Bellissimo. Dunque la mente, se non erro, come creatrice di realtà. Ma da altre tradizioni filosofiche e sapienziali (per esempio il Taoismo) sappiamo che l'uomo deve mantenersi il più possibile aderente alla realtà, non deve fabbricarsene una sua, dipingersene una diversa o migliore, magari lasciando briglia sciolta all'immaginazione. Ora, se però è la stessa mente che "crea" la realtà, nel senso per esempio che la interpreta e le dà un significato, da questo garbuglio come si esce? La mia è un po' una battuta, ma con un fondo di serietà. Difatti temo (o forse mi sbaglio?) che il mistero dell'esisitenza debba ancora trovare qualcuno (e a questo punto, chissà mai se lo troverà) capace di avere la chiave per aprire tutte le porte.
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