Quando il cielo è coperto dalle nuvole, non possiamo vedere il sole. Ma il sole è sempre lì, e, se le nuvole vengono spazzate via dal vento, ecco che ricompare.
Fuor di metafora, questa è la situazione del Sé, ossia della sorgente che cerchiamo. È sempre presente, pur essendo oscurata dalle nuvole delle varie attività mentali. Se sospendiamo queste attività, la sorgente risplende di nuovo.
Ora, la meditazione formale (stare seduti, seguire il respiro, ripetere un mantra, ecc.), essendo un prodotto di uno sforzo della mente, non è in grado di vedere la sorgente. La sua stessa attività la nasconde. Che fare allora?
Bisogna rivolgere l'attenzione non all'ego, non alle attività mentali, ma ricercare direttamente il Sè. Il Sé è il sole sempre presente, le nuvole sono le attività mentali basate sull'ego. Tolte le nuvole, il Sé risplende di nuovo.
Non si tratta, però, di pensare il Sé, ma di esperirlo - un'attività che è più simile ad un ricordare o ad un risvegliarsi da un sogno. Quando uscite da un sogno, vi rendete conto che la realtà è un'altra e ve ne ricordate immediatamente.
Questo risvegliarsi, questo ricordare qualcosa di dimenticato, significa diventare consapevoli. Si diventa consapevoli, da una parte, di non essere quel vecchio io e, dall'altra parte, di quale sia la nostra vera natura.
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