mercoledì 30 aprile 2014

Due concezioni di Dio

Qualcuno crede che Dio sia solo bene e amore, che ci protegga tutti, che entri (ed esca) dalla storia, che si debba pregarlo per ottenere favori, grazie e concessioni, e così via… insomma la solita idea del Divino – il mercato delle vacche applicato all’Infinito.
L’altro Dio è il Principio delle cose al di là della mente, al di là del dualismo bene-male, giusto-ingiusto, amore-odio, ecc. Questo secondo Dio non può essere pensato, ma può essere in qualche modo intuito nel momento in cui ci rendiamo conto che il primo Dio è solo un idolo immaginato dalla mente, secondo criteri del tutto umani che nulla possono aver a che fare con la Trascendenza.

Quando non crediamo più a quel primo Dio, partorito da una mente infantile, possiamo afferrare per un istante che la nostra stessa consapevolezza è l’espressione più diretta del vero Dio.

La custodia della mente

Una volta si credeva che esistessero demoni, i quali potevano possedere gli uomini oppure creare malattie, incidenti o disturbi di ogni genere. Le religioni antiche sono piene di santi che lottano contro i diavoli. E ancora oggi esistono gli esorcisti.
Ma oggi i demoni prendono altri nomi: si chiamano nevrosi, psicosi, paranoia, schizofrenia, ansia, angoscia, stress, panico, ecc. Esistono anche demoni più moderni: la pubblicità, le tecniche di persuasione di massa, la pubblica opinione, il lavaggio del cervello, il condizionamento, ecc. Ciò che li accomuna è l’idea che ci sia un agente esterno che si impadronisce dell’anima dell’individuo. Possessioni, appunto.
Però, noi possiamo essere posseduti o condizionati da un agente esterno solo se gli lasciamo varchi aperti. Nessuno è così forte da impadronirsi della nostra anima se noi la presidiamo.
Se invece lasciamo agli altri il controllo della nostra mente, saremo solo strumenti in mani altrui.
Può sembrare che questo abbia poco a che fare con la religione, ma può esserci una religione che non sia scienza dell’anima?
Un tempo si pensava che per essere religiosi si dovesse adorare Dio, fare sacrifici (sacro = sacrificio), essere caritatevoli, amare gli altri e lottare contro i desideri del corpo. Ma tutto ciò non ha prodotto uomini migliori; e oggi si pensa che ci voglia qualcos’altro.
Che cosa?
La consapevolezza.
A che serve per esempio l’amore se non si è consapevoli? Si può amare come certi genitori che impediscono ai figli di crescere, che vorrebbero condizionarli in ogni cosa. E si può essere molto caritatevoli e rinunciare ai propri averi, ma non per questo si risolveranno i problemi sociali che stanno alla base della povertà.
Insomma, più importante di tutto è la consapevolezza. E, per essere consapevoli, è necessario custodire la propria mente, ossia verificare continuamente che cosa vi entra, quali siano le nostre convinzioni, quali siano i nostri condizionamenti e che cosa producano i nostri comportamenti.
Essere consapevoli. Non procedere come tanti automi.


martedì 29 aprile 2014

La lezione dei sogni

A volte facciamo dei sogni pieni di emozioni, di nostalgia, di amore, di intensissimi sentimenti e di passioni, tutti a tinte forti. Poi ci svegliamo e ci troviamo in una realtà arida, povera, misurata, limitata, a tinte lievi e grevi, e capiamo che può esistere un altro piano di realtà, dove la vita ha ben altri toni e dimensioni.

Anche questo ci fa pensare che possa esistere un altro mondo o altri mondi, dove si svolga una vita superiore. I tibetani dicono che, dopo la morte, saremo dotati di una mente sette volte più potente di quella attuale. Speriamo, perché quella attuale ci dà poco.

lunedì 28 aprile 2014

Il Tao e la Divina Provvidenza

Mi è stato domandato se se si possono accostare Tao e Divina Provvidenza.
Ho risposto:
Se per Provvidenza intendiamo una Provvidenza imparziale che dà a tutti, sì. Ma, se intendiamo, una Provvidenza che interviene ex post, magari compiendo miracoli e prodigi, no. Nel Taoismo è l’uomo che, adeguandosi alle leggi di natura, provvede a se stesso e fa la differenza – una differenza che lo porta per esempio ad essere più felice o a vivere più a lungo.

Il saggio taoista la Provvidenza se la fa da sé.

Il potere delle convinzioni

Tra le cose vere e quelle false, tra realtà e irrealtà, ci sono eventi che diventano veri nel momento in cui si crede loro. Se per esempio io credo che il gatto nero mi porti sfortuna, nel momento in cui questo animale mi attraversa la strada, dentro di me si forma la convinzione che mi succederà qualcosa di negativo. Questa convinzione mi creerà uno stato d’animo di timore e di insicurezza, che sarà la base di un comportamento incerto e pauroso. E chi è intimamente incerto e pauroso, chi si aspetta qualcosa di male, è più probabile che subisca o determini egli stesso un evento negativo. Perdendo la sua sicurezza e la sua spontaneità, commetterà un errore o incapperà in un incidente.
Analogamente, un guidatore sicuro di sé avrà meno incidenti di un altro incerto e timoroso, che si aspetta ad ogni passo un infortunio, magari perché un gatto nero gli ha attraversato la strada.
Se invece io non sono superstizioso, non perderò la mia sicurezza, e guiderò come sempre.
Si tratta di una paura che si auto-avvera, di uno stato d’animo che predispone ad una determinata evenienza.
La stessa cosa avviene quando si crede alle maledizioni, alle fatture, al malocchio o alla iettatura, oppure quando qualcuno avrà minato la mia naturale sicurezza inculcandomi la convinzione che sono un incapace. Il credere a queste cose mi renderà più vulnerabile, più soggetto a sbagliare; e sbaglierò.
La mente mi influenza in modo da favorire determinate conseguenze, nel male e nel bene. Anche l’effetto placebo delle medicine agisce nello stesso modo: non è la pastiglia finta che agisce, ma la convinzione che mi sono fatto dei suoi effetti.
Ogni convinzione profonda e radicata, ogni fede, agisce sulla psiche e quindi sul comportamento. Ciò in cui si crede non diventa vero perché ci si crede, ma esplica comunque effetti reali. L’anima modella in tal modo il nostro mondo.
Ecco perché è così importante curarla attentamente come fosse un bambino o una pianticella. La persona che sarà o il frutto che produrrà dipende anche dalle nostre cure.

