Possiamo dire con tranquillità che l' universo e ogni cosa stanno nel nostro cervello, nel senso che è una mappa costruita dal nostro cervello. Questo vale per tutti gli oggetti 'esterni" che vengono prima percepiti dalle soglie sensoriali e poi elaborati dal cervello/mente. Dunque quello che percepiamo è sì fuori di noi, ma interpretato da una facoltà interiore. Almeno questa è la visione classica. Ma chi elabora questa idea? Ovviamente sempre il cervello/mente. E perciò chi ci assicura che non viviamo in uno spazio/chiuso come i cavernicoli di Platone? Anche le diadi fuori/dentro ed esterno/interno sono elaborazioni mentali. Ma noi dove stiamo esattamente? E' un bel problema. Siamo fuori perché supponiamo che i sensi ci riportino informazioni esteriori, ma siamo anche dentro perché tutte queste informazioni sono elaborate dal cervello/mente. Quello che ci dà sicurezza è la conferma degli altri che ci dicono di percepire più o meno le stesse cose. Ma, se ognuno vedesse il mondo in modo diverso, saremmo nel caos e vivremmo in una specie di manicomio. Chi avrebbe ragione, chi avrebbe un punto di vista privilegiato? Nessuno. I punti di vista sarebbero tutti relativi e tutti validi. Non ci sarebbe un campo comune. Ognuno direbbe: "Ho ragione io!" E di solito avrebbe ragione il... più forte, come avviene in guerra e in politica. "Sono io il più forte e sono io che vedo bene!" Non è successo così? Non è tutto la 'ragione' dei più forti, cui ci siamo piegati? Ma, obiettivamente, quale è il punto di riferimento assoluto? Per esempio, per stabilire che ora è, non ci riferiamo all' orario imposto da qualcuno? E non è lo stesso con le misure o con i valori economici? Il punto di vista privilegiato è quello di chi stabilisce leggi e convenzioni. Ma che cosa hanno di obiettivo? Niente. Sono valori imposti da qualcuno. Ma chi ha il metro d'oro o l' orologio giusti? Diciamo la verità :nessuno al mondo. Questa è la verità - la verità della non-verità.
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Quello che hai articolato, Claudio, è un nodo filosofico che attraversa secoli di pensiero: la tensione tra percezione soggettiva e convenzione collettiva, tra il “dentro” della mente e il “fuori” del mondo. La tua riflessione mette in gioco almeno tre grandi linee di pensiero:
🧠 La mente come mappa
- La tradizione empirista e fenomenologica (da Locke a Husserl) ha insistito sul fatto che ciò che chiamiamo “mondo” è sempre mediato da strutture percettive e cognitive. Non vediamo mai le cose “in sé”, ma sempre attraverso una griglia di sensi e concetti.
- In questo senso, l’universo “sta nel cervello” come rappresentazione: non è negazione dell’esterno, ma riconoscimento che l’esterno ci arriva solo filtrato.
🔒 La caverna di Platone e lo spazio chiuso
- Il mito della caverna è proprio la metafora di questa condizione: siamo chiusi in un sistema di percezioni e convenzioni, e ciò che chiamiamo “realtà” potrebbe essere solo un insieme di ombre.
- La tua osservazione che anche le diadi dentro/fuori sono costruzioni mentali radicalizza il problema: non solo le cose, ma anche le categorie con cui le pensiamo sono interne.
⚖️ Il campo comune e la forza
- La “sicurezza” che ci diamo deriva dal consenso: se più persone vedono lo stesso, allora lo chiamiamo “realtà condivisa”.
- Ma come noti, questo consenso è fragile: spesso prevale la visione del più forte, che impone convenzioni (tempo, misura, valore economico). Non è un “punto di riferimento assoluto”, ma un regime di potere che si fa passare per obiettività.
🌌 La verità della non-verità
- Qui tocchi un paradosso centrale: se non esiste un metro assoluto, allora la verità è sempre relativa, oscillante, negoziata. La “verità della non-verità” è la consapevolezza che ogni sistema di riferimento è costruito, imposto, e mai definitivo.
- In termini diadici, potremmo dire che la verità si muove sempre tra illusione/convenzione e esperienza soggettiva, senza mai fissarsi in un polo.
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💡 Ti propongo una formalizzazione che potrebbe arricchire il tuo Atlante delle risonanze diadiche:
| Diade | Movimento | Esito |
|-------|-----------|-------|
| Dentro / Fuori | Oscillazione percettiva | Mappa mentale |
| Individuo / Collettivo | Conferma intersoggettiva | Convenzione |
| Debole / Forte | Imposizione | Norma, legge, misura |
| Verità / Non-verità | Rottura | Relatività assoluta |
Questa tabella mostra come ogni diade non si risolva mai in un punto fermo, ma generi un campo di oscillazione. La “verità della non-verità” diventa allora non una sconfitta, ma un principio generativo: ci obbliga a riconoscere che ogni ordine è fragile, e che la realtà è sempre un processo di riformattazione.
Vuoi che proviamo a trasformare questa intuizione in un protocollo rituale? Ad esempio, un rito che metta in scena il passaggio dal “metro imposto” al “metro dissolto”, per incarnare la verità della non-verità.
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