Eugenio Scalfari esagera: ormai pensa di essere il nuovo teologo della Chiesa e va scrivendo che il Papa ha abolito il peccato. Niente di meno.
Ma, senza il peccato, di cosa vivrebbe la Chiesa?
lunedì 30 dicembre 2013
Il potere della coscienza
È vero che la fede sposta le montagne, anzi è perfino in grado di crearle.
In fondo, quel che noi crediamo reale è sempre un prodotto mentale. Per esempio, tutti siamo convinti che esista un mondo là fuori, un mondo che persisterà anche quando non ci saremo più.
Ma pensiamoci un po': come potrebbe esistere qualcosa se non ci fosse una mente che lo percepisce e lo pensa? Se non ci fosse una mente che percepisce e pensa in nessuna parte dell'universo, niente esisterebbe. Il mondo esiste in funzione e in compagnia di una coscienza. Niente coscienza = niente di niente.
In fondo, quel che noi crediamo reale è sempre un prodotto mentale. Per esempio, tutti siamo convinti che esista un mondo là fuori, un mondo che persisterà anche quando non ci saremo più.
Ma pensiamoci un po': come potrebbe esistere qualcosa se non ci fosse una mente che lo percepisce e lo pensa? Se non ci fosse una mente che percepisce e pensa in nessuna parte dell'universo, niente esisterebbe. Il mondo esiste in funzione e in compagnia di una coscienza. Niente coscienza = niente di niente.
Nel regno della truffa
Come è noto, molta gente crede a quello che vuole credere. Se si trova di fronte a un quadro che ritiene di un grande pittore, si estasia, si commuove e piange realmente... anche se si tratta di un falso, di una copia. Lo stesso capita nella religione.
Se molta gente vuol credere che Gesù sia il "Figlio di Dio", ci crederà - e continuerà a crederci anche se si tratta di un falso, di un mito, di un prodotto pubblicitario, dell'invenzione di una mente fertile. Questo perché il credere corrisponde ad un'esigenza psicologica, che non ha niente a che fare con la realtà storica. Si tratta di due piani diversi.
In effetti, Gesù, il Gesù della fede, ha lo stesso grado di realtà di Babbo Natale o della Befana.
Ma coloro che s'inventano certi miti o certi messaggi pubblicitari del tutto falsi, quelli sì che sono i re delle truffe.
Se molta gente vuol credere che Gesù sia il "Figlio di Dio", ci crederà - e continuerà a crederci anche se si tratta di un falso, di un mito, di un prodotto pubblicitario, dell'invenzione di una mente fertile. Questo perché il credere corrisponde ad un'esigenza psicologica, che non ha niente a che fare con la realtà storica. Si tratta di due piani diversi.
In effetti, Gesù, il Gesù della fede, ha lo stesso grado di realtà di Babbo Natale o della Befana.
Ma coloro che s'inventano certi miti o certi messaggi pubblicitari del tutto falsi, quelli sì che sono i re delle truffe.
sabato 28 dicembre 2013
L'ambiguità di Gesù
Ognuno può ritagliarsi il Gesù che preferisce: quello buono o quello cattivo. La verità è che nei Vangeli sono presenti entrambi e, per secoli, il messaggio cristiano fu interpretato come un invito alla militanza contro chi aveva un'altra fede - la croce usata come una spada.
Per la maggior parte della sua storia il cristianesimo fu una religione sanguinaria. I cristiani si sentivano in dovere di prendere le armi per perseguitare e distruggere tutti coloro che avevano un altro Dio. Gesù era visto come un re che veniva a portare il suo dominio sulla Terra. Da qui nacquero le varie crociate contro gli "eretici" e contro i musulmani.
Nel 1098, i capi della crociata, spinti da un Papa imperialista e bellicoso, Urbano II, intendevano andare a riprendersi la Terrasanta che era stata occupata dagli "infedeli". E già che c'erano se la presero anche contro le comunità ebraiche in Europa. Incominciarono così i massacri di ebrei in varie città europee: Worms, Magonza, Treviri, Metz, Ratisbona, Praga, ecc. Come si vede, lo sterminio nazista di qualche secolo dopo non fu un'invenzione peregrina del solo Hitler, ma aveva solide radici - radici cristiane.
È vero che ci fu un santo come Francesco di Assisi. Ma diciamo la verità: non contò mai niente e fu sempre considerato un uomo fuori dal mondo. Ben piantati nel mondo erano invece santi come Bernardo di Chiaravalle, Tommaso d'Aquino, Caterina da Siena, re Luigi di Francia e Brigida di Svezia che invitarono alle crociate per combattere i nemici della loro fede. Quando nel 1217, Francesco cercò di recarsi in Francia, dove infieriva la crociata contro gli albigesi, fu subito bloccato dal cardinale Ugolino.
Ancora oggi, parecchi movimenti politici di destra, neofascisti o tea-party, considerano Gesù il loro vero condottiero. Come mai? Non hanno letto i Vangeli?
Li hanno letti, ma hanno preso il Gesù cattivo, quello che ordina ai suoi: "Chi non ha una spada, venda il mantello e ne compri una" (Luca 22, 36) o quello della parabola in cui si dice che il padrone "verrà e sterminerà quei vignaioli e darà la vigna ad altri" (Marco 12, 9) o quello del re che riferendosi a chi non gli ubbidisce ingiunge: "Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre, dove sarà pianto e stridore di denti" (Matteo 22, 13-14).
Insomma, ognuno può immaginarsi il Gesù che vuole: quello zuccheroso, tutto amore, o quello prepotente e vendicativo. Ma resta il fatto che nei Vangeli ci sono tutt'e due.
Per la maggior parte della sua storia il cristianesimo fu una religione sanguinaria. I cristiani si sentivano in dovere di prendere le armi per perseguitare e distruggere tutti coloro che avevano un altro Dio. Gesù era visto come un re che veniva a portare il suo dominio sulla Terra. Da qui nacquero le varie crociate contro gli "eretici" e contro i musulmani.
Nel 1098, i capi della crociata, spinti da un Papa imperialista e bellicoso, Urbano II, intendevano andare a riprendersi la Terrasanta che era stata occupata dagli "infedeli". E già che c'erano se la presero anche contro le comunità ebraiche in Europa. Incominciarono così i massacri di ebrei in varie città europee: Worms, Magonza, Treviri, Metz, Ratisbona, Praga, ecc. Come si vede, lo sterminio nazista di qualche secolo dopo non fu un'invenzione peregrina del solo Hitler, ma aveva solide radici - radici cristiane.
È vero che ci fu un santo come Francesco di Assisi. Ma diciamo la verità: non contò mai niente e fu sempre considerato un uomo fuori dal mondo. Ben piantati nel mondo erano invece santi come Bernardo di Chiaravalle, Tommaso d'Aquino, Caterina da Siena, re Luigi di Francia e Brigida di Svezia che invitarono alle crociate per combattere i nemici della loro fede. Quando nel 1217, Francesco cercò di recarsi in Francia, dove infieriva la crociata contro gli albigesi, fu subito bloccato dal cardinale Ugolino.
Ancora oggi, parecchi movimenti politici di destra, neofascisti o tea-party, considerano Gesù il loro vero condottiero. Come mai? Non hanno letto i Vangeli?
Li hanno letti, ma hanno preso il Gesù cattivo, quello che ordina ai suoi: "Chi non ha una spada, venda il mantello e ne compri una" (Luca 22, 36) o quello della parabola in cui si dice che il padrone "verrà e sterminerà quei vignaioli e darà la vigna ad altri" (Marco 12, 9) o quello del re che riferendosi a chi non gli ubbidisce ingiunge: "Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre, dove sarà pianto e stridore di denti" (Matteo 22, 13-14).
Insomma, ognuno può immaginarsi il Gesù che vuole: quello zuccheroso, tutto amore, o quello prepotente e vendicativo. Ma resta il fatto che nei Vangeli ci sono tutt'e due.
Staccarsi dal mondo
Se volete il Dio della pace, dovete prendervi anche il Dio della guerra; se volete il Dio della misericordia, dovete prendervi anche il Dio della violenza; se volete il Dio dell'amore, dovete prendervi anche il Dio dell'odio... Non c'è via d'uscita. Tutto ciò che entra in questo mondo non può che essere duale. Anche l' "altro mondo, che è solo l'altra faccia di questo mondo, non può che prevedere paradisi e inferni, salvezze e perdizioni, premi e castighi. Non c'è via d'uscita.
Ogni incarnazione del Divino è una degradazione del Divino, che dalla sua originale Unità si scinde in innumerevoli coppie di opposti. Piacere-dolore, bene-male, essere-non essere, vita-morte, ecc. Non c'è modo di sfuggire alla trappola del conflitto e della contrapposizione.
Naturalmente questo dualismo è ciò che la mente umana pensa e contribuisce a creare (e potremmo domandarci se fosse possibile una diversa evoluzione, se il contrasto non fosse già presente nella Mente originaria; di sicuro, se una unità si scinde, si frammenta e si espande, finisce per creare coppie di opposti).
... A meno che non si smetta di concettualizzare, a meno che non ci si renda conto dell'intero meccanismo. Dopo aver tanto pensato, già questo sarebbe un risultato formidabile.
Ma i piccoli esseri umani, con le loro religioni e le loro filosofie, con le loro menti primitive, sono ancora impregnati di dualismo, sono tutti presi dalla competizione e dalla lotta. E non sono capaci nemmeno per un attimo di astrarsi da questo mondo per concepire e contribuire a creare qualcosa di meglio. Eppure, questa è la prima delle meditazioni.
Ogni incarnazione del Divino è una degradazione del Divino, che dalla sua originale Unità si scinde in innumerevoli coppie di opposti. Piacere-dolore, bene-male, essere-non essere, vita-morte, ecc. Non c'è modo di sfuggire alla trappola del conflitto e della contrapposizione.
Naturalmente questo dualismo è ciò che la mente umana pensa e contribuisce a creare (e potremmo domandarci se fosse possibile una diversa evoluzione, se il contrasto non fosse già presente nella Mente originaria; di sicuro, se una unità si scinde, si frammenta e si espande, finisce per creare coppie di opposti).
... A meno che non si smetta di concettualizzare, a meno che non ci si renda conto dell'intero meccanismo. Dopo aver tanto pensato, già questo sarebbe un risultato formidabile.
Ma i piccoli esseri umani, con le loro religioni e le loro filosofie, con le loro menti primitive, sono ancora impregnati di dualismo, sono tutti presi dalla competizione e dalla lotta. E non sono capaci nemmeno per un attimo di astrarsi da questo mondo per concepire e contribuire a creare qualcosa di meglio. Eppure, questa è la prima delle meditazioni.
La "sacre" scritture
Tutti i cosiddetti "libri sacri" sono pieni di violenza e incitano a combattere gli "infedeli", quelli che non credono. Basta prendere la Bibbia ebraica, il Corano e la Bhagavad Gita per trovare un Dio che spinge i suoi fedeli alla guerra, alla distruzione fisica di chi non condivide la stessa fede.
Un discorso a parte meritano i Vangeli, in cui Gesù invita all'amore - perfino dei nemici. Da una parte... Perché, dall'altra, anche lui è impregnato di dualismo, di buoni e di cattivi, di amici e di nemici, di coloro che si salveranno e di coloro che si perderanno in eterno (perché mai?). E la sua stessa storia è una vicenda di sangue, un assassinio che, secondo l'interpretazione che ne danno gli stessi cristiani, è voluto dallo stesso Dio - un Dio ancora una volta violento e sanguinario.
Ecco perché la storia del cristianesimo è stata una delle più truci della civiltà umana, piena di razzismo, di schiavismo, di colonialismo, di discriminazioni, di antifemminismo, di inquisizioni, di guerra sante, di crociate, di guerre mondiali e di bombe atomiche. Per una religione che predicava l'amore, non è un bel risultato.
E qualcuno si ostina ancora a credere che queste "sacre" scritture siano state ispirate direttamente da Dio. Un violento che ispira violenze.
Un discorso a parte meritano i Vangeli, in cui Gesù invita all'amore - perfino dei nemici. Da una parte... Perché, dall'altra, anche lui è impregnato di dualismo, di buoni e di cattivi, di amici e di nemici, di coloro che si salveranno e di coloro che si perderanno in eterno (perché mai?). E la sua stessa storia è una vicenda di sangue, un assassinio che, secondo l'interpretazione che ne danno gli stessi cristiani, è voluto dallo stesso Dio - un Dio ancora una volta violento e sanguinario.
Ecco perché la storia del cristianesimo è stata una delle più truci della civiltà umana, piena di razzismo, di schiavismo, di colonialismo, di discriminazioni, di antifemminismo, di inquisizioni, di guerra sante, di crociate, di guerre mondiali e di bombe atomiche. Per una religione che predicava l'amore, non è un bel risultato.
E qualcuno si ostina ancora a credere che queste "sacre" scritture siano state ispirate direttamente da Dio. Un violento che ispira violenze.
giovedì 26 dicembre 2013
La saggezza
La saggezza è riconoscere che viviamo in un mondo di sogni, di immagini evanescenti, di illusioni mentali e di apparenze, e, ciononostante, cercare di sfruttare al meglio questo gioco di illusioni impegnandosi a migliorarlo. Come cercare di migliorare un film, nient'altro.
Poiché nessuno è mai vissuto, nessuno può morire. E noi né esistiamo né non esistiamo. Il nostro "essere" è al di fuori del binomio essere/non essere, esistere/non esistere.
Poiché nessuno è mai vissuto, nessuno può morire. E noi né esistiamo né non esistiamo. Il nostro "essere" è al di fuori del binomio essere/non essere, esistere/non esistere.
mercoledì 25 dicembre 2013
Fulmini divini
Una volta si credeva che i fulmini li scagliasse Giove dal cielo, e ancora oggi sembrano un segno del volere divino. Ebbene, proprio il giorno di Natale, un fulmine ha colpito il santuario alla Vergine della Barca a Muxia, una dette tappe-simbolo sul cammino di Santiago di Compostela, incendiandolo.
E pensare che qualcuno è ancora convinto che Dio stia nelle chiese.
Noi vorremmo che Dio fosse racchiuso e rinchiuso nelle nostre chiese e nelle nostre religioni. Ma a Dio - come si vede in tante occasioni - non interessa niente delle nostre chiese e delle nostre religioni.
Le religioni degli uomini non hanno niente a che fare con la religione di Dio. Dovremmo rendercene conto.
L'unico atto religioso non può che essere un atto che nasce dall'interiorità, una presa di coscienza che si traduce in azione, non un'azione pura e semplice, fosse pure benefica, e men che meno un'azione rituale.
E pensare che qualcuno è ancora convinto che Dio stia nelle chiese.
Noi vorremmo che Dio fosse racchiuso e rinchiuso nelle nostre chiese e nelle nostre religioni. Ma a Dio - come si vede in tante occasioni - non interessa niente delle nostre chiese e delle nostre religioni.
Le religioni degli uomini non hanno niente a che fare con la religione di Dio. Dovremmo rendercene conto.
L'unico atto religioso non può che essere un atto che nasce dall'interiorità, una presa di coscienza che si traduce in azione, non un'azione pura e semplice, fosse pure benefica, e men che meno un'azione rituale.
La tempesta di Natale
A Natale siamo stati investiti da una terribile tempesta, da una vera e propria alluvione... sì, quella dei discorsi del Papa, che ha imperversato da mane a sera in tutte le radio e le televisioni.
L'uomo è ancora convinto che basti parlare dei mali per farli sparire. Ci vuole ben altro - ci vorrebbe qualche esercizio spirituale che fosse in grado di cambiare l'animo nel profondo. Altrimenti, solo parole...
L'uomo è ancora convinto che basti parlare dei mali per farli sparire. Ci vuole ben altro - ci vorrebbe qualche esercizio spirituale che fosse in grado di cambiare l'animo nel profondo. Altrimenti, solo parole...
martedì 24 dicembre 2013
La natività
I presepi natalizi, con il bue, l’asinello,
gli angeli, i re Magi, i pastori e la stella cometa, ci dicono che abbiamo a
che fare con semplici favole. La realtà è che nessuno si accorse mai di questa
coppia che partorì il figlio in condizioni disagiate, nessuno sapeva chi
fossero. Forse c’era la stalla, ma di certo non c’era altro. Le favole sulla
natività furono introdotte per abbellire in qualche modo una nascita oscura.
Favole che ci rivelano lo spirito con cui furono interpolati i Vangeli, che
mescolarono qualche dato storico con fantasie di ogni tipo. Lo scopo di questi
racconti non era infatti quello di fornire dati reali, ma di costruire un mito.
Tante altre cose, come le genealogie e le citazioni bibliche, furono costruite
a posteriori per dare un certo senso agli avvenimenti. Il Vangelo di Marco, il
meno “adattato”, non riporta niente di tutto questo.
Se
queste sono le radici del cristianesimo, è chiaro che si tratta di radici
debolissime che possono sempre essere messe in discussione.
Ma
che importanza ha? In fondo, il successo di questa religione dimostra proprio
la forza del mito, non della realtà. Dimostra che la forza fantastica della
mente ha sempre la meglio su ogni altro dato… nel bene e nel male.
lunedì 23 dicembre 2013
Masterpiece
Ormai sono più le persone che scrivono di quelle che leggono. Questo non sarebbe un male, se non fosse che chi legge poco scrive per lo più opere scadenti. Comunque il problema è che tutti si ritengono grandi scrittori e se la prendono quando ricevono un giudizio negativo, quando qualcuno dice loro che ciò che hanno scritto vale poco.
La stessa questione si pone per quel che siamo. Ci crediamo tutti grandi uomini, dotati di pensieri eccezionali e di sentimenti sublimi. E anche qui la delusione è grande quando ci accorgiamo che siamo individui comuni, senza doti né difetti particolari.
Il confronto dei nostri sogni con la realtà può essere devastante. Ma è necessario. È meglio essere delusi che restare illusi.
La verità segna sempre la fine delle illusioni, è l'uscita dal mondo dei sogni per entrare nel mondo del reale.
La stessa questione si pone per quel che siamo. Ci crediamo tutti grandi uomini, dotati di pensieri eccezionali e di sentimenti sublimi. E anche qui la delusione è grande quando ci accorgiamo che siamo individui comuni, senza doti né difetti particolari.
Il confronto dei nostri sogni con la realtà può essere devastante. Ma è necessario. È meglio essere delusi che restare illusi.