Questa attività di cura, basata su sensibilità ed attenzione, è già una forma di meditazione – una meditazione che si trasformerà in uno stato d’animo capace di produrre potenti effetti.

domenica 27 aprile 2014

La violenza del sacro

Che la violenza appartenga al sacro ce lo dice la nostra osservazione oltre che un’infinità di miti della creazione e la stessa scienza moderna – che parla di un Dio che pone in essere il cosmo attraverso un’immensa esplosione, un’esplosione che continua a propagarsi anche oggi.
Di questa esplosione apocalittica noi siamo i prodotti e quindi non possiamo non albergare istinti di violenza, che difatti si ritrovano in ogni nostro comportamento: dalla guerra alla concorrenza, dalla competizione all’amore, dallo sport alla politica, ecc.
D’altronde, prendiamo in considerazione le vicende dei grandi fondatori di religioni, per esempio Mosè, Gesù e Maometto: non hanno dovuto sempre combattere? E uno non è stato anche crocifisso?
E le nostre esistenze? Non sono una lotta continua?

Non è dunque possibile eliminare la violenza, il “male”, senza bloccare l’intero processo espansivo ed evolutivo. Bene e male, pace e guerra, vita e morte, calma e agitazione, silenzio e rumore, animano e animeranno sempre ogni nostra azione. Sono le leggi di un Dio che è tutto tranne che pacifico.

L'insopportabile pesantezza dell'esserci

Gli avvenimenti di questi giorni dimostrano che la Chiesa non è che una sacra rappresentazione, una rappresentazione del sacro. Uno spettacolino, un insieme di cerimonie, dove tutto è riportato in ambito desolatamente umano e niente rimanda alla trascendenza.
Il Dio che si fa uomo è in realtà l’uomo che cerca di farsi Dio, ma non ne ha le capacità, e quindi si riduce a mimare, a rappresentare il sacro come immagine: un rito, appunto, privo di autenticità e di profondità. Fra l’altro induce a credere che la trascendenza sia rappresentabile con questi poveri mezzi, gli stessi del paganesimo: statue, processioni, dipinti, ecc.
Ma chi assiste a queste cerimonie che cosa ne ricava? Ciò che ne ricava anche chi assiste a una partita di calcio?
Che cosa dovrebbe suscitare una cerimonia di santificazione? E i dipinti sacri e le musiche sacre? Tutto questo dà un’idea di religiosità o porta semplicemente al culto dell’esteriorità?
Se non si passa dall’interiorità, dove si troverà la sede del sacro?
Quello che è evidente è che la religione ricorre agli stessi mezzi che depreca: oggi, se un avvenimento non è mediatico, passa inosservato. E perciò bisogna suonare la fanfara e utilizzare tutti i mass media. È inevitabile che si perda interiorità e spiritualità.
Papa Wojtyla è stato in vita un buon attore. Ma lo è anche da morto. E ha dato l’impressione che, oggi, fare il Papa significhi soprattutto recitare una parte. Francesco sta imparando, ma non è altrettanto portato all'istrionismo.
Quello che colpisce, in questa vicenda della canonizzazione di massa, è l’inerzia, anzi la sottomissione dei mass media. Radio e televisioni hanno fatto a gara per elogiare, magnificare e cantare le lodi, senza un minimo di senso critico. Quando si tratta di politica, si mettono a confronto le varie voci. Ma quando si tratta di religione, in Italia, c’è un’unica voce, un unico pensiero, un unico conformismo. È possibile che nessuna radio e nessuna televisione abbia organizzato un programma che facesse sentire qualche voce dissonante? Eppure, Papa Wojtyla è stato un gran reazionario, un uomo di destra, che ha affondato le aperture del Concilio Vaticano. E che dire del suo amore per i dittatori sudamericani e la lotta contro la teologia della liberazione?
Per fortuna che esistono la Rete e i blog come questo – l’unico rifugio della critica e della libertà di pensiero.


sabato 26 aprile 2014

L'amore incondizionato

Forse il miglior esempio di amore incondizionato e totale, senza remore, è quello del cane verso il padrone. Puoi picchiarlo, puoi abbandonarlo, puoi torturarlo, ma lui ti amerà sempre.
Però, attenzione, si tratta di un comportamento dovuto ad un rigido condizionamento, dovuto alla struttura gregaria della società canina, al fatto che il cane deve assoluta ubbidienza al capo branco.
Questo ci deve far sospettare della vera natura dell’amore. Che non è, come ci viene raccontato, un sentimento di generosità pura, ma un sentimento che nasce dal condizionamento ricevuto. Non una scelta, ma un obbligo, con cui la natura ci costringe ai suoi fini riproduttivi.
È per questo che un grande come il Buddha escludeva rapporti troppo affettivi tra lui e i suoi seguaci. Come dire: attenti alle trappole.
E l’amore, quando non è scelto (ma quando è scelto?) è la più grande trappola costruita dalla natura.



