sabato 25 settembre 2021

Il vortice dell'io

 

A volte ci sentiamo dei semidei, pieni di forza e capaci di grandi imprese; altre volte ci sentiamo depressi, brutti e incapaci di tutto. Sono gli alti e i bassi della vita basata sull’ego. Ma c’è un’altra possibilità, non più basata né sull’esaltazione né sull’avvilimento.

Quando siamo calmi e presenti - senza aspettative, senza voglia di giudicare, senza desiderio di dare voti o di definire - in fondo non pensiamo neppure al nostro io. L’ego ci sarà, ma non sporge eccessivamente a causa del nostro auto-giudizio, positivo o negativo.

La scomparsa o l’attenuazione del senso dell’io non significa andare verso il suo annullamento, ma evitare giudizi, concetti e valutazioni, trovando un nuovo spazio di manovra. Prima di sputare sentenze, prima di dire “io sono” o “io sono questo o quello”, io sono… molto più liberamente, spontaneamente e felicemente. E, a pensarci bene, forse non sono affatto. Chi lo sa cosa c’era il momento prima che pensassi al “mio” io?

Forse non c’era proprio nessuno, c’era un vuoto, perché anche il senso dell’io è intermittente. Quando non pensavo all’io, c’era un senso dell’essere del tutto naturale e rilassato, non il senso dell’io abituale, che diventa un’ossessione, una sfida, una rigidità dolorosa.
       Quando per esempio ci domandiamo che fine farà il nostro io dopo la morte, o quando vogliamo valutarci in rapporto agli altri o alle esigenze sociali, ce ne facciamo davvero un’ossessione, una fissazione, e l’io fa male, molto male. Diventiamo egocentrici, nel bene o nel male.

C’è un’altra possibilità – di essere un io-senza-io. Essere un non-io che non ha bisogno (per essere) di confinarsi in giudizi. In tal modo ci liberiamo dall’io egocentrico, e non per questo finiamo nel nulla. Il vuoto originale che c’era prima è perfettamente compatibile con la vita, ed anzi funziona molto meglio.

Infatti ci sono molti altri momenti in cui viviamo bene senza l’ossessione dell’io, per esempio quando siamo assorbiti in qualcosa di piacevole, dal guardare un film che ci piace al fare l’amore.

Ed è questo cui alludiamo con la morte o la trascendenza dell’io. Non sparire nel nulla, ma liberarsi di una corazza rigida e dolorosa.

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