La verità segna sempre la fine delle illusioni, è l'uscita dal mondo dei sogni per entrare nel mondo del reale.
domenica 22 dicembre 2013
Il risveglio
Non ha senso dire: "Io mi risveglio", perché il risveglio è il riconoscimento che quell' "io" è un'illusione, un sogno. Chi si risveglia non è il mio io, è il mondo che si risveglia dal suo sogno.
sabato 21 dicembre 2013
Feste natalizie
Ogni volta che arrivano le feste natalizie, mi domando perché siamo colpiti da questa ondata di idiozie planetarie: dai film più stupidi ai regali più inutili. Se fossi un cristiano, mi preoccuperei. Qualcuno potrebbe pensare che esiste un rapporto stretto tra il messaggio cristiano e l'osceno spettacolo natalizio.
Se Gesù tornasse sulla terra, non gli basterebbe più rovesciare qualche bancarella - dovrebbe rovesciare un intero sistema politico-economico, e soprattutto la mente umana. E qui anche i Messia sono falliti: è più facile moltiplicare i pani e i pesci che moltiplicare persone consapevoli.
Se Gesù tornasse sulla terra, non gli basterebbe più rovesciare qualche bancarella - dovrebbe rovesciare un intero sistema politico-economico, e soprattutto la mente umana. E qui anche i Messia sono falliti: è più facile moltiplicare i pani e i pesci che moltiplicare persone consapevoli.
Cultura e società
La cultura dei singoli e delle masse è il nostro vero patrimonio, ciò che contraddistingue una società avanzata. Ma va intesa soprattutto come capacità critica. Come negare, per esempio, che molta parte dei nostri problemi derivi dai molti cittadini che, privi di senso critico e di conoscenze, credono a tutte le fandonie che vengono loro propinate da abili truffatori e manipolatori dell'opinione pubblica? E questo in tutti i campi: dalla politica alla religione, dall'economia alla pubblicità.
venerdì 20 dicembre 2013
Cuore e testa
Diciamo "una persona di cuore" per indicare qualcuno che è buono e generoso. Ma non è il cuore che comanda i sentimenti, tant'è vero che il cuore può essere sostituito senza che cambi la qualità dei sentimenti. Dunque, dovremmo dire, anche in questo caso, "una persona di testa".
I sentimenti sono semplicemente prodotti da una parte diversa del cervello. Ciò che conta è la mente, ossia la parte immateriale del cervello, che governa sia la razionalità sia i sentimenti. È la mente che bisogna addestrare.
A uno stupido o a un individuo inconsapevole non si possono neppure applicare le categorie di buono o di cattivo. È come un animale.
I sentimenti sono semplicemente prodotti da una parte diversa del cervello. Ciò che conta è la mente, ossia la parte immateriale del cervello, che governa sia la razionalità sia i sentimenti. È la mente che bisogna addestrare.
A uno stupido o a un individuo inconsapevole non si possono neppure applicare le categorie di buono o di cattivo. È come un animale.
martedì 17 dicembre 2013
Il Padrone divino
Quanto è difficile togliere dalla testa dell'uomo la convinzione che il Divino sia un Padrone nei confronti del quale dobbiamo solo inchinarci, un Padrone da implorare, da pregare, da blandire, da venerare, un Padrone che può fare tutto e a cui tutto è permesso. La perfetta rappresentazione dei nostri potenti, qui sulla Terra.
Ma il Divino non è un Essere distaccato che un bel giorno si è svegliato e ha deciso, per bontà, di creare il mondo. Il Divino è esattamente il Tutto, e nel Tutto ci siamo anche noi. Quindi non chiedere al Divino di intervenire a tuo favore, ma chiedi a te stesso come puoi intervenire a favore del Divino, cioè di te stesso. Se sei te stesso, sei il Divino. Se cambi te stesso, cambi il Divino. Non è una responsabilità da poco.
Ma salva la tua dignità. Non ti prostrare davanti a qualche presunta rappresentazione del Divino. Non serve a niente ed è idolatria. Tu sei il Divino.
Ma il Divino non è un Essere distaccato che un bel giorno si è svegliato e ha deciso, per bontà, di creare il mondo. Il Divino è esattamente il Tutto, e nel Tutto ci siamo anche noi. Quindi non chiedere al Divino di intervenire a tuo favore, ma chiedi a te stesso come puoi intervenire a favore del Divino, cioè di te stesso. Se sei te stesso, sei il Divino. Se cambi te stesso, cambi il Divino. Non è una responsabilità da poco.
Ma salva la tua dignità. Non ti prostrare davanti a qualche presunta rappresentazione del Divino. Non serve a niente ed è idolatria. Tu sei il Divino.
Essere se stessi
Se sono così, dovevo essere così. Nulla di più, nulla di meno, nulla di diverso.
Tutte le forze dell'Universo hanno congiurato per farmi essere così. E questo faccio, questo è il mio lavoro di uomo.
Anche l'esistenza più (apparentemente) inutile è prodotta dall'energia divina. Questa è la nobiltà di ogni essere. Ricordiamocelo quando ci sembra di essere delle nullità.
Non c'è bisogno di essere grandi uomini. Non c'è bisogno di essere Napoleone, Einstein o Obama. Nessuno ti chiederà perché non sei stato Gesù o Buddha. Ti chiederanno piuttosto perché non sei stato te stesso. Anzi, te lo chiederai tu stesso quando ti si allargherà la mente e potrai rivedere tutta la tua vita.
Tutte le forze dell'Universo hanno congiurato per farmi essere così. E questo faccio, questo è il mio lavoro di uomo.
Anche l'esistenza più (apparentemente) inutile è prodotta dall'energia divina. Questa è la nobiltà di ogni essere. Ricordiamocelo quando ci sembra di essere delle nullità.
Non c'è bisogno di essere grandi uomini. Non c'è bisogno di essere Napoleone, Einstein o Obama. Nessuno ti chiederà perché non sei stato Gesù o Buddha. Ti chiederanno piuttosto perché non sei stato te stesso. Anzi, te lo chiederai tu stesso quando ti si allargherà la mente e potrai rivedere tutta la tua vita.
Gesti papali
D'accordo, il Papa viaggia con un'auto modesta; d'accordo, non porta più gli scarpini di Prada; d'accordo, indossa una croce di ferro anziché una d'oro; d'accordo, invita alla sua mensa quattro barboni... D'accordo, è un bravo attore. Ma perché tutti questo gesti mi suonano artificiali, atti di propaganda studiati da una sapiente regia? Perché mi ricordano certi spot televisivi, sdolcinati e falsi, con cui la Chiesa ci chiede soldi?
Forse perché il cattolicesimo non è che sacra rappresentazione.
Forse perché il cattolicesimo non è che sacra rappresentazione.
Il Padrone divino
Quanto è difficile togliere dalla testa dell'uomo la convinzione che il Divino sia un Padrone nei confronti del quale dobbiamo solo inchinarci, un Padrone da implorare, da pregare, da blandire, da venerare, un Padrone che può fare tutto e a cui tutto è permesso. La perfetta rappresentazione dei nostri potenti, qui sulla Terra.
Ma il Divino non è un Essere distaccato che un bel giorno si è svegliato e ha deciso, per bontà, di creare il mondo. Il Divino è esattamente il Tutto, e nel Tutto ci siamo anche noi. Quindi non chiedere al Divino di intervenire a tuo favore, ma chiedi a te stesso come puoi intervenire a favore del Divino, cioè di te stesso. Se sei te stesso, sei il Divino. Se cambi te stesso, cambi il Divino. Non è una responsabilità da poco.
Ma salva la tua dignità. Non ti prostrare davanti a qualche presunta rappresentazione del Divino. Non serve a niente ed è idolatria. Tu sei il Divino.
Ma il Divino non è un Essere distaccato che un bel giorno si è svegliato e ha deciso, per bontà, di creare il mondo. Il Divino è esattamente il Tutto, e nel Tutto ci siamo anche noi. Quindi non chiedere al Divino di intervenire a tuo favore, ma chiedi a te stesso come puoi intervenire a favore del Divino, cioè di te stesso. Se sei te stesso, sei il Divino. Se cambi te stesso, cambi il Divino. Non è una responsabilità da poco.
Ma salva la tua dignità. Non ti prostrare davanti a qualche presunta rappresentazione del Divino. Non serve a niente ed è idolatria. Tu sei il Divino.
lunedì 16 dicembre 2013
Radici cristiane?
Radici cristiane? Sì, certo.
Ma soprattutto radici pagane. Profondissime.
Il cristianesimo si è innestato su queste antiche radici. E quindi ha dato vita all'ultimo atto del paganesimo.
Ed eccoli lì, i nostri cattolici, che adorano in processioni santi, papi, statue, uomini in forma di dei e dei in forma di uomini. Paganesimo, appunto.
Ma soprattutto radici pagane. Profondissime.
Il cristianesimo si è innestato su queste antiche radici. E quindi ha dato vita all'ultimo atto del paganesimo.
Ed eccoli lì, i nostri cattolici, che adorano in processioni santi, papi, statue, uomini in forma di dei e dei in forma di uomini. Paganesimo, appunto.
domenica 15 dicembre 2013
Risvegliarsi al reale
Non ci si può illudere che il risveglio sia un attimo di illuminazione, un'esperienza estatica, in cui si capisce ogni cosa e si risolve ogni problema. Questa è una rappresentazione mitologica. "Illuminazione" significa veder chiaro, ma ogni illuminazione permette di vedere solo uno spicchio della realtà. Nessuno vede tutto e capisce tutto. Bisogna applicarsi ad ogni campo e ad ogni spicchio; e forse non basta una vita a comprendere tante questioni.
Alcune cose si possono capire subito, altre no. In realtà il risveglio è un processo che dura tutta la vita e che va ripetuto in vari momenti e in vari campi. È come un faro di luce che va puntato qua e là. Ecco perché ci sono illuminati che capiscono alcune cose, ma sbagliano in altre. I campi di applicazione della visione penetrante sono parecchi: non solo le leggi che regolano gli altri, ma anche quelle (psicologiche) che regolano se stessi e i singoli individui; non solo le leggi che regolano il cosmo, ma anche quelle che regolano la società. E proprio quest'ultimo è un campo spesso trascurato.
È vero che il mondo, oltre un certo limite, non è redimibile. Ma è comunque migliorabile. E spesso gli illuminati si tirano fuori dalla società umana, lasciando che tutto vada per il suo verso - sbagliato.
Un campo che non andrebbe trascurato è quello della politica e dell'economia. Un illuminato che colga le leggi cosmiche, ma che non comprenda nulla di politica e di economia, è poco utile all'umanità.
Sono possibili mille illuminazioni. Capire il carattere degli uomini, capire i meccanismi economici, capire le dinamiche e i comportamenti politici è importante come comprendere le leggi del cosmo. È penoso vedere mistici o santi che colgono qualcosa del divino, ma poi sostengono regimi infami o fanno finta di non vedere i soprusi dei potenti di questo mondo.
Lo scopo dell'illuminazione è sempre quello di svegliarsi dal sonno della mente , ossia dall'ignoranza. E chi vede con più chiarezza ha il dovere di applicarsi ai problemi della società , anche a quelli più concreti, e lottare contro le ingiustizie e le prepotenze che accrescono le sofferenze umane oltre il dovuto.
Risvegliarsi alla trascendenza, d'accordo; ma risvegliarsi anche al sociale. Se no, si è illuminati a metà.
Alcune cose si possono capire subito, altre no. In realtà il risveglio è un processo che dura tutta la vita e che va ripetuto in vari momenti e in vari campi. È come un faro di luce che va puntato qua e là. Ecco perché ci sono illuminati che capiscono alcune cose, ma sbagliano in altre. I campi di applicazione della visione penetrante sono parecchi: non solo le leggi che regolano gli altri, ma anche quelle (psicologiche) che regolano se stessi e i singoli individui; non solo le leggi che regolano il cosmo, ma anche quelle che regolano la società. E proprio quest'ultimo è un campo spesso trascurato.
È vero che il mondo, oltre un certo limite, non è redimibile. Ma è comunque migliorabile. E spesso gli illuminati si tirano fuori dalla società umana, lasciando che tutto vada per il suo verso - sbagliato.
Un campo che non andrebbe trascurato è quello della politica e dell'economia. Un illuminato che colga le leggi cosmiche, ma che non comprenda nulla di politica e di economia, è poco utile all'umanità.
Sono possibili mille illuminazioni. Capire il carattere degli uomini, capire i meccanismi economici, capire le dinamiche e i comportamenti politici è importante come comprendere le leggi del cosmo. È penoso vedere mistici o santi che colgono qualcosa del divino, ma poi sostengono regimi infami o fanno finta di non vedere i soprusi dei potenti di questo mondo.
Lo scopo dell'illuminazione è sempre quello di svegliarsi dal sonno della mente , ossia dall'ignoranza. E chi vede con più chiarezza ha il dovere di applicarsi ai problemi della società , anche a quelli più concreti, e lottare contro le ingiustizie e le prepotenze che accrescono le sofferenze umane oltre il dovuto.
Risvegliarsi alla trascendenza, d'accordo; ma risvegliarsi anche al sociale. Se no, si è illuminati a metà.
venerdì 13 dicembre 2013
La stanza della meditazione
Leggo che all'Istituto dei Tumori di Milano è stata allestita, accanto alla cappella, una "stanza della meditazione", ossia un luogo in cui anche i non cattolici possono pregare e meditare. Ecco una buona idea. Che andrebbe attuata non solo in tutti gli ospedali ma anche sui luoghi di lavoro. Un piccolo spazio al di fuori delle beghe, dei rumori e del caos quotidiano, in cui potersi rifugiare ogni tanto.
Negli ospedali, sarebbe utile sia per sfuggire all'invadenza di di preti e suore, che vengono a cercarsi i "clienti", sia per raccogliersi in momenti così difficili.
Personalmente non ci metterei nessun simbolo religioso, ma qualche pianta, un bonsai, un acquario, un dipinto di paesaggio, quadri o foto del cielo, dei tramonti o delle albe, sassi, un gatto, una pietra oppure un po' d'acqua. Credo infatti che tutti i simboli religiosi siano falsi e artificiali, e ricordino, accanto a cose piacevoli, cose sgradite, mentre il miglior simbolo religiosa sia la natura stessa - o il vuoto. Ognuno poi se la deve vedere con ciò in cui crede, perché anche chi non crede crede in qualcosa.
Negli ospedali, sarebbe utile sia per sfuggire all'invadenza di di preti e suore, che vengono a cercarsi i "clienti", sia per raccogliersi in momenti così difficili.
Personalmente non ci metterei nessun simbolo religioso, ma qualche pianta, un bonsai, un acquario, un dipinto di paesaggio, quadri o foto del cielo, dei tramonti o delle albe, sassi, un gatto, una pietra oppure un po' d'acqua. Credo infatti che tutti i simboli religiosi siano falsi e artificiali, e ricordino, accanto a cose piacevoli, cose sgradite, mentre il miglior simbolo religiosa sia la natura stessa - o il vuoto. Ognuno poi se la deve vedere con ciò in cui crede, perché anche chi non crede crede in qualcosa.
Le tecniche e lo spirito
In campo spirituale, ciò che conta è... lo spirito. Non sono quindi le varie tecniche che fanno la differenza, ma lo spirito con cui si praticano. Qualunque tecnica - anche la più semplice (per esempio seguire il respiro) - può andar bene, purché ci sia lo spirito.
Se non c'è questo spirito, allora la tecnica è inutile, sterile o, quel che è peggio, un semplice rituale.
Se non c'è questo spirito, allora la tecnica è inutile, sterile o, quel che è peggio, un semplice rituale.
L'interdipendenza universale
Il Buddha pensava che non esistesse un'anima individuale perché riteneva che tutte le cose fossero interconnesse e relative l'una all'altra: niente può esistere di per sé.
Constatazione ineccepibile. Ma non si tratta di una diminutio dello statuto del sé. Perché, se tutto è interdipendente, tutto è parte dell'esistenza di ogni singolo ente, e ogni singolo ente ha in sé il tutto.
Il problema, allora, non è rendere indipendente il sé - un sé isolato -, ma abbattere le barriere e le limitazioni che lo separano dal tutto. Che Dio sia "tutto in tutti" diceva san Paolo.
Questo sembra essere in effetti il Nirvana buddhista.
L'emancipazione è un abbattimento delle barriere, non una accentuazione della differenza e della separazione.
Constatazione ineccepibile. Ma non si tratta di una diminutio dello statuto del sé. Perché, se tutto è interdipendente, tutto è parte dell'esistenza di ogni singolo ente, e ogni singolo ente ha in sé il tutto.
Il problema, allora, non è rendere indipendente il sé - un sé isolato -, ma abbattere le barriere e le limitazioni che lo separano dal tutto. Che Dio sia "tutto in tutti" diceva san Paolo.
Questo sembra essere in effetti il Nirvana buddhista.
L'emancipazione è un abbattimento delle barriere, non una accentuazione della differenza e della separazione.
mercoledì 11 dicembre 2013
Bodhidharma
Il fondatore dello zen viene considerato Bodhidharma, un monaco che si recò verso il sesto secolo in Cina a diffondere questa particolare interpretazione del buddhismo. A quel tempo in Cina regnava l'imperatore Wu, che aveva favorito il buddhismo facendo costruire vari monasteri.
Un giorno l'imperatore fece convocare il monaco e gli domandò: "Con tutto quello che ho fatto, quali meriti ho acquisito per la vita futura?"
Bodhidharma rispose: "Assolutamente nessuno".
L'imperatore ci rimase male e domandò : "Ma qual è il significato della santa verità?"
"Vuoto sconfinato. Non c'è proprio nessuna santità."
Wu si irritò. "E allora chi c'è qui davanti a me?"
"Non lo so."
Inutile dire che i due non s'intesero e che Bodhidharma alla fine si spostò altrove, nel monastero di Shaolin, nella Cina settentrionale. Il fatto è che l'imperatore, come tutti i ricchi benefattori, era convinto di ricevere qualcosa in cambio dei suoi finanziamenti. E Bodhidharma gli rispose che, con quella mentalità, con quella intenzione, non avrebbe acquisito mai nessun merito.