I fasti della Chiesa

Insieme al calcio e alla politica, l’argomento più trattato dai nostri mass media è la Chiesa: non solo i riti e le cerimonie, non solo la vita di preti e suore celebri, ma anche la vita, le gesta e le glorie dei Papi.
Ormai ogni Papa dichiara santo il predecessore, e quindi non c’è più sorpresa. Volete che il prossimo Papa non dichiari santo l’attuale Papa Francesco? Dunque preparatevi a continue orge papaline.
Con tutto questo interesse per la Chiesa, non ci si immaginerebbe che l’Italia sia uno dei paesi più corrotti d’Europa. Ma la verità è che l’italiota non ha nessun interesse per la spiritualità, per la moralità o per la coerenza tra fede e comportamento. Per lui essere cattolico significa solo essere un ammiratore di quelle sacre rappresentazioni, di quelle continue coreografie che la religione gli ammannisce a ogni pie’ sospinto.
Lo spettacolo funziona anche a livello internazionale, visto che arrivano frotte di turisti dall’estero. Evidentemente, per loro, andare a Roma, è meglio che andare al cinema. In effetti nessun’altra religione è così capace di allestire a getto continuo cerimonie “religiose”.

Pare che a Roma, in queste occasioni, una camera arrivi a costare fino a 2000 euro. E questo sì che è il vero miracolo della Chiesa – un miracolo per cui gli italiani la amano tanto. Se non è la moltiplicazione dei pani e dei pesci, poco ci manca – è la moltiplicazione degli euro.

venerdì 25 aprile 2014

La via della natura


Un lettore mi domanda come sia possibile seguire la via della natura indicata dal Taoismo. Già, non è facile, soprattutto in un mondo come il nostro che ha fortemente alterato la natura e i ritmi naturali, al punto da rischiare la propria estinzione. Infatti, una cosa è certa: che chi si oppone alla natura finisce per distruggere se stesso.

Ma che cos’è la natura? Innanzitutto esistono due nature: quella esteriore, fatta di ambienti naturali, e quella interiore, quella soggettiva di ognuno di noi. Se io distruggo le foreste, inquino i fiumi e i mari, consumo risorse naturali non ricostituibili e immetto nell’aria una gran quantità di Co2, quello che mi preparo è un mondo infernale. Ma lo stesso vale per la mia natura interiore: se vado contro le mie predisposizioni e i miei desideri, è sicuro che vivrò molto male e sarò un alienato. Ovviamente, per conoscere questa mia seconda natura, dovrò cercare di capire chi sono, come sono fatto e quali sono le mie esigenze. È l’antico e sempre valido: “conosci te stesso”. E qui cascano molti asini, che non sanno minimamente chi sono e si limitano a seguire le indicazioni altrui. Spesso credono di essere quello che non sono.

I maestri taoisti ci dicono di non fare sforzi contro natura, ossia di non compiere azioni in contrasto con i processi naturali in atto. Ma anche qui occorre affinare la propria sensibilità, la propria intelligenza, in modo da capire che cosa stia succedendo in un certo momento a noi e a chi ci circonda. Capire il mondo, tastare il polso della situazione. Perché non esistono solo i ritmi e i processi naturali, ma anche quelli sociali, politici e storici. Di questi bisogna tener conto come di tutti gli altri, se non si vuole sbagliare. È per così dire una “terza natura”, altrettanto importante delle prime due.

Il Taoismo non ci dice che le cose capitano per caso, ma che ci sono leggi precise per tutti questi tre ambiti. Leggi che bisogna seguire e conoscere. È dunque essenziale essere sempre consapevoli di ciò che sta succedendo, dei processi che sono in atto. Se non lo si fa, si sbaglia.

La legge che presiede tutte le altre è quella della complementarità degli opposti, rappresentata dal simbolo dello yin-yang. Questa legge ha creato l’universo e dirige ogni azione nei tre campi, nelle tre nature. Se per esempio è in atto un ciclo di crescita, possiamo compiere determinate scelte e possiamo anche prevedere che più o meno presto ci sarà il raggiungimento del culmine e poi inizierà il ciclo di decrescita. Non è questo in cui ci troviamo oggi?

Non compiere sforzi non significa non fare nessuna fatica, ma non opporsi al ciclo e al processo in atto. Se è inverno, è inutile che semino. Ma, quando verrà il momento di seminare, dovrò impegnare tutte le mie energie.

Per approfondire la modernità del taoismo, Fritjof  Capra, Il Tao della fisica, Adelphi, 1982. 

 

giovedì 24 aprile 2014

L'attenzione di Dio

Dunque, in Val Camonica, un ragazzo di 21 anni è morto per il crollo di una gigantesca croce innalzata in onore di Papa Wojtyla.
Che sia un altro miracolo del Papa che vogliono far santo? Oppure è un miracolo che va sottratto a quelli necessari per essere dichiarati santi? Un non-miracolo?
Purtroppo, qualcuno crede ancora che Dio sia una specie di Padre protettore che si preoccupa dei suoi figli terreni e fonda religioni e Chiese, e fa miracoli. E quindi ad un’idea buffonesca della Divinità si aggiunge un’idea buffonesca della santità.
L’anima pagana del cristianesimo vive ancora di grandi opere: chiese, monumenti, statue, rituali faraonici e innumerevoli croci che deturpano ogni angolo del paese, ogni cima montana. Quasi tutte di cattivo gusto, ma accomunate da una convinzione: che più grande è l’opera più grande è il merito di chi la costruisce.
È un’idea antica quanto il mondo. Chi non capisce niente di Dio, chi non ha consapevolezza, chi è tenacemente materialista, chi non ha la minima spiritualità, crede di potersi ingraziare il Divino con opere concrete. Non si può comprare tutto con i soldi?
Bodhidharma, un maestro zen, fu interpellato un giorno dall’imperatore che aveva finanziato i monaci e i monasteri. I ricchi, infatti, credono sempre che basti pagare per garantirsi un buon posto nell’altro mondo o una rinascita favorevole.
“Che meriti ho acquisito?” domandò l’imperatore.
“Nessuno.”
“Ma che cos’è il sacro?”
“Un grande vuoto.”
“Allora, chi c’è qui, davanti a me?”

