Il dolore nella vita è inevitabile, ma la mente che vorrebbe evitarlo lo ingigantisce. In realtà, la maggior parte della sofferenza è di natura mentale e consiste nello sforzo di evitare il dolore e di cercare una sicurezza impossibile. Se riuscissimo a vedere la realtà così com'è, senza aspettative e senza immaginazioni, senza pensieri e senza parole, accettando sia la gioia sia il dolore, momento per momento, non solo vedremmo le cose con chiarezza, ma soffriremmo di meno.
La comprensione è il fondamento di tutto, e ci permette di utilizzare non una mente divisa, separata dall'esperienza e tesa, ma una mente ben più vasta, che è aperta ad ogni avvenimento e che è più vicina alla natura della realtà.
La sospensione della mente abituale, che di fatto è l'abbandono dell'illusione di essere un io diviso, un io solitario che decide da sé il proprio destino, ci porta ad un'apertura mentale, ad un'ampiezza di visione, che ci fa distendere e ci apre enormi potenzialità. Molti uomini di genio hanno confermato che le idee migliori le hanno avute quando la rigida razionalità taceva e la loro mente era silenziosa, come sospesa.
In effetti quando ci sediamo in silenzio e non pretendiamo di controllare noi stessi e il mondo, quando non ci poniamo obiettivi particolari, quando siamo rilassati, diventiamo più distesi, gioiosi e ispirati. Siamo soprattutto aperti a ciò che è, alla realtà, a quella mente di fondo che si sente ed è parte del tutto.
Non abbiamo neppure più paura della morte, perché ci rendiamo conto che la morte è un ritorno a quella sorgente da cui hanno origine anche la nascita e la vita.
Dicevano i maestri zen cinesi: "Se vuoi vederlo, guardalo; se lo pensi, lo hai già perduto".
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