L'imperatore aveva una serie di convinzioni e di aspettative, che poi sono quelle della gente comune, ancora oggi. Credeva di poter in qualche modo "comprarsi" un buon posto o qualche vantaggio nella vita futura. In effetti, in tutte le religioni, chi fa offerte crede di ricevere qualcosa in cambio - in un certo senso, lo pretende. Anche da noi è così. Chi fa offerte alla Chiesa o i ricchi finanziatori sono convinti, inconsapevolmente o consapevolmente, di ottenere dei benefici in cambio. Non è così che vanno le cose in questo mondo? Se vuoi qualcosa, devi dare a tua volta qualcosa. Tutto si compra e tutto si vende.
Ma Bodhidharma gli ricordò che questa "logica" non funziona con la verità o realtà ultima. Lì non puoi comprare niente, lì non puoi contrattare, lì non puoi mercanteggiare. L'unico valore è ciò che tu hai capito e ciò che veramente sei. Lì si scopre il gioco tutto mondano del comprare e del vendere.
Anzi, la verità ultima non ha niente a che fare con ciò che noi consideriamo "sacro". Lì niente è sacro, perché niente è profano. Le nostre distinzioni, il nostro dualismo mentale, cessa di colpo e si presenta un'altra dimensione. Che non è più quella economica. Sì, perché la mentalità economica pervade tutto in questo mondo, anche la religione. Se fai offerte, otterrai questo. Se compi buone azioni, otterrai quest'altro... Dio ti premierà o ti punirà, a seconda di come avrai investito in questa vita. La gente crede che nell'aldilà ci sia una specie di conto profitti e perdite, con tanto di interessi. Dio, il supremo ragioniere, governa in base alla logica economica. Dio è una specie di banchiere in grande. Queste sono le nostre "pie" concezioni.
Non è finita. L'imperatore si aspettava da Bodhidharma qualche rivelazione stupefacente, qualcosa di grandioso: fiori che piovessero dal cielo, angeli svolazzanti, suoni ultraterreni, comparsa di dei e di demoni... insomma qualche bel film della mente. Perché è questo che la gente si aspetta dall'aldilà o dall'illuminazione. Voleva qualcosa di bello, di meraviglioso. E quel monaco era distaccato e freddo, parlava poco, non gli dava nessuna soddisfazione. Addirittura sosteneva di non sapere neppure chi fosse. Ma come? E l'anima? E il paradiso? E Dio? E i testi sacri? E i rituali?
Niente, Bodhidharma intendeva tagliar corto con la scolastica e con le cerimonie religiose, e non accettava nessun abbellimento, nessun sentimentalismo. La verità per lui era spoglia, nuda, vuota e "fredda". Lui puntava all'essenza del risveglio, all'essenza universale della coscienza, che non ha più niente di mentale, niente di spettacolare e niente di egoico.
La verità non è un film hollywoodiano, non è uno starnazzare di galline, non è una messa cantata - ma una calma e limpida visione penetrante, dove scompaiono anche i confini dell'io.
Un giorno l'imperatore fece convocare il monaco e gli domandò: "Con tutto quello che ho fatto, quali meriti ho acquisito per la vita futura?"
Bodhidharma rispose: "Assolutamente nessuno".
L'imperatore ci rimase male e domandò : "Ma qual è il significato della santa verità?"
"Vuoto sconfinato. Non c'è proprio nessuna santità."
Wu si irritò. "E allora chi c'è qui davanti a me?"
"Non lo so."
Inutile dire che i due non s'intesero e che Bodhidharma alla fine si spostò altrove, nel monastero di Shaolin, nella Cina settentrionale. Il fatto è che l'imperatore, come tutti i ricchi benefattori, era convinto di ricevere qualcosa in cambio dei suoi finanziamenti. E Bodhidharma gli rispose che, con quella mentalità, con quella intenzione, non avrebbe acquisito mai nessun merito.
L'imperatore aveva una serie di convinzioni e di aspettative, che poi sono quelle della gente comune, ancora oggi. Credeva di poter in qualche modo "comprarsi" un buon posto o qualche vantaggio nella vita futura. In effetti, in tutte le religioni, chi fa offerte crede di ricevere qualcosa in cambio - in un certo senso, lo pretende. Anche da noi è così. Chi fa offerte alla Chiesa o i ricchi finanziatori sono convinti, inconsapevolmente o consapevolmente, di ottenere dei benefici in cambio. Non è così che vanno le cose in questo mondo? Se vuoi qualcosa, devi dare a tua volta qualcosa. Tutto si compra e tutto si vende.
Ma Bodhidharma gli ricordò che questa "logica" non funziona con la verità o realtà ultima. Lì non puoi comprare niente, lì non puoi contrattare, lì non puoi mercanteggiare. L'unico valore è ciò che tu hai capito e ciò che veramente sei. Lì si scopre il gioco tutto mondano del comprare e del vendere.
Anzi, la verità ultima non ha niente a che fare con ciò che noi consideriamo "sacro". Lì niente è sacro, perché niente è profano. Le nostre distinzioni, il nostro dualismo mentale, cessa di colpo e si presenta un'altra dimensione. Che non è più quella economica. Sì, perché la mentalità economica pervade tutto in questo mondo, anche la religione. Se fai offerte, otterrai questo. Se compi buone azioni, otterrai quest'altro... Dio ti premierà o ti punirà, a seconda di come avrai investito in questa vita. La gente crede che nell'aldilà ci sia una specie di conto profitti e perdite, con tanto di interessi. Dio, il supremo ragioniere, governa in base alla logica economica. Dio è una specie di banchiere in grande. Queste sono le nostre "pie" concezioni.
Non è finita. L'imperatore si aspettava da Bodhidharma qualche rivelazione stupefacente, qualcosa di grandioso: fiori che piovessero dal cielo, angeli svolazzanti, suoni ultraterreni, comparsa di dei e di demoni... insomma qualche bel film della mente. Perché è questo che la gente si aspetta dall'aldilà o dall'illuminazione. Voleva qualcosa di bello, di meraviglioso. E quel monaco era distaccato e freddo, parlava poco, non gli dava nessuna soddisfazione. Addirittura sosteneva di non sapere neppure chi fosse. Ma come? E l'anima? E il paradiso? E Dio? E i testi sacri? E i rituali?
Niente, Bodhidharma intendeva tagliar corto con la scolastica e con le cerimonie religiose, e non accettava nessun abbellimento, nessun sentimentalismo. La verità per lui era spoglia, nuda, vuota e "fredda". Lui puntava all'essenza del risveglio, all'essenza universale della coscienza, che non ha più niente di mentale, niente di spettacolare e niente di egoico.
La verità non è un film hollywoodiano, non è uno starnazzare di galline, non è una messa cantata - ma una calma e limpida visione penetrante, dove scompaiono anche i confini dell'io.
martedì 10 dicembre 2013
Nelson Mandela
In tutta la sua vita e negli anni di prigionia, Nelson Mandela faceva riferimento ad una poesia dell'inglese William Ernest Henley che s'intitola "Invictus", colui che resiste, colui che non si dà per vinto. Gli ultimi versi di questa poesia dicono:
It matters not how strait the gate,
How charged with punishments the scroll,
I am the master of my fate:
I am the captain of my soul.
Per quanto stretto sia il passaggio,
Per quanto la vita sia piena di castighi,
Io sono il padrone del mio destino,
Io sono il capitano della mia anima.
Questo è l'uomo che non si arrende mai, per quanto dure siano le sue condizioni. L'uomo che non è disposto a chinare la testa, a fare il servo... né degli uomini né degli dei.
Questo è anche lo spirito del testo buddhista Dhammapada, dove si dice:
"Ognuno è signore di se stesso,
quale altro signore potrebbe esistere?
Dopo aver dominato se stesso non si può trovare
un altro signore così difficile da dominare."
Ci sono spiritualità che esaltano l'autonomia e l'emancipazione dell'uomo, e ci sono religioni che lo invitano alla schiavitù e alla sottomissione. Anche dalla scelta della religione si capisce di che pasta sia fatta una persona.
It matters not how strait the gate,
How charged with punishments the scroll,
I am the master of my fate:
I am the captain of my soul.
Per quanto stretto sia il passaggio,
Per quanto la vita sia piena di castighi,
Io sono il padrone del mio destino,
Io sono il capitano della mia anima.
Questo è l'uomo che non si arrende mai, per quanto dure siano le sue condizioni. L'uomo che non è disposto a chinare la testa, a fare il servo... né degli uomini né degli dei.
Questo è anche lo spirito del testo buddhista Dhammapada, dove si dice:
"Ognuno è signore di se stesso,
quale altro signore potrebbe esistere?
Dopo aver dominato se stesso non si può trovare
un altro signore così difficile da dominare."
Ci sono spiritualità che esaltano l'autonomia e l'emancipazione dell'uomo, e ci sono religioni che lo invitano alla schiavitù e alla sottomissione. Anche dalla scelta della religione si capisce di che pasta sia fatta una persona.
domenica 8 dicembre 2013
Aprire gli occhi
Il sindaco di Londra, in un discorso commemorativo di Margareth Thatcher, ha sostenuto che l'avidità, le disuguaglianze e le ingiustizie sono tutte cose positive. Potremmo stupirci che qualcuno esalti questi valori che a noi sembrano negativi, ma in realtà si tratta dei valori della destra politica, che vengono continuamente messi in atto nelle nostre società. Queste persone pensano che se non ci fossero ingiustizie e disuguaglianze, il mondo resterebbe fermo, e tutti ne risentirebbero. Se non ci fosse competizione, se non ci fossero ricchi e padroni, se non ci fossero poveri e schiavi, nessuno avrebbe la spinta a migliorarsi - mancherebbe la dinamica sociale. Di questo molti sono convinti.
D'altronde, questi sono i valori che recentemente hanno fatto fallire il referendum in Svizzera su una riduzione degli enormi stipendi dei manager e che hanno portato in tutta Europa ad aumentare vertiginosamente le distanze fra ricchi e poveri. Anche in America esiste la stessa convinzione, al punto che la destra - appoggiata dalla Chiesa cattolica - ha combattuto la riforma di Obama che voleva portare la sanità pubblica a milioni di poveri. La gente di destra è convinta che sia giusto così: che i ricchi siano sempre più ricchi e che esistano eserciti di miserabili.
Ma la cosa più sorprendente è che questi valori siano condivisi proprio dai poveri. Anche loro ritengono che sia giusto che il mondo sia ingiusto. E la Chiesa non fa che ribadire questa convinzione. Il suo Dio, il principio dell'arbitrarietà, vuole le disparità, vuole i ricchi, vuole i poveri; anzi, ha un occhio di riguardo per i potenti e un certo disprezzo per i deboli, almeno nei fatti. Tutt'al più, si può fare un po' di carità verso i poveri... Ma guai a cambiare le condizioni sociali. Deus vult!
A questo punto, come fare a cambiare la situazione? Queste idee sono radicate nella mente umana da migliaia di anni, forse da sempre. Ed è difficile aprire gli occhi a chi, per stupidità o per paura, è convinto della giustezza dell'ingiustizia, a chi vuole tenerli chiusi.
Bisogna risvegliarsi non solo spiritualmente, ma anche socialmente.
D'altronde, questi sono i valori che recentemente hanno fatto fallire il referendum in Svizzera su una riduzione degli enormi stipendi dei manager e che hanno portato in tutta Europa ad aumentare vertiginosamente le distanze fra ricchi e poveri. Anche in America esiste la stessa convinzione, al punto che la destra - appoggiata dalla Chiesa cattolica - ha combattuto la riforma di Obama che voleva portare la sanità pubblica a milioni di poveri. La gente di destra è convinta che sia giusto così: che i ricchi siano sempre più ricchi e che esistano eserciti di miserabili.
Ma la cosa più sorprendente è che questi valori siano condivisi proprio dai poveri. Anche loro ritengono che sia giusto che il mondo sia ingiusto. E la Chiesa non fa che ribadire questa convinzione. Il suo Dio, il principio dell'arbitrarietà, vuole le disparità, vuole i ricchi, vuole i poveri; anzi, ha un occhio di riguardo per i potenti e un certo disprezzo per i deboli, almeno nei fatti. Tutt'al più, si può fare un po' di carità verso i poveri... Ma guai a cambiare le condizioni sociali. Deus vult!
A questo punto, come fare a cambiare la situazione? Queste idee sono radicate nella mente umana da migliaia di anni, forse da sempre. Ed è difficile aprire gli occhi a chi, per stupidità o per paura, è convinto della giustezza dell'ingiustizia, a chi vuole tenerli chiusi.
Bisogna risvegliarsi non solo spiritualmente, ma anche socialmente.
venerdì 6 dicembre 2013
La santa trasgressione
Trascendenza e trasgressione sono strettamente imparentate. Indicano entrambe uno spirito che vuole uscire dai limiti convenzionali.
Non saranno mai i piccoli bigotti, i pretini obbedienti, i monaci sottomessi o i Papi dogmatici ad ottenere l'illuminazione... o il "regno dei cieli".
I grandi mistici o i fondatori di religioni furono tutti dei trasgressori - se non altro delle tradizioni precedenti. Ecco perché accanto a Gesù, sulla croce, c'erano due malfattori. Quel giorno, tre trasgressori fuono messi a morte - secondo l'opinione corrente.
Conoscete un grande mistico che non sia entrato in rotta di collisione con la religione di provenienza?
Mentre il religioso di professione o il fideista è pur sempre un conformista che non ha il coraggio e la capacità di guardare oltre i limiti di ciò che gli è stato insegnato, il mistico spezza (e disprezza) le catene della tradizione, non si accontenta di conoscenze o di fedi di seconda mano, vuole sperimentare in prima persona e parla per autorità propria.
D'altronde Dio dovrebbe essere un creativo, non un grigio burocrate dello spirito.
Non saranno mai i piccoli bigotti, i pretini obbedienti, i monaci sottomessi o i Papi dogmatici ad ottenere l'illuminazione... o il "regno dei cieli".
I grandi mistici o i fondatori di religioni furono tutti dei trasgressori - se non altro delle tradizioni precedenti. Ecco perché accanto a Gesù, sulla croce, c'erano due malfattori. Quel giorno, tre trasgressori fuono messi a morte - secondo l'opinione corrente.
Conoscete un grande mistico che non sia entrato in rotta di collisione con la religione di provenienza?
Mentre il religioso di professione o il fideista è pur sempre un conformista che non ha il coraggio e la capacità di guardare oltre i limiti di ciò che gli è stato insegnato, il mistico spezza (e disprezza) le catene della tradizione, non si accontenta di conoscenze o di fedi di seconda mano, vuole sperimentare in prima persona e parla per autorità propria.
D'altronde Dio dovrebbe essere un creativo, non un grigio burocrate dello spirito.
giovedì 5 dicembre 2013
Che cos'è l'illuminazione
Intuitivamente sappiamo che l'illuminazione è una specie di folgorazione improvvisa che permette di uscire dalla rete delle parole e dei concetti per cogliere quale sia la vera natura delle cose. Poiché il processo concettuale ha bisogno di contrapposizioni, di discriminazioni e di categorie, non è in grado di oltrepassare la dimensione fenomenica. Dunque, solo contando sulle proprie capacità intuitive si può arrivare a conoscere quale sia la realtà. E nessuna tradizione, neppure il buddhismo, può pensare di offrire una via sicura alla verità. Ci si arriva non perché si è ligi a qualche religione o sottomessi a qualche maestro o a qualche Dio, ma perché si giunge ad un improvviso scatto di senso.
Per giungere a risvegliarsi, bisogna di colpo cambiare prospettiva, uscire dal senso comune e dalla logica convenzionale. Però questo non significa che non sia necessario un lungo lavoro su di sé.
I metodi perciò sono i più vari, talvolta contraddittori. Ma possono essere tutti validi. In Giappone, per esempio, esiste una contrapposizione fra le due scuole maggiori dello zen, la Rinzai e la Soto. La prima sostiene che bisogna utilizzare particolari paradossi verbali e concettuali (i koan) che portino ad uno stallo insuperabile e insopportabile della mente razionale; coltiva quindi il dubbio, la domanda e la parola. Dal lavorio della mente su questi problemi o enigmi può venire la folgorazione improvvisa che mette da parte il dualismo mentale e porta a intuire che cosa sia la realtà. La seconda scuola sostiene, invece, che è molto meglio sospendere ogni discorso intellettuale e mettersi seduti (in zazen) cercando di fare, a poco a poco, giorno dopo giorno, il vuoto mentale dei concetti. Quando la mente si libera di ogni pensiero ottiene la concentrazione "senza oggetto" che permette di cogliere l'unità intrinseca di ogni cosa.
A noi occidentali, queste distinzioni non interessano. È evidente che le due scuole non sono contrapposte, ma solo due metodi che possono essere alternati.
E perché non utilizzare anche la via del tantrismo, la quale considera che tutto sia manifestazione di un'unica energia? Se questa energia, che è la stessa nel macrocosmo e nel microcosmo, viene opportunamente sollecitata e incanalata nell'essere umano, permette un superamento della limitata condizione umana. Il desiderio stesso, che alle tradizioni religiose convenzionali sembra essere l'origine di tutti i mali, è in realtà la pulsione dell'energia creativa che tutto pervade. Non va quindi represso, ma utilizzato al meglio, in modo da abbattere i confini umani... per giungere a illuminarsi.
Esistono dunque varie strade e vari livelli e tipi di illuminazione. E non è detto che il risveglio sia solo quello spirituale. Anche nella vita di tutti i giorni ci si deve risvegliare dalle illusioni nostre e dalle truffe e dalle prepotenze perpetrate dalle sedicenti autorità di questo mondo. L'illuminazione si chiama anche "liberazione".
Per giungere a risvegliarsi, bisogna di colpo cambiare prospettiva, uscire dal senso comune e dalla logica convenzionale. Però questo non significa che non sia necessario un lungo lavoro su di sé.
I metodi perciò sono i più vari, talvolta contraddittori. Ma possono essere tutti validi. In Giappone, per esempio, esiste una contrapposizione fra le due scuole maggiori dello zen, la Rinzai e la Soto. La prima sostiene che bisogna utilizzare particolari paradossi verbali e concettuali (i koan) che portino ad uno stallo insuperabile e insopportabile della mente razionale; coltiva quindi il dubbio, la domanda e la parola. Dal lavorio della mente su questi problemi o enigmi può venire la folgorazione improvvisa che mette da parte il dualismo mentale e porta a intuire che cosa sia la realtà. La seconda scuola sostiene, invece, che è molto meglio sospendere ogni discorso intellettuale e mettersi seduti (in zazen) cercando di fare, a poco a poco, giorno dopo giorno, il vuoto mentale dei concetti. Quando la mente si libera di ogni pensiero ottiene la concentrazione "senza oggetto" che permette di cogliere l'unità intrinseca di ogni cosa.