“Non lo so.”

L'Io e il Sé

L’Io è la persona che conosciamo e con cui ci identifichiamo abitualmente (io mi chiamo così e così, e sono fatto così e così), ma è solo una parte di ciò che siamo, perché esiste una parte inconscia che non conosciamo e che non controlliamo. La parte inconscia, l’inconscio, è quell’insieme di impulsi, di desideri e di motivazioni che ci dirigono senza che ce ne rendiamo conto. Noi conosciamo l’io, le sue manifestazioni, il suo ordine, il suo linguaggio e la sua razionalità. Ma ci sfugge tutto il resto: quella specie di bozzolo che ci avvolge e che è sempre a priori rispetto al nostro sforzo di scandagliarlo. Quando cerchiamo di conoscerlo, scopriamo che è un po’ come cercare di afferrare la propria ombra.
Il Sé è l’insieme della parte coscia e della parte inconscia, è la totalità. E in esso è anche compresa la parte superconscia. Conoscere la parte inconscia è molto difficile, richiede tempo ed è possibile solo parzialmente. Il soggetto, infatti, non può essere fatto a sua volta oggetto. Con che cosa si conoscerà ciò che conosce? si domandava l’Upanishad. Il Sé superconscio può essere conosciuto solo essendolo, solo personificandolo. Ma il problema è che si trova nella zona inconscia.
È un po’ come se il nostro essere avesse la forma di una montagna. La parte bassa è la zona conscia e razionale, quella in cui abitiamo tutti i giorni. Poi viene la parte inconscia che è difficilmente accessibile. E, infine, in cima si trova la parte superconscia, quella che vorremmo scandagliare. Purtroppo, per giungere in vetta, dobbiamo passare per la terra dell’inconscio.
Passare per questa terra è molto pericoloso, perché lì c’è l’origine di ogni nostro contrasto e di ogni nostra irrazionalità e a-razionalità. Lì ci sono anche i materiali rimossi dalla nostra ragione e gli impulsi più primitivi. Entrare là dentro significa precipitare nel caos e nella follia. Bisogna dunque trovare un passaggio, una via, che ci permetta di evitare i pericoli e di procedere verso la cima della montagna. Come fare?
Poiché ciò che conosciamo, ogni nostra “immagine”, è in realtà non qualcosa che si riflette dentro di noi, ma qualcosa che ricostruiamo noi stessi, bisogna utilizzare come via e passaggio proprio queste nostre immagini, considerandole in parte anche riflessi della nostra mente superconscia. Se per esempio chiudiamo gli occhi e rievochiamo agli occhi della mente una di queste immagini, possiamo utilizzarla come un traghetto che ci porti sull’altra riva, quella del superconscio, dato che una sua parte – la sua luce – proviene proprio da quella vetta.
Tra le immagini più utilizzate c’è quella della luce. A occhi chiusi possiamo vedere verso il centro della fronte una luminosità, un punto luminoso (fovea) che possiamo considerare proiezione e simbolo della luce della vetta, della verità, della conoscenza, di Dio o della Trascendenza. Se vi penetriamo sempre più profondamente, riusciamo a saltare la pericolosa zona inconscia e incamminarci verso l’alto, senza peraltro illuderci che ciò che si cerca sia qualcosa di fisso e di definitivo.

L'obiezione di coscienza di chi non ha coscienza

All’ospedale san Martino di Genova, un medico, obiettore di coscienza, si è rifiutato di assistere una ragazza che aveva assunto le pillole “del giorno dopo” per interrompere la gravidanza e che doveva sottoporsi all’ecografia per valutare l’esito dell’operazione. A questi comportamenti giungono i medici cattolici che, con il sostegno della Chiesa, si dichiarano “difensori della vita”. Non vogliono saperne nulla, se ne lavano le mani. E stanno rendendo di fatto impossibile applicare in molti ospedali la legge sull’aborto.
Lo Stato dovrebbe intervenire.
Come dicevo, i cristiani, fin dalle origini, sono stati i grandi nemici delle istituzioni statali. Hanno una coscienza per obiettare, non per curare. L’errore è stato quello di introdurre l’obiezione di coscienza. Se la una religione vietasse di curare, per esempio, chi ha una determinata malattia, gli ebrei o le donne bionde, noi lo faremmo lavorare in un ospedale pubblico?

Le coscienze possono essere tante. Ma un medico giura di curare chi ne ha bisogno, non soltanto chi la pensa come lui.

mercoledì 23 aprile 2014

La morte di Dio

Le religioni, con la loro pretesa di “rivelare”, sono il più grande tradimento della Trascendenza. In principio fu il Verbo?... come se la parola detta ed esplicitata una volta per tutte non fosse quanto di più lontano ci sia dal Divino, come se i comandamenti e i dogmi fissati una volta per tutte non fossero quanto di più lontano ci sia dalla Fonte di acqua sempre fresca, dall’origine di una viva, cangiante e molteplice Creatività.
La Parola detta una volta per tutte, escludendo e rimuovendo ogni altro significato, è la fine della Creatività, con il suo continuo cambiare e trascorrere, con la sua capacità di rinascita, di resurrezione e di fecondazione.
Il Dio rivelato è la fine del Divino, come apertura e novità. Non è la “buona novella”, ma la cattiva. In tal senso il mito cristiano è il mito della morte di Dio.

