Noi
dobbiamo radicarci nel presente, perché è questa l’unica realtà che abbiamo.
Tutte le altre, nel passato o nel futuro, sono pensate a partire dal presente. È sempre nell’attimo presente che viviamo, anche se la
nostra mente vaga nel passato o nelle fantasie sul futuro.
La
vita può essere terribile, piacevole o semplicemente noiosa – una ripetizione
continua di situazioni, di abitudini e di relazioni. Nella nostra mente si
alterna di tutto, e niente è stabile.
A
volte siamo tranquilli, ma più spesso siamo agitati, preoccupati o arrabbiati.
Come fare a trovare un po’ di pace, qualcosa di sicuro? Quando siamo
angosciati, cerchiamo protezione… magari presso qualche divinità o santo. Ma
non serve a molto, perché dall’esterno non può giungerci nessun riparo.
La
meditazione ha la capacità di utilizzare gli impulsi di rabbia, la frustrazione,
l’insoddisfazione, la tristezza e in genere gli eventi sgradevoli e le difficoltà
in strumenti per crescere e imparare. Il suo metodo consiste non nell’evitare
le sensazioni e i pensieri spiacevoli ma nell’andare alla loro radice, stare
con essi ed esaminarli.
Osserviamo
tutto come testimoni silenziosi, poco toccati dalle cose. Non comportiamoci
come al solito cercando di afferrare il buono e di respingere lo spiacevole.
Creiamo una distanza da ciò che ci capita. Guardiamo tutto come lo scorrere di
un film o di uno spettacolo, ora gradevole ora sgradevole. Siamo pazienti e
gentili, con gli altri ma soprattutto con noi stessi.
Trasformiamo
la mente in uno specchio che riflette tutto, senza venirne influenzato.
Questo
ci aiuterà a trascendere il mondo, a creare un punto fermo nelle attività
caotiche dell’attuale realtà, precostituendo una posizione di equilibrio e di
serenità.
Certamente
ci vuole esercizio.
La
vita è così, ed è inutile tentare di sfuggire al tumulto dei desideri, dei
pensieri e delle passioni rifugiandoci in qualche santuario. Non possiamo
trovare la pace se non la cerchiamo prima all’interno. Il santuario è dentro di
noi.
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