A noi occidentali, queste distinzioni non interessano. È evidente che le due scuole non sono contrapposte, ma solo due metodi che possono essere alternati.
E perché non utilizzare anche la via del tantrismo, la quale considera che tutto sia manifestazione di un'unica energia? Se questa energia, che è la stessa nel macrocosmo e nel microcosmo, viene opportunamente sollecitata e incanalata nell'essere umano, permette un superamento della limitata condizione umana. Il desiderio stesso, che alle tradizioni religiose convenzionali sembra essere l'origine di tutti i mali, è in realtà la pulsione dell'energia creativa che tutto pervade. Non va quindi represso, ma utilizzato al meglio, in modo da abbattere i confini umani... per giungere a illuminarsi.
Esistono dunque varie strade e vari livelli e tipi di illuminazione. E non è detto che il risveglio sia solo quello spirituale. Anche nella vita di tutti i giorni ci si deve risvegliare dalle illusioni nostre e dalle truffe e dalle prepotenze perpetrate dalle sedicenti autorità di questo mondo. L'illuminazione si chiama anche "liberazione".
mercoledì 4 dicembre 2013
Il "nobile silenzio"
Un giorno fu chiesto al Buddha: "Venerabile Gotama, esiste un'anima?"
Il Buddha rimase in silenzio.
"Allora, venerabile Gotama, non esiste un'anima?"
Il Buddha rimase in silenzio.
Essendo convinto che non esistesse un sé eterno, il Buddha non rispose la prima volta; e questo ci pare logico. Ma perché non rispose la seconda volta?
Il fatto è che le due domande erano concepite da qualcuno che, come tutti noi, ragionava in maniera condizionata, e pretendeva che le cose fossero in un modo o al contrario. Si chiama mente dualistica - una ragione che opera contrapponendo nettamente i concetti: bianco o nero, alto o basso, bene o male, essere, non-essere, vita e morte, sì o no, ecc. Ma la realtà ultima, quella cui accennava la domanda, non è qualcosa di cui possa darsi il contrario.
Questo significa che la nostra mente non è in grado di concepire niente che non sia limitato dalle categorie antinomiche. Parlare di un'esistenza o non-esistenza di un'anima o di Dio significa porre la domanda in modo sbagliato. Quando parliamo di questi problemi, dovremmo dismettere la solita mente razionale, che divide tutto in due parti distinte e contrapposte.
Ogni volta che facciamo un'affermazione in un senso, ecco che si affaccia il senso opposto. Non siamo capaci di vedere le due cose insieme. Ecco perché smettere di parlare sarebbe la soluzione migliore. Questo tipo di silenzio sarebbe comunque più vicino alla realtà di quanto non siano le risposte antinomiche.
Ma allora dobbiamo smettere di porci il problema? No, dobbiamo smettere di darci le solite risposte. E lasciare uno spazio in cui si possa introdurre un po' di luce.
I teologi non lo hanno mai capito e sono migliaia di anni che arzigogolano sugli attributi di Dio - la rana in fondo al pozzo che vorrebbe discutere del mare.
Il Buddha rimase in silenzio.
"Allora, venerabile Gotama, non esiste un'anima?"
Il Buddha rimase in silenzio.
Essendo convinto che non esistesse un sé eterno, il Buddha non rispose la prima volta; e questo ci pare logico. Ma perché non rispose la seconda volta?
Il fatto è che le due domande erano concepite da qualcuno che, come tutti noi, ragionava in maniera condizionata, e pretendeva che le cose fossero in un modo o al contrario. Si chiama mente dualistica - una ragione che opera contrapponendo nettamente i concetti: bianco o nero, alto o basso, bene o male, essere, non-essere, vita e morte, sì o no, ecc. Ma la realtà ultima, quella cui accennava la domanda, non è qualcosa di cui possa darsi il contrario.
Questo significa che la nostra mente non è in grado di concepire niente che non sia limitato dalle categorie antinomiche. Parlare di un'esistenza o non-esistenza di un'anima o di Dio significa porre la domanda in modo sbagliato. Quando parliamo di questi problemi, dovremmo dismettere la solita mente razionale, che divide tutto in due parti distinte e contrapposte.
Ogni volta che facciamo un'affermazione in un senso, ecco che si affaccia il senso opposto. Non siamo capaci di vedere le due cose insieme. Ecco perché smettere di parlare sarebbe la soluzione migliore. Questo tipo di silenzio sarebbe comunque più vicino alla realtà di quanto non siano le risposte antinomiche.
Ma allora dobbiamo smettere di porci il problema? No, dobbiamo smettere di darci le solite risposte. E lasciare uno spazio in cui si possa introdurre un po' di luce.
I teologi non lo hanno mai capito e sono migliaia di anni che arzigogolano sugli attributi di Dio - la rana in fondo al pozzo che vorrebbe discutere del mare.
lunedì 2 dicembre 2013
Il superconscio
Possiamo dire che trascorriamo buona parte della nostra vita dormendo. Questa frase può essere interpretata in due sensi: uno negativo e uno positivo. Dormiamo in modo negativo quando, nella vita quotidiana, non siamo consapevoli di ciò che facciamo o pensiamo. Ma dormiamo in modo positivo - e necessario - quando ci riposiamo, quando ci distendiamo, quando lasciamo andare lo stress dell'esistenza e quando, la notte, ci addormentiamo.
Quando dormiamo di notte, entriamo in un altro mondo: un mondo in cui prevalgono le forze dell'inconscio, su cui non abbiamo nessun controllo. Se abbiamo la necessità di dormire tutti i giorni, vuol dire che la natura non è soltanto quella che conosciamo, ma qualcosa di ben più vasto e profondo, in cui si aprono passaggi sconosciuti e forze immense. Noi proveniamo da un mondo del genere e, alla fine della vita, ci ripiombiamo dentro.
Questo mondo inconscio è ciò che dirige anche il mondo conscio, che se ne sia consapevoli o meno.
Ecco perché consigliamo di familiarizzarsi con esso, adottando una forma di meditazione che segua il percorso del processo di addormentamento fino ad un certo punto: la distensione fisica, la diminuzione dei pensieri, il rallentamento del respiro, il calo della pressione (fisica e mentale), il distacco, ecc. Insomma predisporsi ad una specie di sonnellino.
Questo metodo può essere utilizzato per far emergere materiali e messaggi dell'inconscio. Recenti ricerche di psicologia hanno dimostrato, per esempio, che il nostro inconscio ci dice chiaramente se il nostro rapporto di coppia finirà bene o male, se ci sono difficoltà. Si tratta di sensazioni "di pancia", di intuizioni, cui però non sempre prestiamo attenzione.
Se invece ci allenassimo ad "ascoltare" simili messaggi, capiremmo tante più cose su noi stessi e sul nostro rapporto con gli altri. D'altronde, già nel buddhismo zen, ci si addestra a respirare e a concentrarsi sul "tandem", ossia sulla zona tra pancia e addome, su cui si scaricano tante tensioni, in cui esiste per così dire un "secondo cervello". Se solo prestassimo attenzione a queste sensazioni, a queste emozioni, riusciremmo a captare i messaggi provenienti non dalla mente razionale, ma da quella inconscia. Che - lo ripeto - è ciò da cui proveniamo e cui torneremo.
L'inconscio è una funzione sempre attiva, non solo di notte ma anche quando siamo desti. E diminuendo le difese e le tensioni diurne, adottando le tecniche di meditazione già dette, rilassandosi, riposandosi e concentrandosi sulla zona del respiro e del "tandem", possiamo arrivare a percepirne i messaggi... con enormi benefici, psicofisici e spirituali.
Non esiste soltanto un conscio, un subconscio e un inconscio, ma esiste anche un superconscio, uno stato di grande chiarezza e luminosità che si ottiene proprio attraverso la meditazione.
Quando dormiamo di notte, entriamo in un altro mondo: un mondo in cui prevalgono le forze dell'inconscio, su cui non abbiamo nessun controllo. Se abbiamo la necessità di dormire tutti i giorni, vuol dire che la natura non è soltanto quella che conosciamo, ma qualcosa di ben più vasto e profondo, in cui si aprono passaggi sconosciuti e forze immense. Noi proveniamo da un mondo del genere e, alla fine della vita, ci ripiombiamo dentro.
Questo mondo inconscio è ciò che dirige anche il mondo conscio, che se ne sia consapevoli o meno.
Ecco perché consigliamo di familiarizzarsi con esso, adottando una forma di meditazione che segua il percorso del processo di addormentamento fino ad un certo punto: la distensione fisica, la diminuzione dei pensieri, il rallentamento del respiro, il calo della pressione (fisica e mentale), il distacco, ecc. Insomma predisporsi ad una specie di sonnellino.
Questo metodo può essere utilizzato per far emergere materiali e messaggi dell'inconscio. Recenti ricerche di psicologia hanno dimostrato, per esempio, che il nostro inconscio ci dice chiaramente se il nostro rapporto di coppia finirà bene o male, se ci sono difficoltà. Si tratta di sensazioni "di pancia", di intuizioni, cui però non sempre prestiamo attenzione.
Se invece ci allenassimo ad "ascoltare" simili messaggi, capiremmo tante più cose su noi stessi e sul nostro rapporto con gli altri. D'altronde, già nel buddhismo zen, ci si addestra a respirare e a concentrarsi sul "tandem", ossia sulla zona tra pancia e addome, su cui si scaricano tante tensioni, in cui esiste per così dire un "secondo cervello". Se solo prestassimo attenzione a queste sensazioni, a queste emozioni, riusciremmo a captare i messaggi provenienti non dalla mente razionale, ma da quella inconscia. Che - lo ripeto - è ciò da cui proveniamo e cui torneremo.
L'inconscio è una funzione sempre attiva, non solo di notte ma anche quando siamo desti. E diminuendo le difese e le tensioni diurne, adottando le tecniche di meditazione già dette, rilassandosi, riposandosi e concentrandosi sulla zona del respiro e del "tandem", possiamo arrivare a percepirne i messaggi... con enormi benefici, psicofisici e spirituali.
Non esiste soltanto un conscio, un subconscio e un inconscio, ma esiste anche un superconscio, uno stato di grande chiarezza e luminosità che si ottiene proprio attraverso la meditazione.
venerdì 29 novembre 2013
Il senso della laicità
Il sindaco di Ravenna, Fabrizio Matteucci, per celebrare la laicità della Repubblica, vorrebbe addobbare una piazza della città con i simboli del cattolicesimo, del giudaismo e dell'islam.
Idea balzana.
Io conosco almeno altre cento religioni. Quindi, o tutte o nessuna.
L'unico modo per essere laici non è quello di esporre i simboli di alcune o di tutte le religioni, ma di non esporne nessuno.
Idea balzana.
Io conosco almeno altre cento religioni. Quindi, o tutte o nessuna.
L'unico modo per essere laici non è quello di esporre i simboli di alcune o di tutte le religioni, ma di non esporne nessuno.
Il problema dell'aldilà
Di solito il problema dell'aldilà viene posto in termini secchi: o si crede in qualche religione che ce lo promette o si pensa che tutto finisca con la morte. Il presupposto di queste posizioni estreme è ritenere che l'esistenza di un io, di una coscienza, di un'anima, sia il bene massimo - quello a cui tutti aspiriamo. Chi non vorrebbe continuare a vivere in un altro pianeta o in un'altra dimensione?
C'è solo il buddhismo che mette in discussione questo assunto. La prima cosa che dice è che non esiste un'anima, un ego autonomo, a sé stante, perché tutti gli enti sono interdipendenti. Cioè, esistono non di per sé, ma come parti di un tutto. Non esiste un sé permanente.
Ma allora dopo la morte c'è il nulla? No, dice il Buddha, perché rimangono tendenze e predisposizioni karmiche che, affamate di vita come sono, finiscono per reincarnarsi. Insomma, anche se non c'è un sé permanente, esiste qualcosa che si reincarna. Dunque, il sé non sarà eterno, ma permane a lungo, attraverso varie esistenze.
Il problema per il Buddha è che questo sé non eterno, ma a lungo permanente, è sostanziato di sofferenza. Che lui vorrebbe eliminare. Perché solo eliminando il sé, si elimina la sofferenza.
Ma eliminare la sofferenza non significa buttar via il bambino con l'acqua sporca? Certo, se non c'è il sé, non ci sarà dolore. Ma a che serve, se finisce tutto? Non è meglio vivere con il dolore anziché non vivere affatto?
Però, attenzione: il Buddha è contrario tanto al nichilismo quanto all'eternalismo, che vede come ideologia contrapposte ed altrettanto sbagliate. Perché il Nirvana, da lui cercato, non è certo il nulla: rimane qualcosa. Che cosa? Qualcosa che la nostra mente non può concepire, perché "non è né un venire, né un andare, né uno star fermi, né un recedere, né uno scendere, né un salire". E comunque è qualcosa di "non-nato, non-divenuto, non-creato, non composto". Che cosa è?
Non si può dire, non si può pensare. Ma esiste.
Dunque, chi dice che dopo la vita non c'è nulla o che la fine del sé significa sparire nel nulla, o viceversa chi dice che tutto è eterno, si limita a non capire il problema. E continua ad applicare categorie mentali duali, contrapposte. Dovrebbe rendersi conto che è meglio lasciar perdere queste antinomie di una logica che non è in grado di comprendere l'aldilà. Sbaglia tanto chi dice che la vita è eterna, quanto chi dice che dopo la morte non c'è nulla. Meglio sospendere i giudizi e riorientare il problema a livello mentale.
La verità è che è sbagliata o insufficiente l'impostazione antinomica della domanda - e quindi le risposte sono sbagliate o insufficienti.
C'è solo il buddhismo che mette in discussione questo assunto. La prima cosa che dice è che non esiste un'anima, un ego autonomo, a sé stante, perché tutti gli enti sono interdipendenti. Cioè, esistono non di per sé, ma come parti di un tutto. Non esiste un sé permanente.
Ma allora dopo la morte c'è il nulla? No, dice il Buddha, perché rimangono tendenze e predisposizioni karmiche che, affamate di vita come sono, finiscono per reincarnarsi. Insomma, anche se non c'è un sé permanente, esiste qualcosa che si reincarna. Dunque, il sé non sarà eterno, ma permane a lungo, attraverso varie esistenze.
Il problema per il Buddha è che questo sé non eterno, ma a lungo permanente, è sostanziato di sofferenza. Che lui vorrebbe eliminare. Perché solo eliminando il sé, si elimina la sofferenza.
Ma eliminare la sofferenza non significa buttar via il bambino con l'acqua sporca? Certo, se non c'è il sé, non ci sarà dolore. Ma a che serve, se finisce tutto? Non è meglio vivere con il dolore anziché non vivere affatto?
Però, attenzione: il Buddha è contrario tanto al nichilismo quanto all'eternalismo, che vede come ideologia contrapposte ed altrettanto sbagliate. Perché il Nirvana, da lui cercato, non è certo il nulla: rimane qualcosa. Che cosa? Qualcosa che la nostra mente non può concepire, perché "non è né un venire, né un andare, né uno star fermi, né un recedere, né uno scendere, né un salire". E comunque è qualcosa di "non-nato, non-divenuto, non-creato, non composto". Che cosa è?
Non si può dire, non si può pensare. Ma esiste.
Dunque, chi dice che dopo la vita non c'è nulla o che la fine del sé significa sparire nel nulla, o viceversa chi dice che tutto è eterno, si limita a non capire il problema. E continua ad applicare categorie mentali duali, contrapposte. Dovrebbe rendersi conto che è meglio lasciar perdere queste antinomie di una logica che non è in grado di comprendere l'aldilà. Sbaglia tanto chi dice che la vita è eterna, quanto chi dice che dopo la morte non c'è nulla. Meglio sospendere i giudizi e riorientare il problema a livello mentale.
La verità è che è sbagliata o insufficiente l'impostazione antinomica della domanda - e quindi le risposte sono sbagliate o insufficienti.
giovedì 28 novembre 2013
Il viaggio dell'anima
C'è viaggio e viaggio. C'è un viaggio per arrivare da qualche parte e c'è un viaggio che consiste semplicemente nel procedere continuamente, nel cambiare continuamente, nell'evolversi continuamente. Questo è il viaggio della vita, che tutti, anche i pigri, sono costretti a compiere.
Già, nolenti o volenti, siamo tutti viaggiatori... anche se stiamo seduti su un cuscino.
Già, nolenti o volenti, siamo tutti viaggiatori... anche se stiamo seduti su un cuscino.
martedì 26 novembre 2013
Il Messia selvaggio
Inutilmente cerchiamo maestri che ci illuminino: non è così che funziona. Non c'è qualcuno che possa infonderci la luce. Al massimo i maestri possono indicarci la via, ma poi ognuno deve percorrerla da solo, perché ogni strada è personale. Il maestro zen Ikkyu Sojun (1394-1481) scriveva in una sua poesia:
"Dal principio del mondo
la verità non ha avuto maestri:
la si coglie da soli
per un guizzo spontaneo del cuore." [traduzione di Ornella Civardi]
Il Buddha stesso paragonava la sua dottrina ad una zattera che si utilizza quando si deve attraversare un fiume. Una volta giunti al di là, bisogna lasciarla perdere. In tal senso le tradizioni e i maestri, se rimaniamo ad attaccati ad essi, sono grandi trappole. Linji diceva: "Se incontri sulla tua strada il Buddha, uccidilo!" Anche Freud sarebbe stato d'accordo: per ottenere l'emancipazione, bisogna superare il legame di dipendenza dal padre.
Uccidiamo gli idoli, uccidiamo le religioni! Le strade non sono segnate una volta per sempre e non sono uguali per tutti. Ognuno deve aprirsi la sua. Finché cercheremo la verità altrove, non scopriremo mai che essa è in nostro potere.
Chiunque vede la propria natura e la natura del mondo è illuminato. Ma, per far questo, è necessario unire ad una grande ricettività una sana diffidenza per le fedi rivelate, tramandate e piovute dall'alto.