Guardiamoci dunque dalle religioni con il loro raggelante Dio che si rivela. Quello non è il Dio dei vivi, ma il Dio dei morti.

martedì 22 aprile 2014

"Chiedilo a don Matteo..."

Perché il Vaticano ha voluto una legge che vietasse la fecondazione eterologa, una legge che è stata dichiarata incostituzionale.
“Chiedilo a suor Maria…”
Perché in Italia non si riesce ad avere una legge sulle unioni civili.
“Chiedilo a don Antonio…”
Perché ci sono tanti medici che avanzano l’obiezione di coscienza, rendendo difficile l‘interruzione di gravidanza.
“Chiedilo a don Guido…”
Perché è stata ritardata la diffusione nelle farmacie della pillola RU486.
“Chiedilo a don Mario…”
Perché non si riesce ad avere il divorzio in tempi accettabili...

Chiedilo a molti come sarebbe migliore la vita nel nostro paese senza le continue interferenze della Chiesa cattolica.

Chiesa e senso dello Stato

Tutto sommato, nella Roma pagana c’era molto più rispetto verso i culti e le altre religioni di quanto ci sarebbe stato, in seguito, nella Roma cristiana. I cristiani furono perseguitati non per la loro fede, una delle tante che provenivano dall’Oriente, ma perché si rifiutavano di riconoscere l’autorità imperiale.
L’odio del cristiano verso lo Stato fu sempre la caratteristica di questa religione, tant’è vero che, quando il cristianesimo, con Costantino, divenne a sua volta religione di Stato, finì per dare il colpo di grazia all’impero romano. E, da quel momento, il ruolo del Papato fu in concorrenza con quello dell’imperatore.
Là dove la Chiesa è potente, lo Stato non conta niente. O deve comunque fare i conti con questa Potenza straniera, con questo vero e proprio Controstato. Soprattutto nella versione cattolica.

La riprova è l’Italia, il paese della sede del Papato, dove i cittadini cristiani ancora oggi non hanno senso dello Stato. Anzi, lo odiano.

lunedì 21 aprile 2014

Sorella povertà

Mentre il Papa predica per indurre i religiosi a stili di vita sobri, apprendiamo che il cardinale Tarcisio Bertone, ex segretario di Stato sotto Benedetto XVI, si sta ristrutturando un super attico da 700 metri quadri, dove andrà ad abitare con ben tre suore al suo servizio. E non è un caso isolato: i “principi della Chiesa” si trattano molto bene. Chissà con quali mezzi. Da dove vengono le loro ricchezze?

E la gente dà soldi alla Chiesa, credendo che aiuti i poveri.

Angeli e demoni

Tra sonno e veglia, tra vita e morte, tra silenzio e parole, tra coscienza e incoscienza, tra noto e ignoto, tra immanenza e trascendenza, tra presenza e assenza, tra consapevolezza e inconsapevolezza, tra conscio e inconscio, tra Io e Sé… questo è lo stato intermedio dell’uomo. Il bardo dei tibetani. Questo è lo stato della nostra realtà, mai del tutto consapevole e spesso dominato da pulsioni inconsce o dalla fredda coscienza razionale.
In realtà, bisogna lasciarsi alle spalle da una parte gli istinti belluini della foresta e dall’altra la coercizione della ragione che, per comprendere, deforma e toglie ogni possibilità di trascendenza, di ulteriorità di senso.
Nietzsche diceva che l’uomo è “un animale non stabilizzato”. Per forza, è un animale in evoluzione, ancora a metà strada tra un animale, del tutto o poco cosciente, e un uomo più evoluto e con una consapevolezza più comprensiva.
Ecco perché dall’uomo possiamo attenderci sia le peggiori nefandezze, sia un comportamento angelico.
Ma dobbiamo toglierci dalla testa l’idea che si possa accedere a stadi più elevati solo attraverso il pensiero e la razionalità o annegando nelle pulsioni dell'inconscio. Ci si arriva attraverso uno stato d’animo ultraconsapevole. Noi non possiamo arrivare a capire un senso, che è su un altro piano rispetto al pensiero razionale e all’abituale coscienza duale.
Uno stato d’animo è uno stato dell’anima. Infatti solo l’anima può comprendere se stessa. E questo stato è già trascendenza.
Perché diciamo “anima mia” a una persona che amiamo? Perché in quel momento lei ci suscita un certo stato d’animo, un certo stato dell’anima; ci tocca una corda, ci stimola un complesso di sensazioni e di pensieri che prima non avevamo. Tutto avviene in un istante: un istante prima non c’era e poi compare – senza sforzi da parte nostra.

Non un senso razionale. Ma un senso, sì, ultrarazionale. Così è per gli stati meditazionali.

domenica 20 aprile 2014

Odi religiosi

I nostri fondamentalisti religiosi denunciano in continuazione i paesi in cui i musulmani danno la caccia ai cristiani. Ma, come fa osservare Pietro Veronese, c’è un paese, la Repubblica Centroafricana, in cui le parti si invertono e i cristiani uccidono i musulmani. E ciò non fa notizia.
        Con questo non voglio dire che gli uni siano peggiori degli altri; no, i fanatici religiosi sono tutti ugualmente violenti.

