Guardandoci
intorno, ci sentiamo orgogliosi di essere degli individui dotati di
auto-coscienza. Abbiamo fatto tanta fatica per arrivarci...! Ma pensiamo un po’
a cosa ci è costato. Siamo usciti da uno stato che era infinito e ci siamo
rinchiusi in un corpo, in una mente e in una coscienza finiti, abbiamo perso il
contatto con tutto il resto e siamo destinati a scomparire. L’illimitato si è
limitato. Non è da qui che nascono tutti i nostri problemi?
Il
fatto è che l’individuo che è emerso da questa faticosa operazione non solo non
è felice e si sente sempre privo di qualcosa, ma è limitato nel tempo e nello
spazio. In quanto tale, l’individuo dura poco ed è effimero, contingente. La
farfalla vive un giorno mentre l’uomo vive ottanta o cento anni – ma la
sostanza non cambia.
Che
cosa fare allora? Ritornare indietro sarà possibile solo con l’immancabile
morte. Nell’attesa, l’unica cosa che possiamo fare è sfruttare quello strumento
straordinario che ci è stato dato: la consapevolezza.
Consapevoli,
però, che anche questa scomparirà.
Siamo
come il pesce che per un attimo ha fatto un balzo sopra l’oceano, contemplando
un mondo alieno. Pochi istanti o pochi anni – non cambia nulla. La vita non è
in nostro potere. La forza che ci ha fatto fare il balzo è anche la
stessa che ci farà precipitare.
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