I presepi natalizi, con il bue, l’asinello,
gli angeli, i re Magi, i pastori e la stella cometa, ci dicono che abbiamo a
che fare con semplici favole. La realtà è che nessuno si accorse mai di questa
coppia che partorì il figlio in condizioni disagiate, nessuno sapeva chi
fossero. Forse c’era la stalla, ma di certo non c’era altro. Le favole sulla
natività furono introdotte per abbellire in qualche modo una nascita oscura.
Favole che ci rivelano lo spirito con cui furono interpolati i Vangeli, che
mescolarono qualche dato storico con fantasie di ogni tipo. Lo scopo di questi
racconti non era infatti quello di fornire dati reali, ma di costruire un mito.
Tante altre cose, come le genealogie e le citazioni bibliche, furono costruite
a posteriori per dare un certo senso agli avvenimenti. Il Vangelo di Marco, il
meno “adattato”, non riporta niente di tutto questo.
Se
queste sono le radici del cristianesimo, è chiaro che si tratta di radici
debolissime che possono sempre essere messe in discussione.
Ma
che importanza ha? In fondo, il successo di questa religione dimostra proprio
la forza del mito, non della realtà. Dimostra che la forza fantastica della
mente ha sempre la meglio su ogni altro dato… nel bene e nel male.
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