        Ora, i casi sono due: o queste religioni monoteiste sono fallite, oppure ciò che predicano è veramente l’odio per chi ha un’altra fede.

sabato 19 aprile 2014

Tasse religiose

Tempo di pagamento di tasse – e la Chiesa cattolica non perde tempo per riscuotere le sue. “Che cosa farebbero molte persone senza l’8 per mille dato alla Chiesa?” ci ripete incessantemente uno spot.
Risposta: incasserebbero direttamente il miliardo elargito alla Chiesa e non avrebbero bisogno di un esercito di preti, suore e insegnanti di religione che incassano i soldi ridistribuendone ai bisognosi solo una piccola parte.
In tempi di crisi come questi, il Papa, l’uomo più ricco del mondo, pretende soldi dai cittadini. E predica la povertà evangelica, senza vergognarsi.
Ma, in realtà, la “tassa del tempio” è sempre esistita: ai tempi di Gesù, tutti gli israeliti adulti erano obbligati a pagare ogni anno mezzo siclo d’argento per la manutenzione del tempio, e in genere la colletta si faceva (guarda caso) prima di Pasqua. Il che dimostra che il cristianesimo è solo la continuazione di vecchie usanze.
Gesù però non pagava. Leggiamo questo brano dei Vangeli: «“Venuti a Cafarnao, si avvicinarono a Pietro gli esattori della
tassa per il tempio e gli dissero: “Il vostro maestro non paga la tassa per il tempio?” Rispose: “Sì”. Mentre entrava in casa, Gesù lo
prevenne dicendo: “Che cosa ti pare, Simone? I re di questa terra da chi riscuotono le tasse e i tributi? Dai propri figli o dagli altri?”
Rispose: “Dagli estranei”. E Gesù: “Quindi i figli sono esenti. Ma perché non si scandalizzino, va’ al mare, getta l'amo e il primo
pesce che viene prendilo, aprigli la bocca e vi troverai una moneta d'argento. Prendila e consegnala a loro per me e per te" »
(Matteo 17, 24-27). 

Quello che Gesù vuol dire è che i “figli” di Dio non devono pagare la tassa del tempio. Quindi, non la pagate. Oppure andate a pescare e date alla Chiesa la prima moneta che troverete in bocca ad un pesce. Ve lo insegna Gesù.

venerdì 18 aprile 2014

Punizioni divine

L’idea che ci sia qualche Divinità che amministri compensi, premi e punizioni, tenendo conto in un fantastico registro metafisico di ogni nostra azione e intenzione, è tipica di una mentalità infantile, ossia di religioni che risalgono ad uno stadio primitivo dell’umanità e quindi personificano tutto.
Nessuno ci punisce o ci premia. Ognuno è artefice di se stesso. Le punizioni ce le infliggiamo noi stessi rimanendo ancorati alla nostra ignoranza, al nostro piccolo egocentrismo. Se non alziamo mai lo sguardo a contemplare il cielo, ma viviamo come talpe sottoterra, sarà colpa nostra il fatto di non scoprire niente di bello, niente di elevato, di vivere come prigionieri.

Nessuno punisce l’ignorante, il non consapevole. Si punisce da solo, dal momento che resta ad uno stadio animale, dal momento che non cresce e si sviluppa, dal momento che non va avanti, ma vive in un mondo soffocante e meschino. Il suo avvenire se lo segna da solo.

giovedì 17 aprile 2014

Politeismo della mente

Non si tratta di rinunciare alla propria fede o ai propri simboli religiosi per non offendere coloro che ne hanno altri. Ma si tratta di riuscire ad accettare che gli altri possano avere altre fedi, possano credere in altre immagini della Divinità.
Apertura mentale. Che non è mai appartenuta alle religioni monoteistiche.
Ciò che non è accettabile è che una religione voglia imporre a tutti la propria fede e introdurre i propri valori nella legislazione di uno Stato.
Purtroppo la Bibbia ebraica, i Vangeli, il Corano e gli altri “testi sacri” nascono con una concezione imperialista, totalitaria, della religione.
Ci vuole modestia. Non si può dire: la mia è la vera fede e le altre non valgono nulla.

Politeismo come sanità mentale, diceva Hillman. Politeismo della psiche: è questo che manca.

martedì 15 aprile 2014

Folgorazioni

Quando parliamo di Sé o di anima, ecco che sorge il dubbio: ma esisterà?
In realtà la sua esistenza è dimostrata proprio dal dubbio. Se non ci fosse il Sé originario, di cui l’Io è una parte, da dove sorgerebbe il dubbio? Chi è il soggetto del dubbio?
Il Sé.

In conclusione, dubitiamo. Ma, subito dopo, cerchiamo di cogliere il suo soggetto. L’anima.

Frammenti del Tutto

Il pezzo di legno che troviamo un giorno sulla spiaggia è stato portato fin lì dal mare. Chissà quante correnti, quante onde e quanti venti ha dovuto affrontare; tutti lo hanno sospinto fin sull’arenile e lo hanno modellato. Possiamo quindi dire che una gran quantità di elementi e di forze lo hanno plasmato e condotto fino a quel punto. In tal senso, è il prodotto di un numero incalcolabile di fattori. La sua presenza lì è il risultato di un insieme di eventi che non possiamo scoprire tutti; sappiamo soltanto che tutti hanno contribuito a farlo essere quello che è.
Possiamo solo capire che è stata l’ultima mareggiata a portarlo sulla spiaggia, ma non possiamo ricostruire l’intera sua storia. Sappiamo soltanto che si è staccato da qualche albero e che è arrivato in mare attraverso qualche fiume, chissà quando, chissà dove. Ma anche se riuscissimo a ritrovare l’albero, non sappiamo perché l’albero è cresciuto lì e perché se ne è staccato un pezzo. Quali eventi lo avranno fatto precipitare in acqua, finire in mare e giungere fino a lì?
        E poi l’albero, a sua volta, non è nato dal nulla, ma è stato posto in essere e formato da un insieme di circostanze che non possiamo ricostruire e che, in ultima analisi, sono il cielo e la terra. E il cielo e la terra, a loro volta, sono il risultato di forze cosmiche che li hanno determinati, che li hanno fatto essere quelli che sono. Dunque, quel pezzo di legno che raccogliamo sulla sabbia viene da molto lontano, nel tempo e nello spazio, e alla sua costituzione ha contribuito il cosmo intero. In ogni pezzo di legno c’è tutta la storia dell’universo. E così in ogni essere vivente, in ciascuno di noi.
Recentemente è stato scoperto che, certe paure e certi traumi, vengono trasmessi attraverso varie generazioni per mezzo di pezzetti di Rna che conservano le informazioni. Ma, certamente, questo vale anche per le esperienze positive e per tutti gli aspetti della nostra personalità. Anche noi insomma non nasciamo dal nulla, per un atto creativo di qualcuno, ma siamo i prodotti di una lunga storia, di una lunga evoluzione.
Ognuno di noi è il terminale di un complesso percorso di trasmissioni e di interdipendenze. Tutte le cose si trasformano, tutte nascono da qualcosa di preesistente. E tutte non finiscono qui il loro percorso.
Il pezzo di legno, infatti, potrà essere raccolto da qualcuno, potrà spezzarsi in altre parti, potrà essere utilizzato per una costruzione o per accendere un fuoco, potrà ritornare in mare, potrà diventare una scultura o potrà finire sbriciolato o sotterrato, tornando alla terra da cui era nato. Ma possiamo dire che sia finito, che non ci sia più?
No, possiamo solo dire che si è trasformato in qualcosa che non vediamo più, che ha assunto una forma non più riconoscibile ai nostri occhi. Ma, ai nostri occhi, sfuggiva anche quando era nel vento, nella pioggia, nella terra, nel cielo o in qualche particella dispersa nel mare magnum dell’universo.

