La coscienza nasce inconsapevolmente:
questo è il paradosso. Senza che noi abbiamo deciso nulla, un giorno diventiamo
coscienti e diciamo “io sono”. Ma da dove viene questa consapevolezza?
Succede così anche con il corpo, che è
cibo trasformato. Senza cibo, non ci sarebbe corpo. E proprio lì un bel giorno
appare la coscienza. Non si può dire né che scegliamo né che decidiamo nulla.
Però, una cosa è certa: che senza cibo non ci sarebbero né il corpo né la
coscienza. E, quando smetteremo di mangiare, scompariranno entrambi.
Il tutto sembra un gioco di prestigio e
noi siamo un po’ attori, un po’ spettatori e un po’ autori. Sì, perché ciò che
ci appare – il mondo intero – dipende dalla nostra mente, che non è una
semplice spettatrice, ma anche colei che proietta e inventa l’intero scenario.
Senza di lei, dove finisce il mondo?
Il mondo è uno spettacolo che creiamo
noi stessi. E tutto è provvisorio, instabile e mutevole. Ecco perché nessuna
esperienza può essere piena e soddisfacente. Viviamo un sogno, viviamo un’illusione.
La stessa esperienza di essere non ha consistenza.
Se cerchiamo la consistenza, la
continuità e la permanenza non possiamo trovarla in un sogno evanescente. Ma
prima e dopo.
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