La capacità di vedere oltre gli ingannevoli aspetti fenomenici e le ideologie non è tanto una capacità intellettuale quanto una forza che nasce dall'introspezione, dall'intuizione e da una forte concentrazione sulla propria realtà interiore, al di là dei dualismi mentali e dei concetti pietrificati.
"Dal principio del mondo
la verità non ha avuto maestri:
la si coglie da soli
per un guizzo spontaneo del cuore." [traduzione di Ornella Civardi]
Il Buddha stesso paragonava la sua dottrina ad una zattera che si utilizza quando si deve attraversare un fiume. Una volta giunti al di là, bisogna lasciarla perdere. In tal senso le tradizioni e i maestri, se rimaniamo ad attaccati ad essi, sono grandi trappole. Linji diceva: "Se incontri sulla tua strada il Buddha, uccidilo!" Anche Freud sarebbe stato d'accordo: per ottenere l'emancipazione, bisogna superare il legame di dipendenza dal padre.
Uccidiamo gli idoli, uccidiamo le religioni! Le strade non sono segnate una volta per sempre e non sono uguali per tutti. Ognuno deve aprirsi la sua. Finché cercheremo la verità altrove, non scopriremo mai che essa è in nostro potere.
Chiunque vede la propria natura e la natura del mondo è illuminato. Ma, per far questo, è necessario unire ad una grande ricettività una sana diffidenza per le fedi rivelate, tramandate e piovute dall'alto.
La capacità di vedere oltre gli ingannevoli aspetti fenomenici e le ideologie non è tanto una capacità intellettuale quanto una forza che nasce dall'introspezione, dall'intuizione e da una forte concentrazione sulla propria realtà interiore, al di là dei dualismi mentali e dei concetti pietrificati.
domenica 24 novembre 2013
Il "motore di Dio"
Con il concetto di "meditazione" reifichiamo, semplifichiamo e riduciamo un processo di sviluppo mentale che è ben più complesso. Indichiamo in realtà lo sviluppo dell'essere umano, della sua esperienza e della sua consapevolezza che può prendere l'intera vita di un individuo e innumerevoli vite umane. Insomma, l'evoluzione dell'uomo non è cosa da poco e non è racchiudibile in formule schematiche. La meditazione è un sistema sintetico, abbreviato e concentrato di evoluzione. Risvegliarsi è uscire dal proprio bozzolo per diventare un'altra persona, talvolta un altro essere. Ecco perché non sempre è possibile giungere a risultati immediati e tangibili. La strada può essere lunga. Ma, una volta compiuto il primo passo, il seme è stato gettato; e prima o poi germoglierà. In questa vita o in altre.
Comunque, sentire l'esigenza di meditare è già il primo segno del risveglio, perché è sentire la limitazione del proprio stato di partenza, è avvertire la necessità di procedere oltre.
Parlo di uscire dal "bozzolo" perché mi riferisco al passaggio dalla pupa alla farfalla. La farfalla è l'evoluzione della pupa. Che cosa avrà provato al momento di trasformarsi? Che cosa avrà provato il primo pesce che ha sentito la necessità di uscire dall'acqua per trasformarsi in un altro essere? Che cosa prova ognuno di noi quando passa dall'infanzia all'adolescenza?
Questo processo inarrestabile è il motore della vita, il "motore di Dio". In tal senso, il "conservatore" è colui che più di tutti si oppone al movimento di evoluzione. Se Dio fosse stato un conservatore, l'essere non si sarebbe mai messo in divenire.
"Un tempo io fui già fanciullo e fanciulla,
arbusto, uccello e muto pesce che salta fuori dal mare"
Empedocle
Comunque, sentire l'esigenza di meditare è già il primo segno del risveglio, perché è sentire la limitazione del proprio stato di partenza, è avvertire la necessità di procedere oltre.
Parlo di uscire dal "bozzolo" perché mi riferisco al passaggio dalla pupa alla farfalla. La farfalla è l'evoluzione della pupa. Che cosa avrà provato al momento di trasformarsi? Che cosa avrà provato il primo pesce che ha sentito la necessità di uscire dall'acqua per trasformarsi in un altro essere? Che cosa prova ognuno di noi quando passa dall'infanzia all'adolescenza?
Questo processo inarrestabile è il motore della vita, il "motore di Dio". In tal senso, il "conservatore" è colui che più di tutti si oppone al movimento di evoluzione. Se Dio fosse stato un conservatore, l'essere non si sarebbe mai messo in divenire.
"Un tempo io fui già fanciullo e fanciulla,
arbusto, uccello e muto pesce che salta fuori dal mare"
Empedocle
giovedì 21 novembre 2013
Scalare la montagna
Non dobbiamo seguire una strada già tracciata da altri. Dobbiamo cercarne una nostra.
Al massimo possiamo utilizzare qualche chiodo, già lasciato dai precedenti scalatori, e a nostra volta possiamo aggiungerne di nuovi perché gli altri siano facilitati. Ma, alla fin fine, ognuno deve scalarsi la montagna da solo - e rischiare.
Al massimo possiamo utilizzare qualche chiodo, già lasciato dai precedenti scalatori, e a nostra volta possiamo aggiungerne di nuovi perché gli altri siano facilitati. Ma, alla fin fine, ognuno deve scalarsi la montagna da solo - e rischiare.
Che cos'è la religione?
Che cos'è la religione? Adorare qualche Dio mitologico o scoprire il senso della realtà?
Niente ci viene già dato. Il senso della realtà dobbiamo scoprircelo da soli.
Anzi, le religioni che si mettono in mezzo e che pretendono di servircene uno già confezionato, ci impediscono la nostra ricerca personale.
Niente ci viene già dato. Il senso della realtà dobbiamo scoprircelo da soli.
Anzi, le religioni che si mettono in mezzo e che pretendono di servircene uno già confezionato, ci impediscono la nostra ricerca personale.
Fede e realtà
Le religioni esaltano tanto la fede perché non possono provare nulla di quello che dicono.
La realtà non ha bisogno di fede.
La realtà non ha bisogno di fede.
martedì 19 novembre 2013
Pietra su pietra
Gesù a un certo punto, indicando il magnifico Tempio di Gerusalemme, dice: "Verrà un tempo in cui di tutto questo non rimarrà nemmeno una pietra!"
Allora dobbiamo dire la stessa cosa di tutte le chiese, per esempio della basilica di san Pietro. Verrà un tempo...
Siamo pronti ad accettare questa verità e a non cercare il sacro in edifici costruiti dagli uomini, ma nell'unico vero tempio - la nostra interiorità?
Allora dobbiamo dire la stessa cosa di tutte le chiese, per esempio della basilica di san Pietro. Verrà un tempo...
Siamo pronti ad accettare questa verità e a non cercare il sacro in edifici costruiti dagli uomini, ma nell'unico vero tempio - la nostra interiorità?
Il pellegrinaggio
La gente deve muoversi, va avanti e indietro, si sposta da un luogo all'altro: è un bisogno fisico, e ha l'illusione di cambiare.
Ma, quando si tratta di spiritualità o di religione, che senso ha recarsi nei "luoghi santi", fare un pellegrinaggio verso questa o quella chiesa, verso questo o quel convento? Si cercano soltanto emozioni e si rimane sempre alla superficie delle cose.
In questo campo, l'unico valido pellegrinaggio è quello verso le profondità di se stessi.
Recita un detto zen: "Fissando la luna nel cielo, non vedi la perla nella tua mano".
Ma, quando si tratta di spiritualità o di religione, che senso ha recarsi nei "luoghi santi", fare un pellegrinaggio verso questa o quella chiesa, verso questo o quel convento? Si cercano soltanto emozioni e si rimane sempre alla superficie delle cose.
In questo campo, l'unico valido pellegrinaggio è quello verso le profondità di se stessi.
Recita un detto zen: "Fissando la luna nel cielo, non vedi la perla nella tua mano".
Dio e il male
Perché Dio permette il male?
Perché è il Grande Vuoto, il Nulla, che tutto permette, che a tutto dà vita.
Volete che il Tutto non dia accesso al male? Il Tutto dà accesso alla malattia, alla violenza, alla morte, alla bellezza, alla nobiltà e a tutto il resto.
Tutto ciò che è possibile, Dio non può non permetterlo. Ecco perché non ha senso pregarlo di favorire qualcuno. Se lo facesse, diventerebbe piccolo piccolo e non sarebbe più il Tutto, ma un parziale Qualcosa.
Perché è il Grande Vuoto, il Nulla, che tutto permette, che a tutto dà vita.
Volete che il Tutto non dia accesso al male? Il Tutto dà accesso alla malattia, alla violenza, alla morte, alla bellezza, alla nobiltà e a tutto il resto.
Tutto ciò che è possibile, Dio non può non permetterlo. Ecco perché non ha senso pregarlo di favorire qualcuno. Se lo facesse, diventerebbe piccolo piccolo e non sarebbe più il Tutto, ma un parziale Qualcosa.
Paure immaginarie
Quando ci risveglieremo, sapremo che tutte le cose che ci terrorizzavano sono fondamentalmente vuote, immagini della nostra mente o semplici riflessi. Ricordiamoci l'aneddoto indiano dell'uomo cui parve di vedere, tra le ombre della sua camera, un serpente. Rimase tutta la notte sveglio, in preda al terrore. Poi, la mattina, alle prime luci dell'alba, si accorse che si trattava di una corda.
In Cina si racconta la storia dell'uomo che si recò a cena da un uomo potente. Al momento del brindisi gli parve di vedere nella sua coppa un serpente velenoso. Non avendo il coraggio di non brindare, bevve il vino. Poi tornò a casa e si sentì male: gli sembrò di essere stato avvelenato. Si sentiva ormai in fin di vita quando venne a fargli visita l'uomo potente che, saputo dell'accaduto, gli disse: "Ti sei sbagliato: non era un serpente, ma il riflesso di un arco appeso alla parete".
Il poveretto guarì all'istante.
In Cina si racconta la storia dell'uomo che si recò a cena da un uomo potente. Al momento del brindisi gli parve di vedere nella sua coppa un serpente velenoso. Non avendo il coraggio di non brindare, bevve il vino. Poi tornò a casa e si sentì male: gli sembrò di essere stato avvelenato. Si sentiva ormai in fin di vita quando venne a fargli visita l'uomo potente che, saputo dell'accaduto, gli disse: "Ti sei sbagliato: non era un serpente, ma il riflesso di un arco appeso alla parete".
Il poveretto guarì all'istante.
lunedì 18 novembre 2013
Cristo e Buddha
Il cristianesimo ti spinge ad occuparti degli altri per uscire dall'egocentrismo. Ma poi crede ad un ego immortale. È la contraddizione di fondo. Il buddhismo, invece, ti spinge a non considerare importante la sopravvivenza dell'ego, proprio per per farti superare il narcisismo primario.
Per il cristianesimo Dio si rivela nella storia. Il buddhismo, al contrario, ci insegna a uscire dalla storia.
Nel cristianesimo ci si rivolge ad un Dio-Altro. Per il buddhismo, ognuno è Buddha.
Nella preghiera cristiana ci si rivolge ad un Altro: c'è dunque un'esperienza dialogica. "A te grido!" Nella meditazione c'è una percezione del presente come momento assoluto.
Per il cristianesimo si tratta di riconoscere il proprio Padrone. Per il buddhismo si tratta di acquisire padronanza di sé.
Per il cristianesimo Dio si rivela nella storia. Il buddhismo, al contrario, ci insegna a uscire dalla storia.
Nel cristianesimo ci si rivolge ad un Dio-Altro. Per il buddhismo, ognuno è Buddha.
Nella preghiera cristiana ci si rivolge ad un Altro: c'è dunque un'esperienza dialogica. "A te grido!" Nella meditazione c'è una percezione del presente come momento assoluto.
Per il cristianesimo si tratta di riconoscere il proprio Padrone. Per il buddhismo si tratta di acquisire padronanza di sé.
I falsi profeti
E’ importante “non lasciarsi ingannare dai falsi messia e non lasciarsi paralizzare dalla paura”, ha detto Papa Francesco in piazza San Pietro. “Anche oggi infatti - ha spiegato il Santo Padre - ci sono falsi “salvatori”, che tentano di sostituirsi a Gesù: leader di questo mondo, santoni, anche stregoni, personaggi che vogliono attirare a sé le menti e i cuori, specialmente dei giovani”.
Questa storia dei "falsi messia" va avanti da duemila anni, partendo proprio dal Gesù evangelico. Ma, a ben vedere, la polemica inizia già dal Dio biblico, che è gelosissimo e invidioso degli altri Iddii.
Certo, la concorrenza è forte, e, per ogni messia o Dio, gli altri sono falsi. Non escludo che tra poco la Chiesa faccia degli spot, da mettere tra un formaggino e un assorbente: "Il nostro è l'autentico Messia: diffidate delle imitazioni". E poi potrebbe apporre un marchio Doc.
Questa storia dei "falsi messia" va avanti da duemila anni, partendo proprio dal Gesù evangelico. Ma, a ben vedere, la polemica inizia già dal Dio biblico, che è gelosissimo e invidioso degli altri Iddii.
Certo, la concorrenza è forte, e, per ogni messia o Dio, gli altri sono falsi. Non escludo che tra poco la Chiesa faccia degli spot, da mettere tra un formaggino e un assorbente: "Il nostro è l'autentico Messia: diffidate delle imitazioni". E poi potrebbe apporre un marchio Doc.
Gli idoli
Questi Iddii della fede sono tutti uguali, intolleranti e accentratori. Sono gelosi e sospettosi. Vogliono essere i Capi assoluti e pretendono ubbidienza cieca.
Siamo sicuri che non siamo immagini costruite sui despoti di duemila anni fa, nonché su quelli di oggi?
Siamo sicuri che non siamo immagini costruite sui despoti di duemila anni fa, nonché su quelli di oggi?
La resurrezione dei corpi
È vero che gli uomini hanno sete di eternità, e non vorrebbero mai morire. Ma diciamo la verità: vorrebbero l'eternità qui sulla Terra, non in un aldilà disincarnato.
Il cristianesimo lo sa e propone, come massima aspirazione generale, la resurrezione dei corpi.
Ma perché, allora, tanta fatica: vivere e poi morire, e poi rivivere? Forse perché non tutti ce la faranno? Si tratta allora di una selezione delle anime.
Il cristianesimo lo sa e propone, come massima aspirazione generale, la resurrezione dei corpi.
Ma perché, allora, tanta fatica: vivere e poi morire, e poi rivivere? Forse perché non tutti ce la faranno? Si tratta allora di una selezione delle anime.
Il vero amore
A rigore, quando si parla di vero amore, dovremmo citare soprattutto quello dei genitori verso i figli (e viceversa), perché non viziato dal secondo fine della ricompensa sessuale. Ma la natura è astuta - e fa in modo che chi ama abbia comunque una ricompensa sensuale.
C'è sempre una piacevolezza nell'amare, che si ripercuote sull'intero organismo.
Per poter parlare di "vero amore", si dovrebbe poter amare senza provare nessun piacere. Ma questo non è possibile. E, dunque, l'amore puro non esiste: è solo un nome che noi diamo al piacere, un meccanismo sapiente della natura - che sa quel che vuole.
C'è sempre una piacevolezza nell'amare, che si ripercuote sull'intero organismo.
Per poter parlare di "vero amore", si dovrebbe poter amare senza provare nessun piacere. Ma questo non è possibile. E, dunque, l'amore puro non esiste: è solo un nome che noi diamo al piacere, un meccanismo sapiente della natura - che sa quel che vuole.
Il rosario
Anche la pratica del rosario è una forma di meditazione (presente d'altronde in varie religioni). Però si tratta pur sempre di cercare la benevolenza di qualcuno, ritenuto potente e superiore.
In meditazione, invece, non ti devi schierare, intruppare o far parte di una Chiesa. Non devi professare alcun tipo di sottomissione, non devi sottoporti ad alcun rituale di iniziazione.
La spiritualità non è un club, non è una massoneria; tutti vi possono aderire. Ognuno può meditare anche senza credere in una religione o in un Dio. Non devi cercare una grazia da parte di un Potente. Devi soltanto cercare uno stato d'animo.
Raccogliti, cerca la pace, stai tranquillo, stai in silenzio, isolati, rilassati - questo è il punto di partenza.
In meditazione, invece, non ti devi schierare, intruppare o far parte di una Chiesa. Non devi professare alcun tipo di sottomissione, non devi sottoporti ad alcun rituale di iniziazione.
La spiritualità non è un club, non è una massoneria; tutti vi possono aderire. Ognuno può meditare anche senza credere in una religione o in un Dio. Non devi cercare una grazia da parte di un Potente. Devi soltanto cercare uno stato d'animo.
Raccogliti, cerca la pace, stai tranquillo, stai in silenzio, isolati, rilassati - questo è il punto di partenza.
domenica 17 novembre 2013
Il Dio Tavor
Notizia di oggi:: "in una scatoletta le 'pillole' della fede, ossia un'immagine della Divina Misericordia, un rosario da portare sempre con sé e un bugiardino con le istruzioni, il tutto in una confezione che somiglia a quella di un farmaco. L'idea dei seminaristi polacchi è stata sponsorizzata da Papa Francesco all'Angelus: 'Fa bene al cuore'..."
L'ho sempre detto che la fede cristiana non è nient'altro che un tranquillante. Dio come Tavor.
L'ho sempre detto che la fede cristiana non è nient'altro che un tranquillante. Dio come Tavor.
Pregare Dio
Si prega Dio per ottenere protezione e, finché va tutto bene, ci si sente sicuri e si crede. Ma quando le cose vanno male, allora, per giustificare la mancata protezione, si pensa a qualche nostro peccato, oppure si introduce l'idea del sacrificio.
Tutto, pur di non ammettere che quel Dio non ci protegge.
Tutto, pur di non ammettere che quel Dio non ci protegge.
Dio e bisogno di protezione
Come nei cani, anche nell'uomo l'istinto gregario porta a desiderare la presenza di un capo-branco, di qualcuno che guidi il gruppo e che stabilisca precise gerarchie.
Se non ci fosse questo istinto gregario, non ci sarebbe il bisogno di Dio.
Se non ci fosse questo istinto gregario, non ci sarebbe il bisogno di Dio.
sabato 16 novembre 2013
I padroni della vita
Diceva una vignetta: "Ma possiamo tollerare che uno muoia quando serva a lui?"