 Siamo dunque frammenti del Tutto e, in quanto tali, microcosmi.

domenica 13 aprile 2014

Coltivare l'anima

Poiché lo scopo della vita è apprendere e crescere, e poiché siamo esseri in evoluzione, qualsiasi avvenimento può essere utile allo scopo, positivo o negativo che sia. Vivendo in un mondo duale, non possiamo sfuggire all’alternanza di eventi positivi e negativi; nessuno può vivere solo esperienze piacevoli. È dunque necessario trarre lezioni sia dalle gioie sia dai dolori.
Naturalmente, più stiamo attenti a ciò che ci succede, e più riflettiamo, più impariamo dalle lezioni della vita. L’importante è non cascare sempre negli stessi errori e non fare sempre le stesse cose. Bisogna progredire, altrimenti l’esistenza non è servita a niente.
Purtroppo, la vita non può dare più di tanto: nascite, morti, amori, malattie, successi, sconfitte… Per fortuna, poiché siamo immersi nel tempo, passiamo da un’età all’altra, e questo ci permette di vedere le cose da una prospettiva che cambia sempre.
Esistono due livelli di esperienza: quello orizzontale in cui conosciamo il senso degli avvenimenti e il lato psicologico di noi stessi e degli altri; e quello verticale in cui sperimentiamo il nostro sé – che non è più l’io condizionato, ma la nostra stessa anima.
Il sé, a differenza dell’io, non è immerso nel tempo e nello spazio. Se riusciamo a concentrarci su questa nostra anima, scopriremo che non è legata al tempo, nel senso che rimane se stessa anche con il trascorrere degli anni e delle età (pur modificandosi) e che rimane se stesa anche se ci spostiamo da un luogo all’altro.

Se ripetiamo i più possibile questa esperienza di “rammemorazione”, di “immedesimazione” o di “meditazione”, consolideremo la nostra anima – la parte di noi che potrà restare dopo la morte, ossia dopo la fine del tempo e dello spazio che ci sono familiari.

mercoledì 9 aprile 2014

Libertà di fecondazione

Finalmente la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittimo il divieto di fecondazione eterologa introdotto con la sciagurata legge 40, voluta dal governo Berlusconi, che costringeva le coppie a costosi viaggi all’estero alla ricerca di un figlio. Da noi non si poteva ricorrere alla fecondazione da donatore per motivi che erano esclusivamente religiosi. Diciamo pure che questo divieto era stato voluto proprio dalla Chiesa, che, come è noto, detta leggi ai parlamentari cattolici e ai premier che in cambio ottengono il suo appoggio elettorale. Lo dimostrano le reazioni infuriate di Famiglia Cristiana o dell’Accademia Pontificia della Vita che parlano di “fecondazione selvaggia per tutti” e “di grave attacco alla famiglia.” Evidentemente, la Chiesa cattolica è rimasta l’ultima sostenitrice della razza pura e della legge del sangue. E non vuol riconoscere la libertà dei singoli.
Anche i fondamentalisti cattolici, come Eugenia Roccella o Paola Binetti, sono indignati; secondo loro “cade il diritto di ogni nuovo nato di crescere con i genitori naturali.”
Non si capisce il perché, dal momento che questi genitori non potevano avere figli “naturali.” Era già la natura che aveva reso impraticabile questo diritto. Ma l’uomo non è solo natura, non è un animale qualsiasi.
È importante sottolineare la continua ingerenza della Chiesa cattolica nella legislazione dello Stato, con risultati quasi sempre incostituzionali e stravolgenti. Lo stesso accade in altri campi, come in quello del fine vita (dove si vogliono inchiodare le persone alla volontà di medici o di preti), in quello dei matrimoni gay, in quello dei diritti civili delle coppie non sposate, in quello dell’aborto o in quello del divorzio breve. Dappertutto c’è l’imposizione o l’opposizione della Chiesa.
Dopo aver parlato tanto di amore per il prossimo, ci si riduce a sostenere che il sangue conta più dell’amore – una aberrazione che rende l’Italia un paese primitivo. O che la vita è sacra “per principio”. Parole vuote, che non tengono conto del principio di realtà e dell’autonomia degli individui.
La nostra legislazione sociale, quasi tutta dettata dai cattolici, ha questa impronta dogmatica e autoritaria, mai al passo con i tempi, mai liberale, sempre costrittiva. Si varano leggi ispirate ad un concetto di “natura” che è del tutto ideologico. E, quel che è peggio, la psicologia e la morale di gran parte del popolo italiano sono ispirate dalle categorie ingessate e deviate della Chiesa cattolica. Ecco perché siamo così arretrati rispetto a paesi non dominati da preti impiccioni.

