mercoledì 26 agosto 2020

L'infinito

 

Forse non riflettiamo abbastanza sulla parola “infinito”. In realtà non c’è niente nella nostra realtà che possa essere definito “infinito”. Tutto ciò che vediamo è limitato, tutto ha una fine. Lo stesso universo, che è enorme, non è infinito. Tutto ciò che vediamo è finito e avrà una fine.

In un attimo (o in qualche anno o in qualche millennio) si passa da uno stato di presenza ad uno stato di assenza, e viceversa. Le cose compaiono e poi scompaiono. Così come in un attimo si passa dallo stato di veglia allo stato di sonno o dalla vita alla morte e viceversa. Questa inconsistenza e impermanenza è lo statuto del nostro mondo. Essere inseriti in uno spazio e in un tempo significa essere destinati a cambiare continuamente e infine a sparire.

Il monte Everest un tempo era il fondo del mare, poi è stato spinto in alto e infine diventerà una pianura e scomparirà. Lo stesso avviene per tutte le cose: emergono per un certo tempo, fanno il loro percorso e poi scompaiono.

Ma da dove vengono e dove vanno?

Lasciando stare le mitologie e le religioni, con i loro fantastici Iddii (che nessuno vede), sappiamo che le cose emergono da un fondo indistinto e poi vi ritornano. Non c’è nessuno che le crei – emergono spontaneamente.

Per quel che ne sappiamo, tutto è evanescente, tranne questo fondo, questa specie di deposito, che è la base di ogni cosa.

Per noi che viviamo al massimo cento anni, ha poco senso attaccarci al corpo e al nostro ego cosciente. Sappiamo come finiranno.

Potremmo definire questo fondo un nulla… ma anche un tutto. Ed è l’unico infinito. È al di là del tempo e dello spazio, ed è percepibile solo se abbandoniamo in meditazione la nostra volontà di essere, la nostra sete di vita, i nostri pensieri, i nostri desideri, le nostre conoscenze e i nostri attaccamenti. Questo è il nulla/tutto che ci attende. E non è poco… è il vero stato infinito.

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