Questo è il punto: per le religioni "levantine" (ebraismo, cristianesimo ed islam), sul principio individuale prevale il principio collettivistico, comunitario, sociale. La vita non è mia, non deve servire a me, ma è della collettività. Non sono io che ne devo disporre, ma lo Stato, la Chiesa, il Padrone, Dio... tutti, tranne me!
Ecco perché queste religioni sono nemiche della democrazia e del libero arbitrio.
Questo è il punto: per le religioni "levantine" (ebraismo, cristianesimo ed islam), sul principio individuale prevale il principio collettivistico, comunitario, sociale. La vita non è mia, non deve servire a me, ma è della collettività. Non sono io che ne devo disporre, ma lo Stato, la Chiesa, il Padrone, Dio... tutti, tranne me!
Ecco perché queste religioni sono nemiche della democrazia e del libero arbitrio.
venerdì 15 novembre 2013
"Sii te stesso"
Chi dice questa frase presuppone che noi non siamo noi stessi. Ma, se non siamo noi stessi, chi siamo? Siamo altri, siamo parti di altri.
È evidente che è così, anche perché il nostro Dna è una ricombinazione di altri Dna. Nessuno dunque è se stesso... finché non si sceglie, finché non dice: "Bello o brutto, autentico o falso, questo sono io!"
in inglese:
"Be yourself!"
Who says this phrase implies that we are not ourselves. But, if we are not ourselves, who we are? We are others, we are parts of others.
It is clear that this is so, because our DNA is a recombination of other DNA. So no one is himself ... until you choose, until you say: "Good or bad, true or false, this is me!"
È evidente che è così, anche perché il nostro Dna è una ricombinazione di altri Dna. Nessuno dunque è se stesso... finché non si sceglie, finché non dice: "Bello o brutto, autentico o falso, questo sono io!"
in inglese:
"Be yourself!"
Who says this phrase implies that we are not ourselves. But, if we are not ourselves, who we are? We are others, we are parts of others.
It is clear that this is so, because our DNA is a recombination of other DNA. So no one is himself ... until you choose, until you say: "Good or bad, true or false, this is me!"
L'immortalità
Certo, molti dicono di credere nell'aldilà. Ma notiamo due cose: prima, nessuno è felice di morire; e, seconda, tutti lavoriamo accanitamente per allungarci la vita, fosse pure di un'ora o di un giorno. Diciamo la verità: sotto sotto, vorremmo rendere eterna questa vita.
Evidentemente, non ci fidiamo dell'aldilà.
in inglese:
Immortality
Of course, many say they believe in the afterlife. But note two things: first, no one is happy to die, and, second, we all work tirelessly to stretch out the life, not even an hour or a day. Let's face it: deep down, we would like to make eternal this life.
Obviously, we do not trust the afterlife.
Evidentemente, non ci fidiamo dell'aldilà.
in inglese:
Immortality
Of course, many say they believe in the afterlife. But note two things: first, no one is happy to die, and, second, we all work tirelessly to stretch out the life, not even an hour or a day. Let's face it: deep down, we would like to make eternal this life.
Obviously, we do not trust the afterlife.
"La verità vi renderà liberi"
Purtroppo questa frase la dicono molti che raccontano menzogne.
"La verità vi renderà liberi"... questo vuol dire che siamo schiavi. Ma schiavi di chi?
"La verità vi renderà liberi"... questo vuol dire che siamo schiavi. Ma schiavi di chi?
Santa idiozia
San Pier Damiano condannò la forchetta ritenendola "strumento del Diavolo". Infatti, la forchetta veniva dall'Oriente bizantino, considerato corrotto.
Ci sono parecchi santi che andrebbero de-santizzati.
Ci sono parecchi santi che andrebbero de-santizzati.
Secolarismo
Il cristianesimo ha umanizzato troppo Dio, fino a farne una caricatura magnificata dell'uomo.
Oggi, bisogna de-umanizzare la Trascendenza.
Oggi, bisogna de-umanizzare la Trascendenza.
La benedizione della donna
I regimi islamici repressivi vorrebbero tenere la donna sempre reclusa in casa, magari coperta con un lungo velo che la nasconda completamente.
Evidentemente sono consapevoli della natura rivoluzionaria dell' "eterno femminino".
Anche da noi è stato a lungo così. "Non fu l'uomo" dice san Paolo "a trasgredire per primo, ma la donna"... Per fortuna.
Evidentemente sono consapevoli della natura rivoluzionaria dell' "eterno femminino".
Anche da noi è stato a lungo così. "Non fu l'uomo" dice san Paolo "a trasgredire per primo, ma la donna"... Per fortuna.
"Avere santi in paradiso"
In questa espressione c'è tutta la mentalità "raccomandatizia" con cui il cattolico - ben consapevole della sostanziale arbitrarietà e ingiustizia del Gran Capo - considera non solo l'aldilà, ma anche l'aldiqua.
La fede cattolica in fondo si riduce a questo: che ci si salva solo se si hanno buone conoscenze - conoscenze altolocate.
La fede cattolica in fondo si riduce a questo: che ci si salva solo se si hanno buone conoscenze - conoscenze altolocate.
giovedì 14 novembre 2013
Lo Stato della Chiesa
Abituàti come siamo ad essere un popolo di cortigiani, che si delizia di monarchi, di corti e di cerimonie fastose, non ci accorgiamo nemmeno dell'assurdità di avere una Chiesa-Stato.
Sappiamo tutti com'è nato questo Stato: i Papi erano feudatari come gli altri, con possedimenti terrieri, eserciti, ricchezze, donne, amanti, figli e naturalmente lotte per il potere. Questi feudatari non erano migliori degli altri: facevano guerre, giustiziavano la gente, avevano una polizia e facevano pagare tasse. Con l'opposizione dello Stato-Chiesa all'unità d'Italia e con l'occupazione di Roma da parte dell'esercito italiano (breccia di Porta Pia), il Papa si offese e si rinchiuse nei suoi palazzi. E chi risanò questa "ferita"? Guarda caso, Benito Mussolini, che con i Patti Lateranensi restituì alla Chiesa uno Stato, lo Stato del Vaticano.
Un dittatore, che aveva soppresso la democrazia, si sentì in dovere di ridare un territorio alla Chiesa, in cambio s'intende dell'appoggio del cattolicesimo al fascismo. E la Chiesa fu fascista.
Ma la domanda resta? Perché una religione deve avere uno Stato? Forse era a questo cui mirava Gesù duemila anni fa - costruire uno Stato con un esercito, una polizia, una banca, le galere, i giudici e quant'altro? Pensava così che si sarebbe attuato meglio il Regno di Dio?
Ovviamente non era così. Ma i cattolici non ci pensano neanche più. Per loro la religione è questa, non l'altra - quella di Gesù.
Sappiamo tutti com'è nato questo Stato: i Papi erano feudatari come gli altri, con possedimenti terrieri, eserciti, ricchezze, donne, amanti, figli e naturalmente lotte per il potere. Questi feudatari non erano migliori degli altri: facevano guerre, giustiziavano la gente, avevano una polizia e facevano pagare tasse. Con l'opposizione dello Stato-Chiesa all'unità d'Italia e con l'occupazione di Roma da parte dell'esercito italiano (breccia di Porta Pia), il Papa si offese e si rinchiuse nei suoi palazzi. E chi risanò questa "ferita"? Guarda caso, Benito Mussolini, che con i Patti Lateranensi restituì alla Chiesa uno Stato, lo Stato del Vaticano.
Un dittatore, che aveva soppresso la democrazia, si sentì in dovere di ridare un territorio alla Chiesa, in cambio s'intende dell'appoggio del cattolicesimo al fascismo. E la Chiesa fu fascista.
Ma la domanda resta? Perché una religione deve avere uno Stato? Forse era a questo cui mirava Gesù duemila anni fa - costruire uno Stato con un esercito, una polizia, una banca, le galere, i giudici e quant'altro? Pensava così che si sarebbe attuato meglio il Regno di Dio?
Ovviamente non era così. Ma i cattolici non ci pensano neanche più. Per loro la religione è questa, non l'altra - quella di Gesù.
Essere presenti
In tutta l'incertezza in cui ci troviamo, l'unica cosa certa è che non scambieremmo mai questo nostro stato, questa nostra consapevolezza, con nient'altro. È come se fossimo aggrappati a uno scoglio in un mare in tempesta: chi lo lascerebbe?
Come diceva Robert E. Burton, "quello che è nel presente potrebbe non essere sempre meraviglioso, ma è sempre meraviglioso essere presenti."
Come diceva Robert E. Burton, "quello che è nel presente potrebbe non essere sempre meraviglioso, ma è sempre meraviglioso essere presenti."
La vita oltre la morte
Si può sempre discutere su che cosa sia la vita e che cosa la morte e su che cosa significhi essere vivo o essere morto. Di solito diciamo che uno è vivo finché respira; quando smette di respirare lo dichiariamo morto. "Qui" è la vita e "là" è la morte.
Ma le cose non sono così semplici. Innanzitutto, vita e morte sono compenetrate e complementari, al punto che la morte inizia nel momento in cui incomincia la vita. È dunque la vita che dà inizio alla morte o è la morte che apre un passaggio alla vita? E, quando muore la vita, perché diciamo che incomincia la morte? A rigor di logica, dovrebbe finire anche la morte. Quello che c'è dopo non è la morte: è qualcosa d'altro. Non è vita e non è morte: che cos'è?
Una volta un tizio andò a trovare il Buddha tenendo un passero in mano e gli domandò: "Dimmi se questo passero che ho in mano è vivo o è morto". Il Buddha si alzò, si mise sulla porta della capanna in cui alloggiava e rispose: "Dimmi tu: sto entrando o sto uscendo?"
Ma le cose non sono così semplici. Innanzitutto, vita e morte sono compenetrate e complementari, al punto che la morte inizia nel momento in cui incomincia la vita. È dunque la vita che dà inizio alla morte o è la morte che apre un passaggio alla vita? E, quando muore la vita, perché diciamo che incomincia la morte? A rigor di logica, dovrebbe finire anche la morte. Quello che c'è dopo non è la morte: è qualcosa d'altro. Non è vita e non è morte: che cos'è?
Una volta un tizio andò a trovare il Buddha tenendo un passero in mano e gli domandò: "Dimmi se questo passero che ho in mano è vivo o è morto". Il Buddha si alzò, si mise sulla porta della capanna in cui alloggiava e rispose: "Dimmi tu: sto entrando o sto uscendo?"
mercoledì 13 novembre 2013
Padre Pio
Stanno annunciando in televisione le repliche di uno sceneggiato su Padre Pio.
Ci mancava anche questo per aumentare l'oscurantismo generale... Come se non ci fosse già abbastanza Medioevo in Italia!
Ci mancava anche questo per aumentare l'oscurantismo generale... Come se non ci fosse già abbastanza Medioevo in Italia!
Tao Te Ching
"Muori senza morire e vivrai per sempre" dichiara il Tao Te Ching. Ossia, muori senza prima essere morto in vita, e allora avrai l'eternità.
L'eternità si conquista rimanendo sensibili, attenti, consapevoli e interessati fino alla fine. Ma, se sei già morto in vita, in che cosa vuoi sperare?
in inglese:
"Die without dying and you will live forever," says the TaoTe Ching. That is, if you die without first being dead in life, then you'll have eternity.
Eternity is conquered remaining sensitive, alert, aware and interested until the end. But, if you're already dead in life, what you hope for?
L'eternità si conquista rimanendo sensibili, attenti, consapevoli e interessati fino alla fine. Ma, se sei già morto in vita, in che cosa vuoi sperare?
in inglese:
"Die without dying and you will live forever," says the TaoTe Ching. That is, if you die without first being dead in life, then you'll have eternity.
Eternity is conquered remaining sensitive, alert, aware and interested until the end. But, if you're already dead in life, what you hope for?
martedì 12 novembre 2013
Tomismo
Quando san Tommaso, verso la fine della sua vita, ebbe una sorta di illuminazione definì tutte le sue opere come "paglia". Perché allora utilizzare argomenti che il loro stesso autore aveva sconfessato?
Eppure, ancora oggi, ci sono teologi che si ispirano ai suoi ragionamenti.
Eppure, ancora oggi, ci sono teologi che si ispirano ai suoi ragionamenti.
Cercare Dio
L'atteggiamento del fedele è il meno rispettoso verso ciò in cui dice di credere. Egli infatti crede di sapere e, quindi, non cerca più; in tal senso è molto più "povero di spirito" di chi si pone dubbi e interrogativi.
Cercare Dio è molto più vicino a Dio del credere in Dio.
in inglese:
Looking for God
The attitude of the faithful is the least respectful of what he says he believes. In fact, he thinks he knows and, therefore, no longer seeks; in this sense is much more "poor in spirit" of those who put doubts and questions.
Seeking God is closer to God's believing in God.
Cercare Dio è molto più vicino a Dio del credere in Dio.
in inglese:
Looking for God
The attitude of the faithful is the least respectful of what he says he believes. In fact, he thinks he knows and, therefore, no longer seeks; in this sense is much more "poor in spirit" of those who put doubts and questions.
Seeking God is closer to God's believing in God.
Ladri di fede
Papa Francesco condanna coloro che rubano alla Stato per regalare alla Chiesa.
Ma chi ha concepito la legge sull'otto per mille, con cui si estorcono soldi anche a chi non ha scelto di sovvenzionare la Chiesa, non ha fatto esattamente questo?
Ma chi ha concepito la legge sull'otto per mille, con cui si estorcono soldi anche a chi non ha scelto di sovvenzionare la Chiesa, non ha fatto esattamente questo?
lunedì 11 novembre 2013
Il koan della vita e della morte
Se la vita e la morte sono le due facce di una stessa medaglia, qual è questa medaglia? Ecco un magnifico koan.
Se c'è un quid che ora si presenta vivo e ora si presenta morto, qual è?
A questa domanda, non possiamo rispondere con le parole, che per loro natura sono duali. E lo stesso vale per i nostri concetti. Ma possiamo avvicinarci il più possibile, fino all'orlo... Poi ognuno deve buttarsi giù da solo.
C'è sempre un attimo in cui bisogna incominciare a volare con le proprie ali.
Se c'è un quid che ora si presenta vivo e ora si presenta morto, qual è?
A questa domanda, non possiamo rispondere con le parole, che per loro natura sono duali. E lo stesso vale per i nostri concetti. Ma possiamo avvicinarci il più possibile, fino all'orlo... Poi ognuno deve buttarsi giù da solo.
C'è sempre un attimo in cui bisogna incominciare a volare con le proprie ali.
Il tempo della vita
D'accordo, i soldi sono indispensabili in questo mondo dove tutto ha un prezzo - ma non sempre un valore. Teniamo presente, però, che in realtà il denaro rappresenta il tempo della nostra vita che abbiamo impiegato a guadagnarlo. E la cosa peggiore in questo mondo è sprecare il tempo della vita.
Il tempo va conservato per le cose che ci piacciono e ci motivano. Questa è la libertà. E, per essere il più possibile liberi, occorre condurre una vita sobria e semplice, sfrondando le attività inutili.
La vita è breve e ci scappa dalle mani: serve misura. Serve tener sempre d'occhio i prezzi e i valori. Non è questione di moralismo, ma di spreco di risorse.
Il tempo va conservato per le cose che ci piacciono e ci motivano. Questa è la libertà. E, per essere il più possibile liberi, occorre condurre una vita sobria e semplice, sfrondando le attività inutili.
La vita è breve e ci scappa dalle mani: serve misura. Serve tener sempre d'occhio i prezzi e i valori. Non è questione di moralismo, ma di spreco di risorse.
domenica 10 novembre 2013
Meditazioni superiori
Anche se ci mancano le parole, tutto sommato riusciamo a comprendere la complementarità di sentimenti come amore e odio. Nell'amore, infatti, sperimentiamo qualche volta improvvise eruzioni di odio e nell'odio improvvise comparse di amore o, se non altro, di interesse. Capiamo come sotto l'uno ci sia subito l'altro. E questo vale per tutti i sentimenti contrapposti e anche per i concetti etici come bene e male. Quante volte da un male nasce un bene e da un bene un male?
Ma per il rapporto essere/non-essere a che cosa possiamo fare riferimento? Ebbene, pensiamo alla musica o al parlare. Nel primo caso sperimentiamo concretamente il rapporto complementare e dialettico tra suono e silenzio, tra vuoto e pieno, tra pausa e note e così via. E anche nel parlare è lo stesso: le pause e i silenzi sono sì vuoti, ma vuoti pieni di significato, vuoti che consentono un significato.
È molto bello pensare che il rapporto essere/non-essere possa essere espresso con sensazioni e concetti di tipo musicale. Potremmo perfino dire che la complementarità essere/non-essere è una forma di musica o si svolge in modo analogo alla musica: un'armonia complessa di vuoti e di pieni, di vita e di morte.
Ed, ora, eccoci di fronte ad un'altra scoperta: la vita/morte come esperienza e concetto unico, la dimostrazione che fra i due non vi è separazione e che c'è una realtà superiore che supera i nostri limitati concetti dualistici.
Noi per esempio pensiamo che vita e morte siano contrapposti: dove c'è l'una non può esserci l'altra. Ma, se meditiamo un po', capiamo anche che non può esserci vita senza morte e morte senza vita. Dunque, le due si spalleggiano a vicenda: sembrano combattersi ed escludersi a vicenda, ma in realtà si sostengono a vicenda. Pensiamo allora al loro insieme: la vita/morte. Non ha più senso quindi domandarsi cosa ci sia dopo o prima della morte - c'è il tutto della vita/morte!
Esercitarsi a sentire e a pensare in questo modo: ecco una forma di meditazione cui non siamo abituati. Quando ci si affida al respiro per l'inizio della meditazione, sperimentiamo concretamente il rapporto pieno/vuoto, e addestriamoci ad andare al di là, a comprendere l'insieme.
Ma per il rapporto essere/non-essere a che cosa possiamo fare riferimento? Ebbene, pensiamo alla musica o al parlare. Nel primo caso sperimentiamo concretamente il rapporto complementare e dialettico tra suono e silenzio, tra vuoto e pieno, tra pausa e note e così via. E anche nel parlare è lo stesso: le pause e i silenzi sono sì vuoti, ma vuoti pieni di significato, vuoti che consentono un significato.
