Se volete il Dio della pace, dovete prendervi anche il Dio della guerra; se volete il Dio della misericordia, dovete prendervi anche il Dio della violenza; se volete il Dio dell'amore, dovete prendervi anche il Dio dell'odio... Non c'è via d'uscita. Tutto ciò che entra in questo mondo non può che essere duale. Anche l' "altro mondo, che è solo l'altra faccia di questo mondo, non può che prevedere paradisi e inferni, salvezze e perdizioni, premi e castighi. Non c'è via d'uscita.
Ogni incarnazione del Divino è una degradazione del Divino, che dalla sua originale Unità si scinde in innumerevoli coppie di opposti. Piacere-dolore, bene-male, essere-non essere, vita-morte, ecc. Non c'è modo di sfuggire alla trappola del conflitto e della contrapposizione.
Naturalmente questo dualismo è ciò che la mente umana pensa e contribuisce a creare (e potremmo domandarci se fosse possibile una diversa evoluzione, se il contrasto non fosse già presente nella Mente originaria; di sicuro, se una unità si scinde, si frammenta e si espande, finisce per creare coppie di opposti).
... A meno che non si smetta di concettualizzare, a meno che non ci si renda conto dell'intero meccanismo. Dopo aver tanto pensato, già questo sarebbe un risultato formidabile.
Ma i piccoli esseri umani, con le loro religioni e le loro filosofie, con le loro menti primitive, sono ancora impregnati di dualismo, sono tutti presi dalla competizione e dalla lotta. E non sono capaci nemmeno per un attimo di astrarsi da questo mondo per concepire e contribuire a creare qualcosa di meglio. Eppure, questa è la prima delle meditazioni.
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