Vorrei
che si capisse bene la differenza: un conto è un Dio che se ne sta separato in
un Iperuranio o chissà dove, e un altro conto è un Dio che è presente in ogni cosa e
quindi anche in ognuno di noi. Il primo non può che essere pregato, così come
si pregano i potenti di questo mondo quando si vuole da essi qualche grazia o
qualche protezione. Il secondo è la nostra stessa essenza che va riscoperta e liberata dalle sovrastrutture limitanti.
Per mobilitare questo secondo Dio non
servono preghiere, rituali, offerte, parole, ceri, culti, rinunce o sacrifici.
Serve essere consapevoli della sua presenza in noi, ponendo la mente a riposo.
L’ignorante cerca Dio al di fuori di
sé, in un “luogo” esterno. Il saggio lo cerca in sé, come Sé.