È molto bello pensare che il rapporto essere/non-essere possa essere espresso con sensazioni e concetti di tipo musicale. Potremmo perfino dire che la complementarità essere/non-essere è una forma di musica o si svolge in modo analogo alla musica: un'armonia complessa di vuoti e di pieni, di vita e di morte.
Ed, ora, eccoci di fronte ad un'altra scoperta: la vita/morte come esperienza e concetto unico, la dimostrazione che fra i due non vi è separazione e che c'è una realtà superiore che supera i nostri limitati concetti dualistici.
Noi per esempio pensiamo che vita e morte siano contrapposti: dove c'è l'una non può esserci l'altra. Ma, se meditiamo un po', capiamo anche che non può esserci vita senza morte e morte senza vita. Dunque, le due si spalleggiano a vicenda: sembrano combattersi ed escludersi a vicenda, ma in realtà si sostengono a vicenda. Pensiamo allora al loro insieme: la vita/morte. Non ha più senso quindi domandarsi cosa ci sia dopo o prima della morte - c'è il tutto della vita/morte!
Esercitarsi a sentire e a pensare in questo modo: ecco una forma di meditazione cui non siamo abituati. Quando ci si affida al respiro per l'inizio della meditazione, sperimentiamo concretamente il rapporto pieno/vuoto, e addestriamoci ad andare al di là, a comprendere l'insieme.
venerdì 8 novembre 2013
Le due saggezze
Esiste una saggezza "laica" che insegna a vivere nel mondo, evitando i danni maggiori. Ma il problema è il mondo.
Ecco perché esiste anche una saggezza spirituale che insegna a liberarsi dal mondo.
Esiste una saggezza che è moderazione, lucidità, calma, misura, sobrietà, equilibrio e prudenza. Ed esiste una saggezza che è rottura degli schemi, spontaneità, naturalezza, improvvisazione, coraggio di dire la verità (anche quando è scomoda), sovvertimento delle convenzioni, leggerezza, spirito e "follia".
L'una non esclude l'altra. O, almeno facciamo in modo che l'una non escluda l'altra. Non trasformiamoci né in santini della saggezza, né in pazzi furiosi che si autodistruggono. C'è un tempo per ogni cosa.
Ecco perché esiste anche una saggezza spirituale che insegna a liberarsi dal mondo.
Esiste una saggezza che è moderazione, lucidità, calma, misura, sobrietà, equilibrio e prudenza. Ed esiste una saggezza che è rottura degli schemi, spontaneità, naturalezza, improvvisazione, coraggio di dire la verità (anche quando è scomoda), sovvertimento delle convenzioni, leggerezza, spirito e "follia".
L'una non esclude l'altra. O, almeno facciamo in modo che l'una non escluda l'altra. Non trasformiamoci né in santini della saggezza, né in pazzi furiosi che si autodistruggono. C'è un tempo per ogni cosa.
mercoledì 6 novembre 2013
Conoscere se stessi
Certo, non ci si conosce mai completamente. Ma tra conoscere tutto e non conoscere niente, c'è una vasta gamma di possibilità.
A fondo, però, non si conosce nessuno, né se stessi, né gli altri.
Non possiamo conoscerci a fondo perché il nostro sé non è un ente isolato, ma è interconnesso con gli altri. E come potremmo conoscere tutti quanti?
"Per quanto tu possa camminare, non potrai mai trovare i confini dell'anima, tanto profondo è il suo logos"
Eraclito
A fondo, però, non si conosce nessuno, né se stessi, né gli altri.
Non possiamo conoscerci a fondo perché il nostro sé non è un ente isolato, ma è interconnesso con gli altri. E come potremmo conoscere tutti quanti?
"Per quanto tu possa camminare, non potrai mai trovare i confini dell'anima, tanto profondo è il suo logos"
Eraclito
martedì 5 novembre 2013
L'arresto mentale
Di arresto mentale si parla in tutte le tradizioni meditative, per esempio nelle Upanishad, negli Yogasutra di Patanjali e nel buddhismo. Nella Chandogya Upanishad si legge: "Quando si è profondamente addormentati in una calma totale, senza sogni, allora questo è l'atman; è l'immortalità, la felicità, il brahman".
Due sono gli elementi da sottolineare: la calma e il sonno profondo. Si parla di sonno profondo per indicare il sonno senza sogni, ossia il sonno in cui cessano tutti i pensieri. Per averne un'idea, si pensi ad un pisolino diurno, quando ci si addormenta per un po' e non si sogna. Il fatto di non sognare sottolinea che anche l'attività dell'inconscio (che è comunque una parte della mente) deve cessare. Ovviamente, è necessaria la calma.
La calma presuppone e rafforza l'assenza o il rallentamento dell'attività mentale. Quando infatti siamo agitati, siamo pieni di pensieri. Nel sonno senza sogni, come quello del pisolino, si raggiunge una grande calma e un arresto della mente; rimangono attive solo quelle parti del cervello che controllano le funzioni corporee.
In meditazione si tende ad uno stato analogo. Perché? Perché la mente umana, con la sua coscienza duale, pur essendo di fondamentale importanza, non è la realtà ultima - è una realtà fortemente limitata e condizionata. Inutile cercare la verità ultima con la mente, con la solita mente che elabora pensieri, sensazioni, reazioni e impulsi. Bisogna riuscire a entrare nella non-mente, ossia nel vuoto mentale. Lì è l'accesso.
Due sono gli elementi da sottolineare: la calma e il sonno profondo. Si parla di sonno profondo per indicare il sonno senza sogni, ossia il sonno in cui cessano tutti i pensieri. Per averne un'idea, si pensi ad un pisolino diurno, quando ci si addormenta per un po' e non si sogna. Il fatto di non sognare sottolinea che anche l'attività dell'inconscio (che è comunque una parte della mente) deve cessare. Ovviamente, è necessaria la calma.
La calma presuppone e rafforza l'assenza o il rallentamento dell'attività mentale. Quando infatti siamo agitati, siamo pieni di pensieri. Nel sonno senza sogni, come quello del pisolino, si raggiunge una grande calma e un arresto della mente; rimangono attive solo quelle parti del cervello che controllano le funzioni corporee.
In meditazione si tende ad uno stato analogo. Perché? Perché la mente umana, con la sua coscienza duale, pur essendo di fondamentale importanza, non è la realtà ultima - è una realtà fortemente limitata e condizionata. Inutile cercare la verità ultima con la mente, con la solita mente che elabora pensieri, sensazioni, reazioni e impulsi. Bisogna riuscire a entrare nella non-mente, ossia nel vuoto mentale. Lì è l'accesso.
lunedì 4 novembre 2013
Utilizzare la stanchezza
In tempi di crisi, può sembrare che la meditazione sia una pratica da accantonare, in quanto urgono problemi pratici. Niente di più sbagliato. La nostra società è più ansiogena che mai, e più ti preoccupi più stai male e meno combini.
La gente non sa rilassarsi, questo è il problema. Detto così, sembra una scemenza. Ma sotto questa frase c'è uno dei segreti della vita.
La vita, infatti, come la corrente elettrica, ha una propria tensione, che in tempi di crisi può diventare talmente forte da minare il corpo e la mente, facendoci perdere la salute. Più stress, più tensione; più tensione, meno salute, meno equilibrio, meno lucidità di mente e più problemi.
Come fare a uscirne, a riprendere in mano il bandolo della matassa? Riposandosi. Più ci si riposa, più migliora la salute psico-fisica, e più migliora la salute psico-fisica, più diventiamo lucidi e più riusciamo a risolvere i nostri problemi. Ma qui c'è un grosso scoglio. Noi siamo abituati a far tutto con uno sforzo di volontà. Invece, per rilassarsi, bisogna lasciar perdere ogni sforzo.
Più mi sforzo, più mi stresso. Non posso ottenere lo stato meditativo con uno sforzo di volontà: è un controsenso.
Com'è possibile allora "volere" il riposo? Sfruttando i cicli vitali (circadiani) che già ci offrono periodi di attivismo alternati a periodi di rilassamento.
Questo tipo di riposo può non aver niente a che fare con il riposo notturno, in cui la mente (inconscia) rimane comunque in azione con tutte le sue ansie e le sue preoccupazioni.
Il riposo meditativo di cui parliamo è un sono senza sogni, un sonno in cui la mente si ferma. Il vuoto della mente, la non-mente, è possibile. Noi possiamo appurarlo.
Dopo ogni pasto, per esempio, ci sono due periodi favorevoli, in cui il corpo e la mente si rilassano. Utilizziamoli fino in fondo. Saltiamo su questa barca che passa e mettiamoci comodi.
Utilizziamo la stanchezza come un saggio consiglio della natura, come un invito a lasciarsi andare.
La parola d'ordine dovrebbe essere "lasciar andare", "lasciar cadere", ma sono parole. Non possiamo lasciar cadere impegnandoci, concentrandoci e sforzando la volontà. Dobbiamo ottenere il riposo senza sforzare la volontà, altrimenti ricadiamo nello stess: questo è il paradosso.
Nel momento in cui sentiamo che l'organismo psico-fisico tende a mollare, tende a rilassarci, non contrastiamolo. Inseriamoci in questo andamento lasciandoci andare ancora di più, rallentando mente e corpo. Può darsi che ci si addormenti per un po'. Lasciamo pur stare. Ci accorgeremo che dormiremo senza sogni, senza immagini, senza pensieri - ecco un esempio di non-mente. Quando ci risveglieremo, saremo più freschi e lucidi di prima, molto più capaci di affrontare le sfide della vita.
La meditazione serve alla vita di tutti i giorni, tanto più nei momenti di crisi.
Però, nel riposo c'è anche la spiritualità. Non si parla, per esempio, di "riposo eterno"? Certo, è la morte, ma una morte in cui ci risvegliamo dal sogno della vita.
In meditazione, dobbiamo morire a noi stessi. E il sonno senza sogni, il rilassamento è quanto di più vicino ci sia a questo stato.
"Né Apollo sta sempre con l'arco teso"
Orazio, Odi
La gente non sa rilassarsi, questo è il problema. Detto così, sembra una scemenza. Ma sotto questa frase c'è uno dei segreti della vita.
La vita, infatti, come la corrente elettrica, ha una propria tensione, che in tempi di crisi può diventare talmente forte da minare il corpo e la mente, facendoci perdere la salute. Più stress, più tensione; più tensione, meno salute, meno equilibrio, meno lucidità di mente e più problemi.
Come fare a uscirne, a riprendere in mano il bandolo della matassa? Riposandosi. Più ci si riposa, più migliora la salute psico-fisica, e più migliora la salute psico-fisica, più diventiamo lucidi e più riusciamo a risolvere i nostri problemi. Ma qui c'è un grosso scoglio. Noi siamo abituati a far tutto con uno sforzo di volontà. Invece, per rilassarsi, bisogna lasciar perdere ogni sforzo.
Più mi sforzo, più mi stresso. Non posso ottenere lo stato meditativo con uno sforzo di volontà: è un controsenso.
Com'è possibile allora "volere" il riposo? Sfruttando i cicli vitali (circadiani) che già ci offrono periodi di attivismo alternati a periodi di rilassamento.
Questo tipo di riposo può non aver niente a che fare con il riposo notturno, in cui la mente (inconscia) rimane comunque in azione con tutte le sue ansie e le sue preoccupazioni.
Il riposo meditativo di cui parliamo è un sono senza sogni, un sonno in cui la mente si ferma. Il vuoto della mente, la non-mente, è possibile. Noi possiamo appurarlo.
Dopo ogni pasto, per esempio, ci sono due periodi favorevoli, in cui il corpo e la mente si rilassano. Utilizziamoli fino in fondo. Saltiamo su questa barca che passa e mettiamoci comodi.
Utilizziamo la stanchezza come un saggio consiglio della natura, come un invito a lasciarsi andare.
La parola d'ordine dovrebbe essere "lasciar andare", "lasciar cadere", ma sono parole. Non possiamo lasciar cadere impegnandoci, concentrandoci e sforzando la volontà. Dobbiamo ottenere il riposo senza sforzare la volontà, altrimenti ricadiamo nello stess: questo è il paradosso.
Nel momento in cui sentiamo che l'organismo psico-fisico tende a mollare, tende a rilassarci, non contrastiamolo. Inseriamoci in questo andamento lasciandoci andare ancora di più, rallentando mente e corpo. Può darsi che ci si addormenti per un po'. Lasciamo pur stare. Ci accorgeremo che dormiremo senza sogni, senza immagini, senza pensieri - ecco un esempio di non-mente. Quando ci risveglieremo, saremo più freschi e lucidi di prima, molto più capaci di affrontare le sfide della vita.
La meditazione serve alla vita di tutti i giorni, tanto più nei momenti di crisi.
Però, nel riposo c'è anche la spiritualità. Non si parla, per esempio, di "riposo eterno"? Certo, è la morte, ma una morte in cui ci risvegliamo dal sogno della vita.
In meditazione, dobbiamo morire a noi stessi. E il sonno senza sogni, il rilassamento è quanto di più vicino ci sia a questo stato.
"Né Apollo sta sempre con l'arco teso"
Orazio, Odi
domenica 3 novembre 2013
Missione impossibile
Pare che la Chiesa, con Papa Francesco, sia molto impegnata a salvare se stessa dalla corruzione e dallo sfacelo morale.
Malinconica fine per una istituzione che pretendeva di salvare il mondo.
Malinconica fine per una istituzione che pretendeva di salvare il mondo.
venerdì 1 novembre 2013
Santi e saggi
Oggi è la festa di Ognissanti.
Che brutto giorno quello in cui furono preferiti i santi ai saggi.
I santi sono campioni di squilibrio e di fanatismo, i saggi di equilibrio e di buon senso.
Quando si istituirà la festa di Ognissaggi, quello sarà un mondo migliore.
Che brutto giorno quello in cui furono preferiti i santi ai saggi.
I santi sono campioni di squilibrio e di fanatismo, i saggi di equilibrio e di buon senso.
Quando si istituirà la festa di Ognissaggi, quello sarà un mondo migliore.
Taoismo, buddhismo e cristianesimo
Quando il buddhismo arrivò in Cina fu considerato una setta del taoismo. Ma ben presto ci si accorse delle differenze: mentre i taoisti cercavano un corpo immortale, i buddhisti tendevano a liberarsi di tutte le forme corporee; mentre i taoisti riducevano al minimo la respirazione e cercavano di agire sulla circolazione e sulla trasformazione del respiro interiore per ottenere la longevità e l'immortalità, i buddhisti cercavano il controllo della respirazione e il distacco dalle funzioni corporee - e non erano interessati all'immortalità del corpo.
I taoisti ricorrevano a pratiche alchemiche e a metodi per rafforzare l'energia interiore che avevano lo scopo di rendere il corpo immortale. Una volta ottenuto questo risultato, erano convinti di potersi innalzare fino al cielo e di vivere per sempre.
Queste idee ci ricordano quelle del cristianesimo, non solo nell'ascesa al cielo di Gesù, ma anche nella fede sulla resurrezione e dunque sull'immortalità dei corpi.
San Paolo e i primi cristiani credevano proprio che un bel giorno sarebbe arrivato Gesù e che tutti si sarebbero innalzati al cielo. "Ecco, io vi annuncio un mistero" scrive san Paolo nella prima lettera ai Corinzi: "non tutti, certo, moriremo, ma tutti saremo trasformati, in un istante, in un batter d'occhio, al suono dell'ultima tromba; suonerà infatti la tromba e i morti risorgeranno incorrotti e noi saremo trasformati."
Naturalmente si tratta di leggende, di favole e di miti; ma anche nei miti si trova un fondo di verità. In fondo l'ideale dei taoisti e dei cristiani è quello puerile di tutti gli uomini: non morire mai o, per lo meno, ricuperare un giorno il proprio corpo, reso finalmente incorruttibile e immortale.
Un bel sogno, non c'è che dire. Rovinato da un particolare: che tutti dobbiamo morire, spesso dopo una vecchiaia che ci distrugge a poco a poco il corpo e la mente. Ma la speranza è l'ultima a morire ed ecco allora l'idea di un corpo almeno spirituale e perfetto.
Solo il buddhismo afferma che anche questa è una pretesa infantile e che la liberazione finale è proprio il distacco non solo dal proprio corpo ma anche dal proprio io. Chi avrà visto più lontano?
I taoisti ricorrevano a pratiche alchemiche e a metodi per rafforzare l'energia interiore che avevano lo scopo di rendere il corpo immortale. Una volta ottenuto questo risultato, erano convinti di potersi innalzare fino al cielo e di vivere per sempre.
Queste idee ci ricordano quelle del cristianesimo, non solo nell'ascesa al cielo di Gesù, ma anche nella fede sulla resurrezione e dunque sull'immortalità dei corpi.
San Paolo e i primi cristiani credevano proprio che un bel giorno sarebbe arrivato Gesù e che tutti si sarebbero innalzati al cielo. "Ecco, io vi annuncio un mistero" scrive san Paolo nella prima lettera ai Corinzi: "non tutti, certo, moriremo, ma tutti saremo trasformati, in un istante, in un batter d'occhio, al suono dell'ultima tromba; suonerà infatti la tromba e i morti risorgeranno incorrotti e noi saremo trasformati."
Naturalmente si tratta di leggende, di favole e di miti; ma anche nei miti si trova un fondo di verità. In fondo l'ideale dei taoisti e dei cristiani è quello puerile di tutti gli uomini: non morire mai o, per lo meno, ricuperare un giorno il proprio corpo, reso finalmente incorruttibile e immortale.
Un bel sogno, non c'è che dire. Rovinato da un particolare: che tutti dobbiamo morire, spesso dopo una vecchiaia che ci distrugge a poco a poco il corpo e la mente. Ma la speranza è l'ultima a morire ed ecco allora l'idea di un corpo almeno spirituale e perfetto.
Solo il buddhismo afferma che anche questa è una pretesa infantile e che la liberazione finale è proprio il distacco non solo dal proprio corpo ma anche dal proprio io. Chi avrà visto più lontano?
giovedì 31 ottobre 2013
La laicità della Turchia
Dunque, la Turchia ha abbandonato il principio di laicità e per la prima volta quattro donne si sono presentate in Parlamento con il velo islamico.
Sei notazioni:
1) Non si tratta di una questione religiosa, ma di un mezzo per utilizzare la religione come strumento di pressione e di raccolta del consenso: infatti è il partito del premier Erdogan che, per ottenere voti, decide di revocare il divieto di indossare il velo negli edifici pubblici .