Quando uno Stato si fa governare da leggi religiose non c’è speranza né di uguaglianza fra cittadini né di un autentico senso etico. La cultura cattolica, così sbandierata e propagandata dalle nostre radio e dalle nostre televisioni (che non perdono nemmeno una parola del Papa o dei vescovi) è in realtà all’origine della nostra inferiorità culturale.

martedì 8 aprile 2014

"Guai a voi, ricchi!"

Non mi hanno mai convinto i ricconi che fanno beneficenza. In fondo restituiscono una minima parte di ciò che hanno guadagnato, anche se non illegalmente. Prendiamo il caso di Bill Gates, il creatore di Windows. Naturalmente è diventato ricco sfondato e, altrettanto naturalmente, si è messo a fare beneficenza. Però, attenzione. Non ha rinunciato a far pagare i suoi sistemi operativi. Anzi, guadagna sempre di più. E adesso ha deciso di sospendere l’aggiornamento di Windows XP, costringendo governi e privati a sborsare milioni di dollari per continuare ad avere un po’ di protezione o per sostituire software ed hardware. Non sarebbe stato meglio, anziché fare beneficenza, diminuire le sue royalties e continuare a sostenere XP?

Certo, abbassare le sue pretese non lo avrebbe fatto sentire gratificato quanto regalare qualcosa ai poveri.

Nell'alto dei cieli

Le illusioni ci fanno credere cose sbagliate, talvolta l’esatto contrario della realtà. Prendiamo per esempio un certo concetto di Dio – quello di un Padre che veglia sui suoi figli più deboli e li protegge. La realtà è esattamente l’opposto. Come ci dimostra la legge dell’evoluzione, l’essere più debole è il più svantaggiato, e non c’è nessuno che lo aiuti. Non ci sono preghiere, non ci sono talismani: sarà sacrificato. Se uno trova la forza in sé, potrà sopravvivere. Ma se si lascia andare, se è già indebolito, se ha qualche handicap, non ci sarà nessuna mano divina che scenderà dall’alto a proteggerlo. Sarà spietatamente spazzato via.

Non bisogna dunque vivere di illusioni, né sognare quello che non è. Molto meglio rendersi conto di questa verità e cercare, se si può, di trovare la forza in se stessi. La forza è una cosa nostra e non piove dall’alto dei cieli. 
"La forza sia con te."

domenica 6 aprile 2014

Sacerdoti pedofili

Ennesimo caso di pedofilia nella Chiesa. Il parroco di Casalborsetti è stato arrestato per aver fatto sesso con ragazzini di 14-15 anni. E non si trattava di un soggetto affidabile: poco prima era finito ubriaco in un canale, guidando un Suv da 37mila euro. Il gip che lo fatto arrestare ha affermato che si tratta di una “figura con spiccata spregiudicatezza e capacità di delinquere", e "con totale assenza di freni inibitori". Un bel personaggio spirituale…
Ora dobbiamo domandarci: è possibile che nessuno se ne fosse accorto in precedenza? Come vengono reclutati e selezionati i sacerdoti? Perché la Chiesa non compie un’analisi psicologica di chi vuol fare il prete? E non c’è un collegamento tra la privazione della sessualità imposta da assurde leggi canoniche e le deviazioni sessuali di tanti sacerdoti?

       La Chiesa si fa un gran parlare di anima, ma non conosce neppure la psiche dei propri preti.

Imparare dalla vita

Tutto sommato, potremmo dire che siamo qui per imparare, perché questo è il senso del fare esperienza – e dunque del vivere.
È difficile imparare?
Una bastonata oggi e una bastonata domani, anche gli asini imparano. Ma non tutti imparano allo stesso modo: qualcuno sembra non capire mai e continua a compiere gli stessi sbagli. Qualcosa, però, tutti imparano, perché la vita insegna.

Non è dunque difficile imparare; il difficile è imparare senza le bastonate. E, per farlo nel modo più indolore e fruttuoso, bisogna utilizzare la riflessione e la meditazione. 

giovedì 3 aprile 2014

Bisogni più elevati

Come fare ad essere presenti? Si possono utilizzare gli shock, che altrimenti resterebbero soltanto eventi negativi. Se per esempio ruzzoliamo per le scale e ci facciamo male, ogni volta che ci troviamo a scendere una scala, fermiamoci un attimo e pensiamo: “Sono qui, questa è una situazione di pericolo, devo essere presente”. Oppure semplicemente: “Presenza mentale”.
Tra la vita e la morte può esserci un attimo di distrazione.
       Questo genere di consapevolezza è diverso dalla comune coscienza meccanica. Non è un semplice fatto mentale, non è un concetto. E non è neppure il solo ricordo del proprio io – è il ricordo di essere.
       Di solito noi ci occupiamo e ci preoccupiamo di noi stessi, del nostro ego e del nostro corpo. Ma essere consapevoli è un’altra cosa.
       In questa operazione di presenza mentale, i sensi sono indispensabili. Oltre alle esperienze negative, possiamo utilizzare quelle piacevoli, come l’ascolto della musica o la contemplazione della natura.

       In simili casi lo stato di consapevolezza che si crea è molto diverso da una comune coscienza meccanica. Si sviluppa su un piano più alto. Qui non ci concentriamo più sul necessario, sull’utile o sui desideri materiali. Ma sui bisogni spirituali.