2) Le religioni, come al solito, si prestano volentieri ad essere strumentalizzate, perché il potere politico le ricompensa con prebende e appoggi economici.
3) Le religioni sono pezzi di antichità che minano le democrazie ed hanno il cuore rivolto alle dittature e ai sistemi totalitari. E, in questo senso, nessuna è migliore delle altre.
4) Purtroppo le donne, nonostante il femminismo, sono sempre l'avanguardia della sottomissione politico-religiosa. Che ce l'abbiano nel Dna?
5) I simboli religiosi (veli, crocifissi, ecc.) non sono per niente aspetti folcloristici, ma quasi l'essenza stessa delle religioni.
5) Di questo passo, la Turchia diventerà come l'Iran... grazie a Dio.
Sei notazioni:
1) Non si tratta di una questione religiosa, ma di un mezzo per utilizzare la religione come strumento di pressione e di raccolta del consenso: infatti è il partito del premier Erdogan che, per ottenere voti, decide di revocare il divieto di indossare il velo negli edifici pubblici .
2) Le religioni, come al solito, si prestano volentieri ad essere strumentalizzate, perché il potere politico le ricompensa con prebende e appoggi economici.
3) Le religioni sono pezzi di antichità che minano le democrazie ed hanno il cuore rivolto alle dittature e ai sistemi totalitari. E, in questo senso, nessuna è migliore delle altre.
4) Purtroppo le donne, nonostante il femminismo, sono sempre l'avanguardia della sottomissione politico-religiosa. Che ce l'abbiano nel Dna?
5) I simboli religiosi (veli, crocifissi, ecc.) non sono per niente aspetti folcloristici, ma quasi l'essenza stessa delle religioni.
5) Di questo passo, la Turchia diventerà come l'Iran... grazie a Dio.
Yoga della mente
"Solo ciò che è finito, non ha fine" scrive Friedrich Hebbel.
In effetti, solo il finito mi permette di pensare all'infinito, e viceversa. Siamo nel dualismo, nel loop dei concetti contrapposti: yang e yin.
Siamo capaci di pensare il finito-infinito o l'infinito-finito? Solo in tal caso, intuiamo qualcosa.
Dobbiamo esercitarsi a pensare in questo modo, ai limiti del paradosso, ai limiti della mente umana, se vogliamo comprendere la realtà uscendo dalle trappole del dualismo mentale. Prima di applicare la nostra limitata logica ai grandi problemi, dobbiamo essere capaci di pensare con una mente superiore. Anche la matematica ha superato le tre-quattro dimensioni e ormai ragiona in termini di dieci-undici. Ma noi, con la nostra logica, siamo ancora al balbettìo dell'infante. E vorremmo parlare di Dio...!
In effetti, solo il finito mi permette di pensare all'infinito, e viceversa. Siamo nel dualismo, nel loop dei concetti contrapposti: yang e yin.
Siamo capaci di pensare il finito-infinito o l'infinito-finito? Solo in tal caso, intuiamo qualcosa.
Dobbiamo esercitarsi a pensare in questo modo, ai limiti del paradosso, ai limiti della mente umana, se vogliamo comprendere la realtà uscendo dalle trappole del dualismo mentale. Prima di applicare la nostra limitata logica ai grandi problemi, dobbiamo essere capaci di pensare con una mente superiore. Anche la matematica ha superato le tre-quattro dimensioni e ormai ragiona in termini di dieci-undici. Ma noi, con la nostra logica, siamo ancora al balbettìo dell'infante. E vorremmo parlare di Dio...!
mercoledì 30 ottobre 2013
Amare gli altri
A Gesù che predicava: "Ama il prossimo tuo come te stesso" un tizio, che aveva scarsa stima di sé, rispose: "Se amassi il prossimo come me stesso, non gliene verrebbe niente di buono".
Ecco perché è necessario, prima di tutto, conoscere e stimare se stessi.
... E nel caso in cui uno stimi troppo se stesso?
Be', un narcisista il prossimo neanche lo vede: ha un ego così grande che non vede nessun altro oltre a se stesso.
Ecco perché è necessario, prima di tutto, conoscere e stimare se stessi.
... E nel caso in cui uno stimi troppo se stesso?
Be', un narcisista il prossimo neanche lo vede: ha un ego così grande che non vede nessun altro oltre a se stesso.
L'argomento ontologico
Se Dio è l'Essere perfetto, non può non avere l'attributo dell'esistenza: così argomentava sant'Anselmo d'Aosta.
Ma siamo sicuri che l'esistenza sia il massimo della perfezione? A me sembra una cosa abborracciata.
Se proprio vogliamo usare la logica, il Non-essere precede l'Essere. Il Nulla è perfetto, l'Essere un po' di meno.
"Poiché Dio ha creato il mondo dal nulla, il nulla vi occupa sempre il posto più alto"
Friedrich Hebbel
Ma siamo sicuri che l'esistenza sia il massimo della perfezione? A me sembra una cosa abborracciata.
Se proprio vogliamo usare la logica, il Non-essere precede l'Essere. Il Nulla è perfetto, l'Essere un po' di meno.
"Poiché Dio ha creato il mondo dal nulla, il nulla vi occupa sempre il posto più alto"
Friedrich Hebbel
martedì 29 ottobre 2013
Siamo liberi?
Se esiste un Dio etico, un Dio del bene e del male, noi non siamo molto liberi.
Abbiamo una sola scelta.
Troppo poco.
Abbiamo una sola scelta.
Troppo poco.
I "follower" del Papa
Il Papa ha raggiunto su Twitter dieci milioni di "follower". Però, dalle statistiche risulta che i cattolici nel mondo siano più di 1 miliardo.
Mancano dunque all'appello 990 milioni.
Se fossi il Papa, mi preoccuperei.
Mancano dunque all'appello 990 milioni.
Se fossi il Papa, mi preoccuperei.
lunedì 28 ottobre 2013
Il flusso del karma
Il senso della continuità delle esistenze può far parte delle nostre esperienze se solo consideriamo che ognuno di noi nasce da un flusso di vite che risalgono alla notte dei tempi. Ognuno di noi è qui perché ci sono state tante esistenze prima di lui, perché ci sono state tante "reincarnazioni"... comprese quelle degli animali, degli insetti, dei pesci, dei batteri, eccetera eccetera. Tante forme di vita si sono passate il testimone per giungere qui... a ciascuno di noi. Non sono io che mi sono reincarnato, ma qualcosa si è reincarnato innumerevoli volte per dar vita al mio io, a questo uomo che può dire: "Io sono".
Nonostante le differenze, ogni essere è tutti gli esseri che lo hanno preceduto, ogni essere è tutti gli esseri, ogni essere è l'essere - un essere che contiene già in sé la coscienza come elemento fondamentale.
Il karma non è nient'altro che la continuità delle esistenze, una continuità che fa sì che io occupi un posto e non un altro, che io abbia un destino e non un altro.
Ci sono naturalmente tante linee evolutive, come in un fiume ci sono tante correnti e tanti mulinelli. Ma tutti fanno parte di un unico flusso d'acqua.
Quando si dice che il Buddha ottenne, con l'illuminazione, la conoscenza delle vite anteriori, si dice questo. Ma chiunque può ottenerla, solo che ci pensi un attimo.
"Noi non abbiamo troppo intelletto e troppa poca anima, ma troppo poco intelletto nelle cose dell'anima"
Robert Musil
Nonostante le differenze, ogni essere è tutti gli esseri che lo hanno preceduto, ogni essere è tutti gli esseri, ogni essere è l'essere - un essere che contiene già in sé la coscienza come elemento fondamentale.
Il karma non è nient'altro che la continuità delle esistenze, una continuità che fa sì che io occupi un posto e non un altro, che io abbia un destino e non un altro.
Ci sono naturalmente tante linee evolutive, come in un fiume ci sono tante correnti e tanti mulinelli. Ma tutti fanno parte di un unico flusso d'acqua.
Quando si dice che il Buddha ottenne, con l'illuminazione, la conoscenza delle vite anteriori, si dice questo. Ma chiunque può ottenerla, solo che ci pensi un attimo.
"Noi non abbiamo troppo intelletto e troppa poca anima, ma troppo poco intelletto nelle cose dell'anima"
Robert Musil
domenica 27 ottobre 2013
Amor vincit omnia
Noi abbiamo un'idea zuccherosa e unilaterale dell'amore: crediamo che si tratti di una forza rivolta al bene, all'unione, all'armonia, alla costruzione, alla tenerezza, alla compassione... E non è sbagliato. Ma è solo la metà di questa immensa forza. Perché esiste anche l'amore per il male, per la divisione, per il contrasto, per la distruzione, per la durezza, per l'egocentrismo...
Crediamo che la passione per il comando, per il potere, per la supremazia, per il denaro, per la trasgressione, per il sesso sfrenato o "deviato", per il successo, per gli onori, per il rischio, per la violenza, ecc., non sia una delle tante forme dell'amore? Non si parla anche di "amor di sé" o di "libidine del potere"?
Impariamo dunque a guardare bene, e rivediamo le nostre idee sul bene e sul male.
"Se l'amore è la primissima tra le passioni, è perché le blandisce tutte"
Honoré de Balzac
Crediamo che la passione per il comando, per il potere, per la supremazia, per il denaro, per la trasgressione, per il sesso sfrenato o "deviato", per il successo, per gli onori, per il rischio, per la violenza, ecc., non sia una delle tante forme dell'amore? Non si parla anche di "amor di sé" o di "libidine del potere"?
Impariamo dunque a guardare bene, e rivediamo le nostre idee sul bene e sul male.
"Se l'amore è la primissima tra le passioni, è perché le blandisce tutte"
Honoré de Balzac
L'energia divina
L'idea che esista un Dio che se ne sta "in cielo", al di sopra del cosmo, è ancora un vecchio modo di vedere legato alle antiche concezioni pagane degli dei. Il fedele prega Dio credendolo lassù, in alto, al di sopra di sé e del mondo, in un aldilà. L'uomo è "aldiqua" e Dio è "aldilà": tipico dualismo mentale, come se "aldiqua" e "aldilà" fossero separati e distinti. Ma si tratta di due facce di un'unica medaglia.
Che cosa c'era prima che Dio "creasse" il mondo? Ovviamente, niente. Il Non-essere. Perché lo spazio e il tempo non esistevano. Non c'era un Dio che se ne stava solo soletto. E, adesso, non esiste un "cielo" al di sopra del mondo, perché non c'è un al di là o un al di fuori del cosmo.
Dio è Energia evolutiva che non è separata dal cosmo, ma che ne è il motore.
Perfino il mito cristiano lo dice chiaramente. Dio entra nel mondo per sacrificarsi e morire. Muore nel senso che si scioglie nel mondo; è il cosmo, è l'universo intero, al di fuori del quale non c'è nulla.
Quindi non ha più senso pregare un Dio in cielo. Alla preghiera va sostituita la meditazione, come capacità di scoprire in sé questa Energia evolutiva, come capacità del "frammento" divino di riscoprire il Tutto, ovvero il Divino che è dappertutto.
Sollevate una pietra, dice il Vangelo di Tomaso, e là troverete Dio; spezzate un pezzo di legno, e là è Dio. Più chiaro di così...
Che cosa c'era prima che Dio "creasse" il mondo? Ovviamente, niente. Il Non-essere. Perché lo spazio e il tempo non esistevano. Non c'era un Dio che se ne stava solo soletto. E, adesso, non esiste un "cielo" al di sopra del mondo, perché non c'è un al di là o un al di fuori del cosmo.
Dio è Energia evolutiva che non è separata dal cosmo, ma che ne è il motore.
Perfino il mito cristiano lo dice chiaramente. Dio entra nel mondo per sacrificarsi e morire. Muore nel senso che si scioglie nel mondo; è il cosmo, è l'universo intero, al di fuori del quale non c'è nulla.
Quindi non ha più senso pregare un Dio in cielo. Alla preghiera va sostituita la meditazione, come capacità di scoprire in sé questa Energia evolutiva, come capacità del "frammento" divino di riscoprire il Tutto, ovvero il Divino che è dappertutto.
Sollevate una pietra, dice il Vangelo di Tomaso, e là troverete Dio; spezzate un pezzo di legno, e là è Dio. Più chiaro di così...
venerdì 25 ottobre 2013
Sondaggi e governanti
Quando un politico non ha niente in testa, quando non ha nessun valore, si affida ai sondaggi. C'è una vignetta di Sergio Staino in cui un centurione romano domanda a Ponzio Pilato: "Chi liberiamo? Gesù o Barabba?" E il governatore risponde: "Che dicono i sondaggi?"
Sembra una battuta, ma non lo è. In realtà Ponzio Pilato non aveva niente in testa, non aveva nessun valore, non capiva niente né di Gesù né di Barabba. Per lui erano individui incomprensibili, due estranei: l'uno valeva l'altro. E quando domandò al popolo di Gerusalemme: "Chi volete, voi, che io liberi?" eseguì, con i metodi di allora, proprio un sondaggio.
Sembra una battuta, ma non lo è. In realtà Ponzio Pilato non aveva niente in testa, non aveva nessun valore, non capiva niente né di Gesù né di Barabba. Per lui erano individui incomprensibili, due estranei: l'uno valeva l'altro. E quando domandò al popolo di Gerusalemme: "Chi volete, voi, che io liberi?" eseguì, con i metodi di allora, proprio un sondaggio.
Le Tavole della Legge
C'è sempre qualcuno che pretende che il bene e il male siano stabiliti una volta per tutte e che siano incisi nella pietra - i comandamenti "divini". Sono i moralisti, sono i conformisti, sono i fascisti, sono i tradizionalisti che si oppongono all'autonomia e al libero arbitrio.
C'è sempre qualcuno che vorrebbe imporre una camicia di forza a tutti, disconoscendo gravemente le differenze individuali.
C'è sempre qualcuno che pretende che Dio sia il bene assoluto e che un bel giorno trionferà sul male.
C'è sempre qualcuno che non capisce che bene e male, non sono valori a se stanti, ma sono complementari, come le due facce di una stessa medaglia.
E dunque si continua a biascicare di bene e di male, di morale naturale e di valori assoluti, nonché di un Dio che avrebbe creato il cosmo standosene distaccato in cielo, mentre quaggiù si ruba, si truffa, si violenta e ci si fa la guerra, senza giungere mai neppure a una parvenza di pace.
C'è sempre qualcuno che ha la mente confusa - e la nostra filosofia gliela confonde ancora di più.
C'è sempre qualcuno che vorrebbe imporre una camicia di forza a tutti, disconoscendo gravemente le differenze individuali.
C'è sempre qualcuno che pretende che Dio sia il bene assoluto e che un bel giorno trionferà sul male.
C'è sempre qualcuno che non capisce che bene e male, non sono valori a se stanti, ma sono complementari, come le due facce di una stessa medaglia.
E dunque si continua a biascicare di bene e di male, di morale naturale e di valori assoluti, nonché di un Dio che avrebbe creato il cosmo standosene distaccato in cielo, mentre quaggiù si ruba, si truffa, si violenta e ci si fa la guerra, senza giungere mai neppure a una parvenza di pace.
C'è sempre qualcuno che ha la mente confusa - e la nostra filosofia gliela confonde ancora di più.
Filosofia e saggezza
La filosofia è entrata in crisi quando si è separata dalla saggezza, quando ha smesso di essere norma pratica di vita ed è diventata semplice analisi logica. E, poiché i suoi teoremi, a differenza di quelli della scienza, non possono essere dimostrati, sono risultati inutili, semplici giochi di pensiero.
Però, gli antichi filosofi pensavano ai problemi del mondo non solo con un intento conoscitivo, ma anche con l'intento di aiutare gli uomini a vivere giorno per giorno, in tutti i campi della loro esperienza. Una filosofia che non ci dica come dobbiamo comportarci nelle varie sfide dell'esistenza non serve a nulla.
Caro filosofo, forse sei capace di pensare. Ma sei capace di non pensare? E non ti rendi conto che tutti i problemi del mondo, compresi quelli della filosofia, derivano da un uso distorto della ragione e, quindi, anche da un suo uso eccessivo?
Però, gli antichi filosofi pensavano ai problemi del mondo non solo con un intento conoscitivo, ma anche con l'intento di aiutare gli uomini a vivere giorno per giorno, in tutti i campi della loro esperienza. Una filosofia che non ci dica come dobbiamo comportarci nelle varie sfide dell'esistenza non serve a nulla.
Caro filosofo, forse sei capace di pensare. Ma sei capace di non pensare? E non ti rendi conto che tutti i problemi del mondo, compresi quelli della filosofia, derivano da un uso distorto della ragione e, quindi, anche da un suo uso eccessivo?
giovedì 24 ottobre 2013
L'animale sociale
Certamente l'uomo è un animale sociale - ma di una società in cui tutti competono e lottano l'uno contro l'altro.
Rapporti intimi
In fondo, il sesso significa, per gli uomini, introdurre una parte di sé nel corpo di un altro e, per le donne, accogliere nel proprio corpo una parte di un altro.
Estremo tentativo di connessione, cui la natura fa corrispondere il concepimento di un terzo essere.
Per queste connessioni, la password è "amore".
Estremo tentativo di connessione, cui la natura fa corrispondere il concepimento di un terzo essere.
Per queste connessioni, la password è "amore".
Le difficoltà dell'amore
Amare una persona che non si conosce o che si conosce poco è relativamente facile. Ma amare una persona che si è conosciuta, nel bene e nel male, nei pregi e nei difetti, è molto più difficile.
Preti mafiosi
Un prete nel messinese invita i fedeli a pregare per Totò Cuffaro, l'ex governatore della Sicilia condannato a sette anni per aver favorito la mafia.
I preti mafiosi e i preti fascisti sono la perfetta espressione dell'anima totalitaria della Chiesa cattolica. Che purtroppo ha influenzato a lungo l'anima italiana. Altrimenti, come avrebbero potuto prosperare un Mussolini o un Berlusconi?
In fondo, per questa gente, Dio non è nient'altro che il Grande Mafioso, il Boss del boss.
I preti mafiosi e i preti fascisti sono la perfetta espressione dell'anima totalitaria della Chiesa cattolica. Che purtroppo ha influenzato a lungo l'anima italiana. Altrimenti, come avrebbero potuto prosperare un Mussolini o un Berlusconi?
In fondo, per questa gente, Dio non è nient'altro che il Grande Mafioso, il Boss del boss.
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